Titolo originale: Li Chun
Regia: Chang Wei Gu
Cast: Jiang Wenli, Wang Cailing, Wu Guohua, Zhou Yu, Li Guangjie
Sceneggiatura: Li Qiang
Nazione: Cina
Durata: 105'
Sinossi
Wang Cai Ling è una famosa cantante di una cittadina del nord della Cina. Ma la sua vera passione è insolita per l'epoca in cui vive: l'Opera occidentale. La gente non la capisce, ma Wang Cai Ling crede fermamente che ci sia un posto per lei a Pechino. Tutte le volte che si reca là, continua a ripetere che presto ci andrà a lavorare: ha infatti scambiato i risparmi di una vita con un hukou (una carta di residenza permanente emessa a Pechino). La sua vita privata è costellata da persone che vi entrano e vi escono: un operaio che la ama e che lei disprezza, un pittore frustrato e idealista che non ricambia il suo amore, un insegnante di danza che preferisce stare in prigione, una ragazza disposta a imbrogliare chiunque pur di cantare alla tv nazionale.
Regista
Nato nel 1957, Gu Changwei ha studiato alla Beijing Film Academy. Insieme con i suoi compagni Zhang Yimou, Chen Kaige e Tian Zhuangzhuang, fa parte della rinomata Quinta Generazione che ha rivoluzionato il cinema cinese. Leggendario direttore della fotografia, i suoi lavori includono Ba wang bie ji (Addio mia concubina, 1993) di Chen Kaige, Hong gao liang (Sorgo Rosso, 1987) di Zhang Yimou e Yangguang Canlan de Rizi (Giorni di sole cocente, 1994) di Jiang Wen. Hollywood si accorge del suo talento e lavora con Robert Altman per The Gingerbread Man (Conflitto d'interessi, 1998) e con Anthony Drazan per Hurlyburly (Bugie, baci, bambole e bastardi - Hurlyburly, 1998). Nel 1993 Gu realizza il suo primo film Kong que (Peacock), che vince l'Orso d'argento al Festival di Berlino. Li Chun (And The Spring Comes) è la sua seconda opera.
(C.S.)
E' uscito in poche copie il 4 febbraio in Cina.
Si tratta di un dramma in forma di parabola che ricorda il miglior cinema partorito dalle menti della quinta generazione cinese (quello dello Zhang Yimou dei bei tempi, in primis): intimista, sociologico, politico, allegorico. Con una straordinaria protagonista (Jiang Wenli, compagna del regista, premiata per la sua performance come migliore attrice alla seconda edizione della Festa del Cinema di Roma) che, sullo sfondo della fine della rivoluzione culturale, lotta per affermarsi attraverso l'arte e rifuggire così il dolore di non sentirsi accettata (il suo aspetto fisico sgradevole, il suo amore viscerale per la lirica - incomprensibile ai più - e la sua emancipazione non le attirano le simpatie della gente) dal microcosmo retrogrado e conformista che la circonda. Alla fine solo l'adozione di una bambina che rischia l'emarginazione potrebbe regalarle un po' di felicità. E' un nuovo inizio carico di aspettative, che però faticheranno a realizzarsi, come suggerisce il finale splendidamente pessimista, in poche preziose inquadrature che ribadiscono il sistema di ruoli nella società di un'umanità allergica all'altro da sé.
Un film dolente e misurato. Da tenere d'occhio.