A Brighter Summer Day
Traduzione: JulesJT
Recensione: François Truffaut
Gu ling jie shao nian sha ren shi jian
(牯嶺街少年殺人事件)
Taiwan, 1991
Regia: Edward Yang
Sceneggiatura: Hung Hung, Lai Mingtang, Edward Yang, Alex Yang
Fotografia: Chang Hui Kung, Zhang Longyu
Montaggio: Chen Po-wen
Interpreti: Chang Chen, Lisa Yang, Chang Kuo-chu
Durata: 237'
Versione: 1,99 (Blu-Ray Criterion Collection)
Sinossi. Taipei, primi Anni ’60. Il quattordicenne Xiao Si’r frequenta con scarso profitto le scuole serali, collezionando continui richiami alla condotta più che voti alti. A casa le cose non vanno meglio a causa di un clima familiare inquieto: il padre, un impiegato statale fuggito con tutta la famiglia da Shanghai dopo la conquista del potere da parte dei comunisti di Mao, vede vanificare ogni giorno che passa le sue ambizioni nel governo del Kuomintang; la madre vive nell’attesa di una raccomandazione per un’abilitazione professionale all’insegnamento che non arriva mai ma di cui ha un gran bisogno per superare una situazione di ristrettezza economica; il fratello maggiore deve trovare il modo di onorare un ingente debito di gioco. Xiao Si’r compensa la fragilità di un contesto familiare e scolastico non in grado di motivarlo attraverso l’esplorazione della violenza, tra risse, spedizioni punitive e lotte di potere per il controllo del territorio che lo vedono coinvolto a vario titolo in una delle tante guerre tra gang giovanili rivali. L’incontro con Ming, una sua coetanea, anche lei alle prese con problemi familiari, fa scattare in lui un sentimento d’amore che lo spinge a ricalibrare la sua vita adolescenziale per costruire un legame solido con lei. Mentre tra i due inizia a cementarsi una sorta di unione, Xiao Si’r scopre che Ming ha tradito il suo amore. La reazione del ragazzo assumerà la forma della tragedia.
Commento. A Brighter Summer Day (in originale Gulingjie shaonian sharen shijian, che può essere tradotto come Il caso del giovane omicida di via Guling) è il film con cui Edward Yang decide di fare i conti con uno dei periodi più turbolenti di Taiwan, gli anni Cinquanta e Sessanta. Mentre altri registi del Nuovo Cinema Taiwanese avevano già vivisezionato la Storia (pensiamo a Hou Hsiao-hsien con A Time to Live and A Time to Die e City of Sadness/Città dolente, o a Wang Tong con la sua trilogia Strawman, Banana Paradise e Hill of No Return), Yang arriva un po’ tardi al confronto con il passato. L'uscita di A Brighter Summer Day nelle sale risale al 1991 (a due anni da Città dolente, il film della consacrazione definitiva della new wave taiwanese e punto di arrivo di un movimento che rifletteva sulla questione identitaria in relazione al passato) dopo che il regista aveva rinunciato a girare un lungometraggio ad Hong Kong (dal titolo Ansha).
Il quarto lavoro di Yang rappresenta anche una sorta di unicum nella sua carriera: una svolta sul piano produttivo (per realizzarlo il regista decise di mettersi in proprio, fondando una casa di produzione, la Yang & His Gang Filmmakers), un capovolgimento della sua poetica (l’abbandono di un cinema che indagava gli stili di vita nell’universo metropolitano della Taiwan contemporanea, per affrontare per la prima volta la situazione sociale-politica dell’isola riportando indietro le lancette della Storia), un mutamento stilistico (il film è pervaso dai canoni del Nuovo Cinema Taiwanese come nessun’altra pellicola nella sua filmografia).
A Brighter Summer Day prende vita da una serie di elementi autobiografici (a partire dalla storia ispirata a un terribile episodio di cronaca che Yang aveva vissuto ai tempi della scuola, ma pensiamo anche al personaggio del padre di Xiao Si’r, funzionario politico originario della provincia del Guangdong, come il padre dello stesso regista) senza però quel narcisismo che accompagna molte operazioni da archeologia cinematografica del “come eravamo”. Yang rimette insieme i pezzi del suo passato, fornendoci una rappresentazione dettagliata e genuina di luoghi, abitazioni, oggetti e mode del momento a cui danno veridicità l’uso di attori in prevalenza non professionisti e le diverse lingue parlate (mandarino, min nan, dialetto shanghaiese). Un cinema della memoria con cui il regista costruisce un’appassionante e lacerante ‘epopea famigliare’ calata nel tessuto sociale di una realtà segnata da lacerazioni, incertezze e disorientamento, specchio della confusa identità di Taiwan in quegli anni.
La mancata storia d’amore di Xiao Si’r (interpretato da un giovanissimo Chang Chen) muove la narrazione in un percorso di svelamento che unisce un racconto intimo all’affresco storico: il grande merito di Yang è quello di saper coniugare il senso di sradicamento del singolo (che si tramuta nella difficoltà d’integrazione della comunità arrivata dalla Cina Continentale, nella confusione di sentimenti e valori in cui credere, nella ricerca di protezioni al di fuori del contesto familiare come il fenomeno delle bande giovanili) con il contesto di un Paese che sembra un involucro vuoto, sospeso com’è tra l’influenza della cultura americana (raccontata con toni anche ironici: ad esempio il titolo internazionale del film deriva da una scena in cui la sorella di Xiao Si’r traduce in modo errato un testo contenuto in una canzone di Elvis: “a brighter summer day” anziché “a bright summer day”) e il retaggio del passato coloniale giapponese (“otto anni di guerra coi giapponesi, ora viviamo nelle loro case e ascoltiamo la musica locale”, dice il personaggio della madre di Xiao Si’r in una scena), una Taiwan in cui l’unico collante è la lotta al comunismo.
Il film esercita sullo spettatore un forte fascino visivo che deriva da un netto contrasto: l’intermittenza tra luce e ombra (a partire dall’incipit) e tra campo e fuori campo.
La macchina da presa di Yang rende tutto molto indistinto in un’alternanza di poca luce e molta oscurità che inghiotte i personaggi, una metafora della condizione di Xiao Si’r e della sua ricerca di una luce attorno a sé e dentro di sé (basti pensare ai suoi problemi alla vista, ma anche all’utilizzo di una torcia che lo accompagna nelle scene più concitate, come nello scontro tra le due bande rivali nella sala da biliardo). L’occhio di Yang porta poi all’estremo una delle peculiarità del Nuovo Cinema Taiwanese: i famosi long takes (inquadrature di lunga durata) a cui ricorre magnificamente per giocare con il campo e il fuori campo, con il secondo che diventa preponderante sul primo (molto spesso sentiamo i personaggi interagire, parlare e muoversi fuori dall’inquadratura) in una logica che vede il visibile come immutabile per l’incapacità delle persone di incidere sul presente.
Insomma, per la lucidità della riflessione di Yang, per il suo indubbio talento nel tradurre la sua visione di un crocevia storico molto importante per Taiwan in una folgorante messa in scena carica di tensioni trattenute, vi dico che A Brighter Summer Day è un capolavoro che, grazie al recente restauro in 35mm con l'aiuto di Martin Scorsese e grazie ora ai sottotitoli del nostro JulesJT, merita di essere visto per riscoprire un grande regista, una grande cinematografia e una new wave che ha influenzato molti registi a venire.
Se vi spaventano le quasi quattro ore di durata, beh, potete stare tranquilli: se non siete dei fan dei cinepanettoni (ma credo proprio di no, altrimenti non sareste su queste pagine), vi dico che questo è un film potenzialmente per tutti, capace di scorrere via come se durasse la metà. Se non mi credete, potete fare una prova: iniziare a vedere le prime due ore. Sono quasi sicuro che resterete incollati alla poltrona fino alla fine, perché è un film che parla di tutti, di quel delicato momento che era l’adolescenza, il momento in cui eravamo chiamati a iniziare a costruirci una identità.
Buona visione!
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Restoration Spotlight
Per approfondire il Nuovo Cinema Taiwanese, vi rimando al nostro focus: Sull'onda di Taiwan - Cinema di ieri e di oggi.
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Messaggio modificato da JulesJT il 11 November 2017 - 05:56 PM