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[RECE] Ashes of Time

Traduzione di Nickmattel

103 risposte a questa discussione

#55 Magse

    Drunken Master

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Inviato 21 February 2007 - 10:40 PM

Hai finito di urlare? :em67:
Ben vengano comunque anche le critiche negative.
Anche se in effetti hai detto tutto e niente.

intellettualità e cazzeggio, in complementarietà e non in opposizione, sono il pane delle community

.::Un tempo tradussi per AW i seguenti sottotitoli. Se ora li state cercando, contattatemi e vi saranno dati :) 一.New Blood, 二.Eight Diagram Pole Fighter, 三.A Hero Never Dies (/w Japara), 四.Once Upon a Time in China, 五.Once Upon a Time in China II, 六.New Dragon Gate Inn, 七.Shiri (/w Japara), 八.Ashes of Time (/w Nickmattel), 九.Duel To The Death, 十.The Moon Warriors, 十一.The Tai-chi Master, 十二.Asoka (/w Mizushima76), 十三.Election, 十四.Police Story (/w ZETMAN), 十五.Sha Po Lang, 十六.The Myth (/w Zoephenia), 十七.The Blade (/w Nickmattel), 十八.Fist Of Legend (/w Haran), 十九.Election 2: Harmony Is A Virtue, 二十.Suzhou River (/w Lexes), 二十一.Juliet In Love (/w Kar-Wai), 二十二.Running Out Of Time, 二十三.Dragon Tiger Gate, 二十四.Dog Bite Dog, 二十五.The Lovers, 二十六.Exiled, 二十七.Made In Hong Kong, 二十八.The Longest Summer, 二十九.Little Cheung, 三十.Durian Durian, 三十一.Hollywood Hong Kong, 三十二.The Love Eterne, 三十三.Horrors of Malformed Men (/w Akira), 三十四.I Don't Want To Sleep Alone::.

Fondatore del Comitato per il Ritorno alla Gloria di Asianworld | Fondatore del Veronica Moser Shit Club | Co-fondatore del Comitato contro Cecilia Cheung e Kelly Chen | Suntoryzzato in data 15/07/2006 | Suntory-Sith | Nessuna commedia coreana tradotta dal 06/02/2004 | Censore in capo del Club Anti Siwospam: Basta turbo merdate, basta post mono faccina, basta panda del ca**o, basta suntory, BASTA SPAM! | Dandy Gay Lover | SNIAPA!™ addicted n°1


#56 Siwolae

    Annyon

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Inviato 22 February 2007 - 12:01 AM

Bo, a me è piaciuto e guarda che normalmente a me gli SVOLAZZZ... :em05:

#57 paolone_fr

    GeGno del Male

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Inviato 22 February 2007 - 10:20 AM

Visualizza Messaggiolaszlo, il Feb 21 2007, 10:27 PM, ha scritto:

LEGGENDO L' UNANIME CORO CI SI ASPETTA DIOSACHE', MA QUESTO FINTO BEL FILM ATTESTA UNA VOLTA ANCORA COME KAR WAI SE LA TIRI SEMPRE E TROPPO. IL SUO FAR CINEMA PUO' FUNZIONARE CON STORIE LUI LEI SIGARETTE PIOGGIA INTERNI NOTTI ABITI DESIDERI. QUI FARE L' AUTORE SERVE SOLO AD ALLUNGARE IL BRODO, ABITUDINE ESECRABILE.


...finto bel film? o bel film finto? o bello e finto film?
...lui lei sigarette pioggia interni notti abiti desideri?
...fare l'autore?
...allungare il brodo ?
...abitudine esecrabile?

???

...ah, adesso ho capito! Sei il terzo fratello dei Vanzina, venuto su AW per promuovere il prossimo film delle feste: Natale nello Xinjiang...

Sarà wuxiapian?

:em05: :em15: :em05:

#58 laszlo

    PortaCaffé

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Inviato 26 February 2007 - 12:59 AM

Entriamo nel merito; le scelte visive sono ridotte a:

primi o primissimi piani; i primi quarnta minuti, in cui si delinea la vicenda, ne sono zeppi. Lo sviluppo narrativo è demandato al dialogo, anzi spesso neppure a quello tanto c'è la voce off. Per belli, mobili ed espressivi che siano, i visi non bastano; sopravviene la noia.

combattimenti (pochi) montati rapidi fino quasi alla incomprensibilità e conditi col solito rallentatore effetto mosso. Anche qui appena si può un bel primo piano non guasta. L' arrivo della massa antagonista è immancabilmente schiacciato dal tele.

ogni tanto un campo lungo di un paeasggio evocativo, un po' da cartolina.

Dall' inizio alla fine le inquadrature si susseguono in fotocopia. Un così misero campionario deprime il genere. Perchè sceglierlo per maltrattarlo così ?

#59 François Truffaut

    Wonghiano

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Inviato 26 February 2007 - 01:27 AM

Ti consiglio di rivederlo con più attenzione (forse ti è sfuggito qualcosa). :em41:
Sottotitoli per AsianWorld: The Most Distant Course (di Lin Jing-jie, 2007) - The Time to Live and the Time to Die (di Hou Hsiao-hsien, 1985) - The Valiant Ones (di King Hu, 1975) - The Mourning Forest (di Naomi Kawase, 2007) - Loving You (di Johnnie To, 1995) - Tokyo Sonata (di Kiyoshi Kurosawa, 2008) - Nanayo (di Naomi Kawase, 2008)

#60 polpa

    It’s Suntory Time!

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Inviato 26 February 2007 - 01:32 AM

Visualizza Messaggiolaszlo, il Feb 26 2007, 12:59 AM, ha scritto:

Un così misero campionario deprime il genere. Perchè sceglierlo per maltrattarlo così ?

Forse perché i generi, quando necessario, vanno anche "depressi" e "maltrattati" per essere rivitalizzati. In ogni caso traditi.
Grandissimo film, Ashes of Time, e non perché è di WKW.

#61 paolone_fr

    GeGno del Male

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Inviato 26 February 2007 - 11:00 AM

Visualizza Messaggiolaszlo, il Feb 26 2007, 12:59 AM, ha scritto:

Entriamo nel merito; le scelte visive sono ridotte a:

primi o primissimi piani; i primi quarnta minuti, in cui si delinea la vicenda, ne sono zeppi. Lo sviluppo narrativo è demandato al dialogo, anzi spesso neppure a quello tanto c'è la voce off. Per belli, mobili ed espressivi che siano, i visi non bastano; sopravviene la noia.

combattimenti (pochi) montati rapidi fino quasi alla incomprensibilità e conditi col solito rallentatore effetto mosso. Anche qui appena si può un bel primo piano non guasta. L' arrivo della massa antagonista è immancabilmente schiacciato dal tele.

ogni tanto un campo lungo di un paeasggio evocativo, un po' da cartolina.

Dall' inizio alla fine le inquadrature si susseguono in fotocopia. Un così misero campionario deprime il genere. Perchè sceglierlo per maltrattarlo così ?

...se proprio vogliamo entrare nel merito:

WKW è un regista da interno, da jungla urbana, questo è senza dubbio vero (anche se ricordo le palme e la foresta di certi stacchi di Days of Being Wild).

WKW narra con il ritmato susseguirsi di voce e silenzio, più che con le parole stesse.

WKW è un regista di solitudini che si incrociano, che si sfiorano, non è un regista corale, e questo vien fuori bene da Ashes of Time, che ha un numero di personaggi superiore alla media per il nostro regista.

WKW racconta l'uomo, non una semplice storia: è la maschera del viso, dietro cui si cela il mondo interiore del personaggio, a costruire la trama, in modo separato da contesto ambientale (sia esso la strada, il deserto, l'appartamento) e genere (melò, wuxia, drammatico).

WKW non è regista da campi lunghi (come, del resto, Chris Doyle non rende al meglio in ambienti assolati e molto aperti), ma quel che si vede nella fotografia di Ashes of Time è un paesaggio-cornice, non molto vissuto, perché il racconto vuole essere universale, mantenere la sua distanza dal contingente.

WKW narra l'individuo, non la massa, e in Ashes sceglie pure di affrontare la morte di un uomo, morte che soffia nel sibilo del vento, con tutta la bellezza del cielo, e finisce marcita nel deserto, sulla sabbia che scotta del sole.

WKW ha attraversato la sua fase di sequenze montate a singhiozzo, come mostra bene Hong Kong Express (del 1994 come Ashes of Time...); personalmente giudico una fortuna che questa fase sia passata, ma da Ashes non bisogna aspettarsi combattimenti spettacolari - e il migliore e certo il più significativo è quello di Murong Yin con il suo riflesso...

WKW usa il genere come atmosfera (mentale), non certo come cliché, da rivalutare o svalutare. White Camel Mountain è un logo della memoria, non della storia o dell'immaginario fantastico, e lo è soprattutto per Ouyang Feng - senza sottovalutare il fatto che il racconto ruota e ritorna sempre sul vino dell'oblio...

...

#62 YamaArashi

    AW Samurai !

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Inviato 27 February 2007 - 12:31 PM

Questo film è basato su ricordi, memorie sfuocate, ceneri del tempo.
I paesaggi e tutta l'ambientazione sono altrettanto sfuocate e poco chiare, riflesso di un ricordo romantico e nostalgico.

Gran film e grande KarWai

#63 laszlo

    PortaCaffé

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Inviato 28 February 2007 - 12:56 AM

Visualizza Messaggiopaolone_fr, il Feb 26 2007, 11:00 AM, ha scritto:

...se proprio vogliamo entrare nel merito:

WKW è un regista da interno, da jungla urbana, questo è senza dubbio vero (anche se ricordo le palme e la foresta di certi stacchi di Days of Being Wild).

WKW narra con il ritmato susseguirsi di voce e silenzio, più che con le parole stesse.

WKW è un regista di solitudini che si incrociano, che si sfiorano, non è un regista corale, e questo vien fuori bene da Ashes of Time, che ha un numero di personaggi superiore alla media per il nostro regista.

WKW racconta l'uomo, non una semplice storia: è la maschera del viso, dietro cui si cela il mondo interiore del personaggio, a costruire la trama, in modo separato da contesto ambientale (sia esso la strada, il deserto, l'appartamento) e genere (melò, wuxia, drammatico).

WKW non è regista da campi lunghi (come, del resto, Chris Doyle non rende al meglio in ambienti assolati e molto aperti), ma quel che si vede nella fotografia di Ashes of Time è un paesaggio-cornice, non molto vissuto, perché il racconto vuole essere universale, mantenere la sua distanza dal contingente.

WKW narra l'individuo, non la massa, e in Ashes sceglie pure di affrontare la morte di un uomo, morte che soffia nel sibilo del vento, con tutta la bellezza del cielo, e finisce marcita nel deserto, sulla sabbia che scotta del sole.

WKW ha attraversato la sua fase di sequenze montate a singhiozzo, come mostra bene Hong Kong Express (del 1994 come Ashes of Time...); personalmente giudico una fortuna che questa fase sia passata, ma da Ashes non bisogna aspettarsi combattimenti spettacolari - e il migliore e certo il più significativo è quello di Murong Yin con il suo riflesso...

WKW usa il genere come atmosfera (mentale), non certo come cliché, da rivalutare o svalutare. White Camel Mountain è un logo della memoria, non della storia o dell'immaginario fantastico, e lo è soprattutto per Ouyang Feng - senza sottovalutare il fatto che il racconto ruota e ritorna sempre sul vino dell'oblio...

...


Definiti “maschere del viso” i volti acquistano profondità e innegabile pathos. Ma se di detti volti si abusa e se ne fa la pietra angolare della narrazione essi si rivelano per quello che sono: nient’ altro che facce. Far procedere la narrazione a forza di intensi sguardi è ardua cosa. Ovunque siano diretti. Forse mi manca la sensibilità per afferrare le sfumature, forse mi è sfuggito un fremito di narice o un battito di ciglia con tutto il carico di interiorità di cui sono inconfutabili segnali. Ma anche Kar Wai sembra non fidarsi troppo del potenziale espressivo facciale e così – forse pensando agli insensibili come me, incapaci di cogliere gli smisurati mondi interiori dei ns eroi - guarnisce il tutto con abbondanti dosi di voce off.
“Raccontare l’ uomo” e snobbare la “semplice storia” è più che presuntuoso, è anticinema.
Interiorità ed emozioni sono concetti astratti e sullo schermo hanno un difetto:non si vedono. E’ il racconto che li deve materializzare, ma con la narrazione affidata ad “un ritmato susseguirsi di voce e silenzio” (stucchevole e ridondante, aggiungo) Kar Wai più che mostrarli continua a giurare sulla loro esistenza. Troppo facile sia per lui che per lo spettatore.
Se non erro vinse un AW Award. Mi domando come sia possibile.





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