117 risposte a questa discussione

[JulesJT]

Dan, il 24 August 2013 - 05:56 PM, ha scritto:

....ce l'ho anch'io quella del BFI.....


Edit: peccato solo per le copertine che, eccettuato Tokyo Story, sono piuttosto anonime...

Tra l'altro adesso si trova a un prezzo interessante (Blu-ray ENG) e a novembre uscirà la doppia versione DVD/BD targata Criterion con alcuni extras succulenti.

[Dan]

Le loro cover per questo e Late Spring sono meravigliose, mi verrebbe da ricomprarli solo per questo. Soprattutto il secondo.


(non c'è proprio gara =_=)

Vediamo come sarà questo loro Tokyo Story, però; bisognerà vedere quale master hanno usato e come lo hanno ricalibrato. Il disco BFI è quasi perfetto! Il recente BD giapponese, ad es., uscito per l'anniversario già è parecchio inferiore.


Comunque, ultimo paio di visioni:
The Ballad of Orin (Shinoda M., 1977)

Seconda, e sicuramente ultima, visione di questo Shinoda di metà carriera che segue le gesta di una goze (donna cieca indigente che suona lo shamisen e/o canta), prima nella "casa delle goze" poi dopo l'espulsione in giro per Niigata e dintorni. Parecchio confuso, prolisso, non si capisce nemmeno dove vada a parare. Ma il bello del cinema è che è contenitore di molte arti, quindi fra tutta la mediocrità può emergere qualcosa di sorprendente, e che magari non ricordavi. In questo caso, si tratta del commento musicale, o meglio variazioni su un tema, del maestro Takemitsu: un capolavoro VERO.


Parash Pathar (Ray S., 1958)

Girato dopo i primi due capitoli della trilogia di Apu, il maestro indiano decide di prendersi una pausa dal registro drammatico. E così dirige questa "Pietra filosofale" (Harry Potter!): un impiegato trova a terra un sasso che si rivela presto una pietra magica in grado di trasformare gli oggetti in oro 24k. Comincia a vendere di tutto e si arrichisce, ma non pecca mai di "gola", finché...
Una commedia che non figurerà mai tra le sue cose migliori, con molte ingenuità e fatti inspiegabili (il segreatario che ingoia la pietra alla fine...) e artifici tecnici, come i fast-forward silent cinema-like, fuori luogo e un po' poveri, o comunque di sicuro non geniali come espedienti narrativi. Come ho detto prima, "una pausa" tra i fondamentali film dei primi anni, o più probabilmente solo un film su commissione.

[JulesJT]

Dan, il 31 August 2013 - 11:08 AM, ha scritto:

Le loro cover per questo e Late Spring sono meravigliose, mi verrebbe da ricomprarli solo per questo. Soprattutto il secondo.
(non c'è proprio gara =_=)

[Dan]

Kiri no hata (Flag in the Mist, Yamada Y. '65)

Da poco reperibile, questo Yamada del primo periodo. Protagonista una Baishô Chieko giovane giovane in un'opera che sembra avere più matrici: per il tema, più che Yamada sembra un Nomura; gli spunti registici sono più di livello però, e si avvicinano ad un Ôshima. Mi è venuto in mente più volte anche A Wife Confesses ('61) di Masumura, un giudiziario piuttosto piatto. Era uno Yamada che prendeva forma, insomma. Questo per la prima ora. Durante gli ultimi tre quarti d'ora, il film comincia ad assumere una propria identità: montaggio più serrato; atmosfera sempre più noirish; la caratterizzazione vivida dei personaggi è già quella del futuro Yamada; i pedinamenti notturni nei vicoli, e una parte finale che non t'aspetti. Un po' verboso, belle musiche. Interessante assai.

Messaggio modificato da Dan il 02 September 2013 - 12:18 PM

[Dan]

The Flower and the Angry Waves (Suzuki S., '64)

Una sorta di guerra fra clan appaltatori con scene di combattimenti abbastanza mal gestite e una trama un po' dozzinale, che proprio non può risultare interessante. Qualche appprossimativo risvolto (come un figlio che deve nascere), studiato più per catturare l'attenzione dello spettatore che altro, non riesce a risollevare il film. Tra i Suzuki meno ispirati.

[Dan]

Onna (Kinoshita K, '48)

Breve (tanto che nessun tratto viene approfondito) racconto di una curiosa relazione-fuga tra una ballerina e un ladruncolo. Lui dice che vuole redimersi, ma la sua natura malvagia lo tradisce ogni volta. Montaggio pasticciato tra film muto e dinamismo, decine di primissimi piani che non vogliono dire NIENTE e non sono altro che stancanti. Lacrimoso dall'inizio alla santa fine come il 90% dei Kinoshita. Mettiamoci un Ozawa Eitarô mai così cane e il quadretto è completo. Avrebbero dovuto censurarlo tutto, 'sto film.

[JulesJT]

"Je t'aime" (Mamoru Oshii, 2010)



Ottimo corto d'animazione dello sceneggiatore #1, Oshii-sensei.
Certo, il video si racconta (quasi) esclusivamente attraverso le immagini dato che non sono presenti dialoghi.
Le uniche parole che si vedono scorrere sullo schermo sono quelle relative a una canzone che viene ripetuta due volte (a metà e fine cortometraggio).

La storia vede come protagonista (tanto per cambiare) il bassotto salito alla ribalta in Ghost in the Shell; lo si vede vagare in totale solitudine per la città, quando......

Neanche a dirlo, i fondali sono di una bellezza disarmante..... dettagliati come solo il Gran Maestro sa fare.
Chapeau!

[AsianPat]

Se non ricordo male, Oshii ha o aveva un bassotto che è quello che infila nei suoi lavori ...

[JulesJT]

AsianPat, il 29 September 2013 - 12:28 PM, ha scritto:

Se non ricordo male, Oshii ha o aveva un bassotto che è quello che infila nei suoi lavori ...

Hai ragione, Pat. Oshii ha una vera e propria fissa per i Basset Hound; pensa che vi ha intitolato addirittura un sito (here). *__*