PRESENTA
EMERGENCY DECLARATION
bi-sang-seong-eon
비상선언
In Emergency Declaration, il Sergente di Polizia In-ho (Song Kang-ho) riceve la segnalazione riguardo un uomo, Jin-seok (Im Si-wan), che minaccia un attentato terroristico su un aereo. Mentre indaga, In-ho scopre che il sospetto intende diffondere un virus letale sullo stesso volo in cui viaggia sua moglie Hye-yoon (Woo Mi-hwa). A salire a bordo dell’aereo è anche Jae-hyeok (Lee Byung-hun), che decide di trasferirsi alle Hawaii per guarire l’eczema di sua figlia Soo-min (Kim Bo-min). In seguito alla morte di un passeggero a causa del virus diffuso da Jin-seok, la Ministra dei Trasporti Sook-hee (Jeon Do-yeon) convoca una task force d’emergenza per trovare un luogo dove far atterrare l’aereo.
Genere
Catastrofico
Regia e Sceneggiatura
Han Jae-rim
Interpreti
Song Kang-ho, Lee Byung-hun, Jeon Do-yeon, Kim Nam-gil, Im Si-wan, Kim So-jin, Park Hae-joon, Woo Mi-hwa, Hyun Bong-sik, Moon Sook, Seol In-ah, Kwon Han-sol, Kim Bo-min, Kim Guk-Hee
Corea del Sud, 2022, 140′
CON EMERGENCY DECLARATION, HAN JAE-RIM FIRMA UN DISASTER MOVIE ADRENALINICO E DAL CAST STELLARE, CHE PONE INTERROGATIVI SULLA COMPLESSITÀ DI SCELTE INDEROGABILI.
A differenza di molti blockbuster coreani che trovano in un nemico esterno, di solito nordcoreano, un punto di riferimento in rapporto al quale criticare anche se stessi, Emergency Declaration trova sì degli antagonisti in Stati Uniti e Giappone, ma senza biasimarli. Poiché i veri villain non sono loro, né tantomeno un pazzo maniaco il cui movente è racchiuso nell’insensata banalità del male. Ma sono piuttosto la fragilità e la paura insite in tutti gli esseri umani, statunitensi, giapponesi o coreani che siano. Ad avere paura sono gli Stati Uniti, che apprendono della letalità del virus, come anche i Giapponesi, dubbiosi sull’efficacia del vaccino. E proprio quando non restano più agenti esterni con i quali prendersela, ecco che a impedire all’aereo di atterrare non è neanche il governo di casa, ma la maggioranza della propria popolazione, disposta a sacrificare una parte per il tutto.
Di fronte a tale giustificata paura, i passeggeri reagiscono con coraggio e rassegnazione, comprendendo i timori dei propri concittadini. Mentre a terra, Ministra e Presidente compiono una scelta né giusta, né ingiusta, ma sicuramente responsabile, per quanto avventata e discutibile.
Seppur improbabili e iperbolici a fini spettacolari, gli scenari ipotizzati da Han Jae-rim sono quanto di più attuale si possa mettere in scena. Prodotto in piena pandemia da Covid-19, subendo ritardi e slittamenti proprio a causa del virus, Emergency Declaration tenta di prevedere, casualmente o intenzionalmente che sia, quali possano essere le reazioni a un attacco bioterrorista, possibile anche nell’insensatezza di suicidi estesi, di cui le cronache dei nostri tempi abbondano.
AL DI LÀ DELL’INTERESSE SULL’ARGOMENTO TRATTATO, DI STRINGENTE ATTUALITÀ, EMERGENCY DECLARATION È SOPRATTUTTO UN FILM D’AZIONE CORALE E SENZA POSA, CHE SFRUTTA COME MEGLIO PUÒ IL CAPITALE UMANO E TECNICO A DISPOSIZIONE.
A cominciare da Song Kang-ho, sempre irresistibile sia nelle parti comiche che in quelle action. Non è un caso che le sequenze migliori del film siano proprio all’inizio, quando il suo detective indaga con ironia e solerzia tra atmosfere da thriller, inseguimenti e zuffe sotto la pioggia, che per un attimo fanno volare la mente a Memories of Murder.
Anche Lee Byung-hun, nel ruolo del padre fifone, regala momenti di tenerezza e ilarità, per poi entrare nel personaggio eroico che meglio lo rappresenta. Il suo Jae-hyeok, a livello di scrittura, ricorda molto da vicino il Ted Strike de L’Aereo Più Pazzo del Mondo. Se non fosse che Emergency Declaration non è una commedia surreale. Sprecata invece Jeon Do-yeon, in un ruolo istituzionale dal volto fin troppo umano per essere vero. Mentre un’attrice di supporto come Kim So-jin riesce a donare un’anima a tutto tondo alla sua assistente di volo, nonostante debba apparire formale di mestiere.
Notevoli anche la regia all’interno della cabina dell’aereo, la colonna sonora allarmante, e il montaggio che collega le varie storie senza soluzione di continuità. Quasi scivolano via le quasi 2 ore e mezza di durata della pellicola.
Peccato per il finale che cerca l’improbabile, gettando Song Kang-ho, lui sì, nella catastrofe (narrativa) ,e per l’afflato sentimentale tra passeggeri e familiari, oltre a passaggi narrativi superficiali (l’assenza di un vero e proprio movente per il terrorista, la gente che spontaneamente occupa e sgombra un aeroporto), seppur funzionali al mantenimento del ritmo e dei colpi di scena incessanti.
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PandaMoon