"Scrivemmo insieme un biglietto per gli amici. "Saluti da due che hanno una
fortuna sfacciata. Yamanaka Sadao", scrisse, e ridendo, me lo passò. "
Xinyang, 20 ottobre 1938
Lettera scritta da Ozu Yasujiro alla madre
Il cinema di Yamanaka Sadao
a cura di Shimamura
Yamanaka Sadao (山中 貞雄) rappresenta all'interno della storia del cinema giapponese una sorta di anomalia, e questo in più di un senso. Ritenuto dalla critica nipponica come uno dei più influenti autori del suo tempo e dai più importanti cineasti del suo Paese come un Maestro e una fonte di ispirazione ineludibile, Yamanaka resta tuttavia uno dei registi giapponesi più sconosciuti al grande pubblico, anche di appassionati e cultori del cinema.
In realtà l'oblio a cui per anni è stato condannato Yamanaka trova una sua logica nel drammatico destino dell'autore, scomparso giovanissimo, e della sua opera, in parte distrutta dai bombardamenti nemici nel corso del Secondo conflitto mondiale, in parte ostracizzata dall’establishment giapponese dell'era Showa prima e dalle Forze di occupazione americane poi.
Yamanaka nasce infatti a Kyoto, nel novembre del 1909, ed appena ventenne inizia a lavorare come assistente alla regia e sceneggiatore presso gli Studi Makino. Da qui nel 1932 si sposta alla Nikkatsu, e compie il grande passo, dirigendo il suo primo film. È il primo di tanti, in quanto in appena cinque anni, dal 1932 al 1937, Yamanaka dirigerà ben 26 film, con una media di oltre quattro film all'anno. Nel 1937, poco dopo la première di Ninjō Kami Fūsen (人情紙風船, Humanity and Paper Balloons), Yamanaka riceve la chiamata alle armi. Il Giappone ha avviato una politica di espansione in Asia, Occupando la Manciuria, e fondando nel 1932 il Manciokuò, una sorta di stato fantoccio, la cui esistenza e i cui confini erano sempre in pericolo, a causa della resistenza cinese. In realtà l'Impero nipponico intendeva usare il Manciokuò proprio come trampolino di lancio per la conquista della Cina continentale, e pertanto l'invio di soldati era all'ordine del giorno. A causa di ciò, nel luglio del 1937 il conflitto tra i due Paesi divenne inevitabile, e così partirono le coscrizioni di tutti i riservisti disponibili nell'Impero.
Yamanaka non fece eccezione e non meglio andò ad un suo amico di vecchia data, Ozu Yasujiro (小津 安二郎), all'epoca trentaquatrenne. I due si incontrarono a Nanjing, nel settembre del 1938. Pochi giorni dopo, a causa di una infezione intestinale, il 17 dello stesso mese, Yamanaka muore, a soli ventotto anni.
Il destino come abbiamo visto non è stato più clemente nemmeno con l'opera del regista: dei 26 film girati ce ne sono rimasti soltanto tre in versione integrale, più alcuni altri spezzoni.
Il primo è del 1935, Tange Sazen Yowa: Hyakuman Ryo no Tsubo (丹下左膳余話 百万両の壺, The Million Ryo Pot), mentre il secondo è del 1936, Kōchiyama Sōshun (河内山宗俊, The Priest of Darkness). Infine il suo ultimo lavoro: Ninjō Kami Fūsen.
Si tratta di tre lavori che mantengono come ambientazione quella che poi sarà tipica di quasi tutta la produzione del regista, ovvero il jidaigeki, ma a cui in realtà questa definizione sta un po' stretta.
Protagonista assoluta infatti della sua opera è infatti proprio l'umanità, in tutte le sue sfaccettature e debolezze. L'azione viene messa in secondo piano, mentre commedia, dramma e melodramma si mescolano all'ambientazione storica, mettendo in luce la quotidianità della gente comune. Si tratta di un concetto e di una maniera di vedere la narrazione cinematografica che era già in nuce in quegli anni nel cinema nipponico e che troverà poi piena fioritura anche nel cinema di autori quali Ozu e Kurosawa Akira (黒沢 明) e di Suzuki Seijun (鈴木 清順).
Stilisticamente il cinema di Yamanaka risente della collaborazione protratta per tutta la propria carriera con la troupe teatrale Zenshin-za (前進座), un gruppo di giovani attori di avanguardia vicini alla sinistra giapponese, e che Yamanaka sceglierà per interpretare tutti i suoi ultimi lavori. Lo stile tende all'essenziale, il sonoro inesistente, in quanto Yamanaka gira film muti, nonostante fosse già arrivato il sonoro in Giappone. L'ambientazione storica serve esclusivamente quale metafora della realtà presente, cui Yamanaka rivolge una severa critica. Tange Sazen Yowa non è altro che una parodia di un film sui samurai, e Kōchiyama Sōshun, ispirato a un dramma kabuki, è un'opera che cerca di sondare nel profondo la vanità e ambizione umana, mentre in Ninjō Kami Fūsen protagonista assoluta è la classe sociale più povera, quella degli ultimi, della gente qualsiasi che lotta ogni giorno per la sopravvivenza.
È un messaggio molto forte e atipico nel Giappone dell'era Showa e dell'imperialismo, anche per la sua ispirazione di matrice socialista, e non stupisce il fatto che dopo la morte del regista in Patria il suo lavoro sia stato in parte insabbiato e in parte distrutto dalle Autorità, né con l'occupazione americana le cose andarono meglio, in quanto il Governo provvisorio a cui capo era MacArthur cercò in tutti i modi di tenere alla larga dal Paese idee vicine al socialismo o al comunismo.
Nonostante i suoi colleghi non abbiano mai smesso di riferirsi a lui, Yamanaka finì così dimenticato, fino a quando nella metà degli anni' 80 il regista Kato Tai (加藤 泰), nipote di Yamanaka, non scrisse un importante libro su di lui, attirando l'attenzione del grande critico Sato Tadao (佐藤 忠男), che si fece promotore della sua riscoperta, riportando i suoi lavori sopravvissuti alla luce e permettendo a noi e alle future generazioni di riscoprire uno dei più grandi maestri della prima Golden age del cinema giapponese.
See ya' soon!
Questa retrospettiva presenta i seguenti film del Maestro:
Sazen Tange and the Pot Worth a Million Ryo
(a cura di ggrfortitudo)
(a cura di Grace de Kerouàc)
* I sottotitoli dell'altro lungometraggio sopravvissuto del regista giapponese, Humanity and Paper Balloons, erano stati tradotti per AsianWorld da Dan (qui la discussione relativa) ma in seguito il film è uscito in dvd anche in Italia
Messaggio modificato da fabiojappo il 20 June 2018 - 08:51 AM