Da Korea Film Fest
Il popolare scrittore Lee Joon-sup riceve la notizia della morte della madre ultraottantenne. Si reca quindi al villaggio natale per ottemperare ai suoi doveri di figlio maggiore e celebrare il rituale funerario. La cerimonia riunisce la numerosa e dispersa famiglia di Joon-sup, che egli ha reso famosa attraverso i suoi libri autobiografici. Piccoli e grandi conflitti sopiti s’esarcebano sotto gli occhi di una reporter che s’è infiltrata tra i familiari. Una commedia drammatica che permette a Im di documentare minuzionsamente i rituali del funerale tradizionale coreano.
"Ha un gran valore documentaristico per quanto riguarda usi e costumi coreani" (Ho Hyun-chan), "Un nuovo, sebbene non ancora riconosciuto vertice della carriera cinematorgrafica di Im Kwon-taek" (Kim Young-jin)
Festival è stata finora considerata un’opera minore nella filmografia stellare del regista Im Kwon-taek, e in un certo senso, questa valutazione può essere corretta. L’illuminazione raggiunta nei suoi film dagli anni 80 in poi, il micro o macroscopico esame delle tragedie nazionali nel corso della storia coreana, la capacità di portare alla luce il prodotto della collisione tra aderenza e critica ai valori della tradizione coreana, elementi distintivi della visione cinematografica di Im Kwon-taek, non sono prominenti in Festival. A seconda dei punti di vista, questo film in particolare può essere considerato come la rappresentazione piuttosto sentimentale della virtù tradizionale coreana della devozione filiale vista dal regista. Inoltre, la sua scelta di equiparare il femminino (la madre) alla casa o alla Storia potrebbe deludere i critici più giovani.
Tuttavia, i punti di forza di Festival derivano proprio dal suo status di opera “minore”. Piccoli esperimenti che non possono essere intrapresi in film più importanti vengono tentati in questo film. A livello narrativo, Festival presenta una storia nella storia che giustappone l’etica della realtà con la morale di un mondo da favola, rafforzando così con semplicità il valore semantico del suo messaggio. Su un piano più formale, il film si alterna tra una cornice interna e una esterna, un espediente usato spesso da Im Kwon-taek in passato. Ma questo espediente trova un’espressione ancor più qualitativamente ricca e vibrante in questo film, dando più profondità alle cornici stesse. La ricostruzione della turbolenta scena del funerale attraverso I movimenti dei personaggi sulla superficie, in profondità e nel mezzo, sebbene non sia una tecnica originale da "La Regola del Gioco" di Jean Renoir, è una tecnica senza precedenti nel cinema di Im Kwon-taek. Inoltre, tale sperimentazione è una misura perfetta per l’atmosfera festosa di un funerale tradizionale coreano veicolata in Festival. Malgrado tali complessità, il messaggio che Im comunica attraverso il suo film è relativamente semplice e chiaro. Potrebbe essere considerato ingenuo, ma come la nonna nella storia di Lee Joonsup, Im non ha paura di diventare un saggio che impartisce saggezza ai suoi connazionali coreani.
Tratto da Koreanfilm-org
Alla faccia del "minore", personalmente, tra tutti quelli che ho visto, lo considero il film migliore di Im Kwon-taek dopo Sopyonje. Bel viaggio nelle tradizioni delle cerimonie funerarie coreane e nelle vicende di vita familiare che le accompagnano. L'unico film di Im Kwon-taek in cui Oh Jung-hae stranamente non canta, ma offre una buona interpretazione.
Genere
Drammatico, Commedia
Regia
Im Kwon-taek
Sceneggiatura
Yook Sang-hyo
Soggetto
Lee Cheong-jun
Produzione
Lee Tae-won
Interpreti
Ahn Sung-ki, Oh Jeong-hae,
Han Eun-jin, Chung Kyung-soon,
Park Seoung-tae, Lee Geum-ju
Direttore della Fotografia
Park Seung-bae
Luci
Kim Kang-il
Montaggio
Park Soon-duk
Musiche
Kim Soo-chul
Direzione artistica
Kim Yu-jun
Corea del Sud, 1996, 93'
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Genealogy
Mismatched Nose
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The Tae Baek Mountains
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Raging Years
Beyond the Years
Hanji
Per gentile concessione del Korean Film Archive, è possibile vedere il film con i sottotitoli in italiano di AsianWorld. Buona Visione!
Versione 1,67
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