Naruse diresse Nagareru nel 1956, l'anno in cui la prostituzione fu dichiarata fuori legge in Giappone: le difficoltà economiche affrontate dalle geisha protagoniste di questo film le portano a compromessi che le avvicinano allo spettro della svendita di se stesse, alla prostituzione in sostanza. Le geisha sembrano oramai artiste, interpreti di un mondo di bellezza, non più necessarie in un Giappone che sta cambiando molto in fretta: ecco che nasce un ritratto del mondo delle geisha molto lontano dagli stereotipi, dai lirismi fini a se stessi, aderente a un quotidiano fatto di litigi, piccole e grandi contese, momenti di intima solidarietà femminile, chiacchiere, rimpianti, gatti e conti da pagare. Naruse ci porta immediatamente, dalla prima sequenza, nell'intimità domestica di questo mondo di donne: Rika (Kinuyo Tanaka) rimasta vedova e avendo perso l'unico figlio, è costretta a rimboccarsi le maniche per cercare un lavoro e un posto in cui stare, un'impresa non facile per una donna ormai vicina alla mezza età; trova impiego come domestica presso una casa di geisha in declino e sull'orlo della bancarotta: entriamo così con lei dentro la casa delle geisha e conosciamo via via le altre protagoniste. Isuzu Yamada è Otsuta, la padrona di casa alle prese con i debiti, causati anche da una truffa perpetrata ai suoi danni dal suo ex amante. Hideko Takamine è sua figlia Katsuyo che non puo' fare la geisha e quindi ereditare la casa perchè non è capace di mentire per assecondare i clienti, ma vive con la madre e le altre, affannandosi per cercare un'occupazione e aiutare la madre a pagare i debiti. La grande Mariko Okada (che donna...) interpreta Nanako, una geisha giovane e disincantata ma sincera; Someka, la geisha ormai sfiorita perennemente in bolletta e che vive quasi di espedienti. Chieko Nakakita interpreta Yoneko, (bellissima) geisha sorella (minore) della padrona di casa, indolente e pigra, con tanto di figlia a carico: colei che sembrerebbe la sola in grado di procacciare abbastanza clienti da tenere in piedi la casa, ma che invece è assolutamente incapace di impegnarsi nel lavoro e nemmeno di badare alla figlioletta. Da ultima abbiamo la cinica sorella maggiore della padrona di casa, Otoyo (interpretata da Natsuko Kahara), che non vive nella casa con le altre ma tesse le sue trame dapprima per riavvicinare Otsuta a un suo (ricchissimo) cliente e amante storico e poi (fallito tale progetto) ripiega su una nuova tattica per trasformare la casa stessa in un albergo. Abbiamo così una vasta galleria di ritratti femminili complessi e affascinanti che fanno di questo film un gioiello.
Ho scritto queste poche righe di commento un po' di fretta, spero mi scuserete per aver scritto in modo un po' poco articolato.
Messaggio modificato da Cignoman il 20 October 2008 - 07:46 PM