La Luce dei Tantra. Tantraloka
Non c’è area del pensiero indiano che susciti tanta curiosità e al tempo stesso tanti equivoci quanto il tantrismo. Ciò innanzitutto per le componenti scandalose ed estreme della dottrina – in particolare le pratiche sessuali. Ma forse ancor più per una inadeguata conoscenza dei testi. Di fatto, solo negli ultimi decenni sono apparse edizioni e traduzioni dei grandi testi tantrici: primo fra tutti, il Tantraloka di Abhinavagupta (X-XI secolo) maestro principe del tantrismo. L’opera si presenta come una gigantesca summa del sapere esoterico, in cui si tratta diffusamente di ogni aspetto della via tantrica alla liberazione: dalla natura onnicomprensiva della coscienza, perfettamente autonoma e indivisa dal suo aspetto dinamico che si esprime sotto forma di pensiero e di linguaggio, alle pratiche yoghiche connesse con il respiro e il "divoramento del tempo"; dal risveglio della kundalini alla natura e all’uso dei mantra, stati di coscienza piuttosto che semplici parole; dalla preparazione dei mandala alle varie specie di iniziazione; dalle "cadute di potenza" con cui la grazia divina si manifesta nell’adepto ai modi per vagliare le caratteristiche di un guru; dai riti sessuali ai metodi che consentono al meditante di attingere, tramite le emozioni, l’universale pulsazione della coscienza contemporanea, che di queste è il fondamento, viene qui ripresentata in una forma totalmente rifusa. La versione dal sanscrito di Raniero Gnoli – tuttora l’unica esistente del Tantraloka – uscita originariamente nel 1972 e salutata come una delle imprese più ardue dell’indologia.
Raniero Gnoli, ordinario di Indologia all’Università di Roma, ha dedicato al tantrismo importanti studi e traduzioni (Abhinavagupta, L’essenza dei Tantra,1960; Il commento di Abhinavagupta alla Paratrimsika, 1985); si è anche occupato di buddhismo, curando testi critici (Pramanavarttikam of Dharmakirti, 1960), traduzioni (Nagarjuna, Le stanze del cammino di messo, 1961) e antologie (Testi Buddhisti in sanscrito, 1983).
PS: solo un pazzo spostato comemme puo comprare un libro cosi e pagarlo 70 euri >_<
Il mio blog
Il brāhmana Dona vide il Buddha seduto sotto un albero e fu tanto colpito dall'aura consapevole e serena che emanava, nonché dallo splendore del suo aspetto, che gli chiese:
– Sei per caso un dio?
– No, brāhmana, non sono un dio.
– Allora sei un angelo?
– No davvero, brāhmana.
– Allora sei uno spirito?
– No, non sono uno spirito.
– Allora sei un essere umano?
– No, brahmana, io non sono un essere umano [...]
– [...] E allora, che cosa sei? [...]
– [...] Io sono sveglio. »[/size]
Cos'è dunque questo nulla? Come si può descriverlo se è indicibile? Il buddhismo ricorre alla metafora dell'onda. Un'onda non cade dall'acqua dall'esterno, ma proviene dall'acqua senza separarsene. Scompare e torna all'acqua da cui ha tratto origine e non lascia nell'acqua la minima traccia di sé. Come onda si solleva dall'acqua e torna all'acqua. Come acqua esso è il movimento dell'acqua. Come onda l'acqua sorge e tramonta, e come acqua non sorge e non tramonta. Così l'acqua forma mille e diecimila onde e tuttavia resta in sé costante e immutata.
Così rispose ad un tale che sosteneva che non esistesse il movimento: si alzò e si mise a camminare" (Diogene)
Antico proverbio cinese:
"quando torni a casa picchia tua moglie, lei sa perchè".