A Reason to Live
(O-neul) (2011)
Scritto e diretto da Lee Jeong-hyang
Interpreti principali:
Song Hye-kyo (Da-hye), Song Chang-ee (Ji-seok), Nam Ji-hyeon (Ji-min), Ki Tae-yeong (Sang-woo), Jin Kyeong
Paese: Corea del Sud
Durata: 119'
Versione sottotitoli: BeFRee
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Dae-he ha perso da un anno il fidanzato San-woo, investito ed ucciso da un giovane delinquente. Spinta dalla comunità cattolica di cui fa parte, aveva firmato una petizione che ha consentito al giovane di abbreviare notevolmente il proprio periodo detentivo.
La realizzazione di un documentario commissionato dalla comunità stessa è l'occasione per Dae-he di riflettere sulla capacità della società di perdonare l'assassino dei propri cari e mettere in dubbio la sua non più salda convinzione della giustezza della sua scelta, forse un po' troppo affrettata.
A piantare e a far germogliare il seme del dubbio contribuisce in maniera determinante Jin-mi, sorella del migliore amico del fidanzato, vittima di un padre violento e che vede in Dae-he un'amica, una confidente, una persona da aiutare e da cui essere aiutata.
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Ho iniziato, tempo fa, a tradurre i sottotitoli di questo film perchè ad una prima visione il senso di alcune frasi, in inglese, mi sfuggiva o mi sembrava fuori contesto. La traduzione ha portato alla luce, secondo me, un tessuto narrativo meno superficiale di quanto sembri ad una prima visione, durante la quale potrebbe essere difficile filtrare il film dalle molte similitudini col magnifico Secret Sunshine di Lee Chang-dong, con l'ovvia (s)proporzione di valori, non solo cinematografica. Ciò che nel film di Lee era allegorico, o mostrato con livore, in A Reason to Live si fa didascalico, perdendo di intensità. Ma questo non vuol dire che questo film non meriti di essere considerato.
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Da ateo praticante non ho potuto ignorarlo, ho sempre trovato particolarmente interessanti i casi, più che altro cinematografici visto che nella vita reale avvengono di rado sotto i propri occhi, di ravvedimento da parte dei credenti. Come già detto, la potenza e l'intensità emotiva del riferimento Secret Sunshine qui si affievolisce parecchio, e si concretizza essenzialmente nella presa di consapevolezza che su certi argomenti, a certe domande, la Chiesa non sa (pur credendo, o facendo credere, di poterlo fare) rispondere. O, meglio, lo fa attraverso una cantilena che può andar bene finchè viene ripetuta ad oltranza alla Messa domenicale, ma che mostra i suoi evidenti limiti (per qualcuno, non per tutti! Altrimenti non se ne parlerebbe a 2000 anni di distanza...) quando i fatti riguardano le persone che ci stanno vicino. Limiti che, questo mi pare voglia dire con una certa insistenza il film, sono presenti anche altrove, nella società stessa, nel modo di amministrarla e di tenerla controllata.
Infatti nel film si parla frequentemente di pena di morte, alla quale in molti (me compreso) sono contrari, ma è impossibile ignorare il sentimento di vendetta, o di compensazione, di chi ha subito la perdita violenta di un proprio caro da parte di delinquenti che non mostrano il minimo segnale di pentimento. Il perdono a prescindere, dunque, ha limiti strutturali, perchè non lascia a colui che perdona, dice il film, la possibilità di scelta, e sembra fare di tutto ed in fretta per non lasciare il dubbio di stare facendo la cosa sbagliata. Il dubbio però si insinua in Dae-he, e la porta a riconoscere che le parole cristiane che l'hanno convinta a perdonare per essere generali non fanno che perdere di vista i casi personali, risultando vuote e staccate dalla realtà.
Un ruolo fondamentale nell'elaborazione del lutto ad un anno di distanza la fa il giovane grillo parlante Ji-min, che cercando aiuto e conforto nel piccolo appartamento di Dae-he la aiuta, più o meno volontariamente, a liberarsi da un po' di tara e a cominciare ad avere qualche dubbio sulle sue certezze. Nonostante la sua forza d'animo e determinazione sarà in grado di mettere anche lei in discussione le sue di certezze non minate dal velo ipocrita delle donne di Chiesa. Il suo personaggio (spesso un po' forzato, a dire il vero) pone la questione del rapporto genitori-figli, ma la "riconoscenza a suon di scapaccioni" non fa parte della mia cultura e dunque mi risulta difficile parlarne.
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Vorrei ringraziare creep per la revisione e per aver permesso a questi sottotitoli di uscire dallo scantinato in cui erano finiti. Mi auguro che possano rendere meno ostica la visione di questo film ben lontano dall'essere un capolavoro, ma che pone molte domande senza avere la pretesa di dare una risposta, ponendo l'accento sulle dubbie risposte calate dall'alto. Purtroppo mancano anche guizzi di originalità ed il film nel complesso non è proprio indimenticabile, ma come detto all'inizio alcuni passaggi e dialoghi mi sono sembrati interessanti.
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Messaggio modificato da fabiojappo il 08 June 2013 - 12:36 PM