Godard non è una parte della storia del cinema. È piuttosto una fase, quindi un'inizio e anche una fine. Il cinema è un prima e un dopo Godard. Non credo personalmente ci possa essere un autore che in oltre un secolo di storia della settima arte abbia dato ad essa una svolta come ha fatto lui. Probabilmente nessun altro lo ha fatto dopo di lui (forse Kiarostami? Ma in un altro senso comunque).
Nato nel 1930 a Parigi, autore prolifico, fa prima parte di quel gruppo di critici dei Cahiers che pone una riflessione nuova sul cinema, per poi approdare lui stesso alla fine degli anni '50 alla regia. Tra i maggiori esponenti della Nouvelle Vague, è Godard che ne scolpisce la forma con il suoi primo capolavoro, À bout de souffle. Telecamera in mano, primi piani quasi a spaccare l'obiettivo, montaggio frenetico e senza linearità e attori che parlano con lo spettatore. Cos'era questo modo di fare cinema? Si trattava chiaramente di una scelta razionale, volta a creare uno strappo con il passato. E in questo Godard riesce bene, solo che probabilmente non pensava (ma ci sperava immagino) che avrebbe non solo scavato un solco con il passato, ma anche creato un modello da cui tutto il cinema a venire non avrebbe potuto più prescindere. Tranne lui, naturalmente, che non si limitava a seguire la propria lezione, ma la sviscerava, trasformandola in una storia che sembrava continuamente sfuggirgli dalle mani (come tutte le storie un po', come ha scritto Gurnah) e che passa dai capolavori del primo periodo (Vivre sa vie, Le Mépris, Bande à Part, Pierrot le fou), in buona parte interpretati dalla sua musa e moglie Anna Karina (ma chi cazzo sarebbe Godard senza Anna Karina, diciamolo finalmente) per poi approdare alla svolta politica con La chinoise e il periodo del gruppo Dziga Vertov con Gorin. E poi la scoperta nella seconda metà degli anni '70 del digitale, e quegli anni '80 di cui nessuno sembra voler parlare, e che raccontano di nuovo un'altra storia, sempre bellissima (Prénom Carmen, Je vous salue, Marie, e molto dopo il bellissimo Adieu au langage)
Non aveva nulla da fare Godard, a parte rompere i coglioni a chi faceva cinema oggi criticandoli 9 volte su 10 e continuare a raccontare la sua storia. L'ultimo film è del 2018, Le live d'image, e naturalmente è bellissimo.
Però ormai Godard ha 91 anni. È stanco, forse non sa più come continuare questa storia lunga oltre un secolo e il 13 settembre decide che nessuno a parte lui può scriverle la parola fine. Il 13 settembre, Jean-Luc Godard è ricorso al suicidio assistito in Svizzera. «Il n’était pas malade, il était simplement épuisé» dice un suo amico a Libèration. Stronzo e coerente fino alla fine. Scompare oggi senza alcun dubbio il più grande regista vivente, e con lui muore una parte di cinema.
R.I.P.
Messaggio modificato da Shimamura il 13 September 2022 - 06:52 PM