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[RECE][SUB] Tokyo Sonata

Traduzione di François Truffaut

44 risposte a questa discussione

#1 François Truffaut

    Wonghiano

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Inviato 08 March 2010 - 12:43 AM

TOKYO SONATA

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Tôkyô sonata
(トウキョウソナタ)
Giappone, 2008



Regia: Kiyoshi Kurosawa
Sceneggiatura: Max Mannix, Kiyoshi Kurosawa, Sachiko Miura
Fotografia: Akiko Ashizawa
Musica: Kazumasa Hashimoto
Montaggio: Koichi Takahashi
Scenografie: Tomoyuki Maruo, Tomoe Matsumoto
Interpreti: Teruyuki Kagawa, Kyoko Koizumi, Kai Inowaki, Yu Koyanagi, Haruka Igawa, Koji Yakusho
Produzione: Django Film, Entertainment Farm (EF), Fortissimo Films
Durata: 119'

Versioni: MOC doppio disco e CINEFILE





Trama. Tokyo, oggi. Ryuhei, un direttore amministrativo, perde il suo lavoro presso una multinazionale. Megumi, sua moglie, cerca di sostenerlo e, nel contempo, lotta per mantenere vivo il loro rapporto non idilliaco con il figlio più grande, Takashi, in procinto di arruolarsi nell'esercito statunitense, e con il più piccolo, Kenji, un adolescente introverso che vorrebbe imparare a suonare il pianoforte. Ben presto il licenziamento di Ryuhei ha effetti devastanti sugli equilibri delicati delle dinamiche della famiglia.


Commento. L'opera della maturità, forse il più bel film di Kiyoshi Kurosawa, quello dove la sua inquietudine, seppur fuori dagli steccati delle derive del perturbante di cui è (stato) maestro, trova una pregnanza compiuta e misurata (che magari ai fan farà gridare al tradimento). Un lucido e granitico requiem (la sonata del titolo) per il declino di una famiglia della classe media, di una generazione (quella dei padri), di un Paese smarrito (il Giappone, i cui valori di riferimento sono in piena crisi davanti alle sfide della modernità), attraverso la parabola discendente di un gruppo di congiunti che riescono a superare un momento di crisi tra i tanti dell'oggi giapponese, liberandosi di certi retaggi culturali (l'onta del licenziamento, la sindrome del fallimento, il complesso dell'autorità), senza lasciarsi vincere dal desiderio di fuggire dalle responsabilità: alla fine ognuno accetta quello che il destino gli ha riservato, non rinunciando ad intraprendere la strada di una nuova vita. Il tutto filmato a cavallo tra classico e moderno, tra inquadrature rarefatte e sguardi in presa diretta sulla realtà che ritraggono un disorientamento prima interiore e poi fisico in universi chiusi: tra Yasujiro Ozu e il cinema con una coscienza sociale che va tanto di moda negli ultimi tempi. Insomma, con Tokyo Sonata, Kurosawa entra di diritto nell'olimpo dei più grandi autori del cinema giapponese contemporaneo.


Note biografiche. Nato il 19 luglio del 1955 a Kobe, in Giappone, Kurosawa ha iniziato a girare in 8 mm mentre era ancora studente di sociologia all'università di Rikkyo. Nel 1980 il suo primo lavoro Shigarami Gakuen fu proiettato al PIA Film Festival. Negli anni successivi Kuosawa studia con i registi Kazuhiko Hasegawa e Shinji Somai. Nel 1983 debutta commercialmente con Kandagawa Wars. Nei due anni successivi escono The excitement of the do-re-mi-fa girl e Guard from underground che attraggono numerosi ed entusisti fans. Nel 1992 Kurosawa vince l'ambito posto del laboratorio di scrittura al Sundance Institute con la sua sceneggiatura originale Charisma. Le sue serie Suit yourself or shoot yourself! (1995-1996) e The revenge (1997) hanno fatto crescere il numero di avidi fans di Kurosawa. Lo stesso anno Cure partecipa al 1997 Tokyo International Film Festival, ottenendo riconoscimenti inernazionali. Con lo stesso film vince il premio per la migliore regia al Yokohama Film Festival. Nel 1999 License to live viene proiettato al Berlin Film Festival Forum, e Charisma è acclamato al Cannes Film Festival Directors'Fortnight. Lo stesso anno Barren illusion è proiettato alla mostra del cinema di Venezia. Ne 2001 Pulse è proiettato al Festival di Cannes nella sezione "Un certaine regard" dove ha vinto il premio della critica. Lo sesso anno vinse anche il premio della critica dello Sitges Film Festival. Due anni dopo Kurosawa è tornato a partecipare al Festival di Cannes 2003 con il suo Bright future. Lo stesso anno Doppelganger, un film su un uomo che si trova ad affrotare il suo alter ego, è stato selezionato come apertura del Pusan International Film Festival. Retribution, finito nel 2006 è stato ufficialmente selezionato per la mostra del cinema di Venezia. (Dal catalogo AsianFilmFestival 2008)



Chi ha già visto il film è pregato di votarlo in home e di commentarlo. Thanks!

Buona visione! :em67:






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Messaggio modificato da fabiojappo il 24 December 2016 - 11:16 AM
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Sottotitoli per AsianWorld: The Most Distant Course (di Lin Jing-jie, 2007) - The Time to Live and the Time to Die (di Hou Hsiao-hsien, 1985) - The Valiant Ones (di King Hu, 1975) - The Mourning Forest (di Naomi Kawase, 2007) - Loving You (di Johnnie To, 1995) - Tokyo Sonata (di Kiyoshi Kurosawa, 2008) - Nanayo (di Naomi Kawase, 2008)

#2 Kitano

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Inviato 08 March 2010 - 12:57 AM

Lo aspettavo da tempi immemori... e sono proprio quelli della Moc!

Grazie infinite :dancesmile:



#3 Barka77

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Inviato 08 March 2010 - 09:49 AM

Grazie! :dancesmile:

#4 fabiojappo

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Inviato 08 March 2010 - 11:36 AM

Grazie ! Lo aspettavo con impazienza.

#5 Shimamura

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Inviato 08 March 2010 - 12:48 PM

Tokyo Sonata

di Kurosawa Kiyoshi


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È un film diverso. Diverso dal resto della cinematografia di Kurosawa, così particolare, così allucinata\allucinante. Spesso si è parlato di lui come un regista di film horror. Certamente film come "The Cure" potrebbero rientrare in certi schemi, ma a mio modo di vedere, ed a modo di vedere anche di molte altre voci, di certo più autorevoli della mia, Kurosawa "junior" è sempre sfuggito da qualsivoglia tipo di classificazione.

Questo film ne è la riprova. Tokyo Sonata non ha nulla a che vedere con il soprannaturale, con i mostri o con i fantasmi, ma riguarda la famiglia, quella giapponese, naturalmente. La famiglia nipponica è sempre stata appannaggio della poetica di Ozu, ma Kurosawa si distacca dal maestro, mostrando una cifra stilistica che forse ricorda più certo cinema di Andrei Tarkovsky, con i suoi odori e colori quasi violenti e percettibili, laddove in Ozu invece tutto è più rarefatto.

Eppure Tokyo Sonata, seppur privo di quasiasi elemento soprannaturale è il film più terrificante che Kurosawa Kiyoshi abbia mai fatto. È terrificante perché parla di noi. Di te, di me, dei nostri vicini, dei nostri colleghi, delle persone che camminano per strada. L'orrore emerge dalla consapevolezza che siamo stati noi a generare la follia di questa realtà, di questo mondo. Un mondo senza pietà, in cui ognuno è ridotto a semplice comparsa e\o numero, disumanizzato, ma costretto comunque a svolgere il ruolo che si è tenuti a mantenere in questo meccanismo strano che noi chiamiamo società: capofamiglia, casalinga, studente del liceo, genitore, figlio, uomo, bambino...

Mi viene in mente una scena. Sdraiata sul divano, una notte, Megumi chiede a Ryuhei di tirarla su, ma lui ha già lasciato la stanza. Alzando le braccia, lei supplica:
«Qualcuno, per favore, mi aiuti a rialzarmi», ma siamo gli unici ad ascoltare.

Tokyo Sonata contiene molte scene di semplice, banale vita quotidiana - cene in famiglia, colloqui di lavoro, visita ad un centro commerciale e passeggiate nel parco - ma sono scene che creano in noi un disagio enorme, anche rispetto al resto dell'opera di Kurosawa. Sono il segno di un mondo completamente impazzito, dove le persone costruiscono da sole le proprie gabbie, nella convinzione che questo li terrà al sicuro e al caldo. Ma c'è una corrente fredda che soffia tra le sbarre e l'unico modo per ottenere la salvezza è uscirne prima che sia troppo tardi.

Tokyo Sonata è un lavoro di grande passione, coraggio e delicatezza, e Kurosawa è in grado di costruire una sorta di miracolo, quasi-cristiano (o forse quasi-buddista), la redenzione dalle rovine della vita di Ryuhei e della sua famiglia, con un finale che forse è troppo definire ottimistico, ma sicuramente non privo di speranza.




Un sincero ringraziamento a François per la traduzione (anche se la mia edizione è diversa, quindi per vedere il film in italiano mi toccherà ripassare in edicola... ;)) .

See ya' soon! :dancesmile:

Messaggio modificato da Shimamura81 il 09 March 2010 - 07:21 PM

Hear Me Talkin' to Ya




Subtitles for AsianWorld:
AsianCinema: Laura (Rolla, 1974), di Terayama Shuji; Day Dream (Hakujitsumu, 1964), di Takechi Tetsuji; Crossways (Jujiro, 1928), di Kinugasa Teinosuke; The Rebirth (Ai no yokan, 2007), di Kobayashi Masahiro; (/w trashit) Air Doll (Kuki ningyo, 2009), di Koreeda Hirokazu; Farewell to the Ark (Saraba hakobune, 1984), di Terayama Shuji; Violent Virgin (Shojo geba-geba, 1969), di Wakamatsu Koji; OneDay (You yii tian, 2010), di Hou Chi-Jan; Rain Dogs (Tay yang yue, 2006), di Ho Yuhang; Tokyo Olympiad (Tokyo Orimpikku, 1965), di Ichikawa Kon; Secrets Behind the Wall (Kabe no naka no himegoto, 1965) di Wakamatsu Koji; Black Snow (Kuroi yuki, 1965), di Takechi Tetsuji; A City of Sadness (Bēiqíng chéngshì, 1989), di Hou Hsiao-hsien; Silence Has no Wings (Tobenai chinmoku, 1966), di Kuroki Kazuo; Nanami: Inferno of First Love (Hatsukoi: Jigoku-hen, 1968) di Hani Susumu; The Man Who Left His Will on Film (Tokyo senso sengo hiwa, 1970), di Oshima Nagisa.
AltroCinema: Polytechnique (2009), di Denis Villeneuve ; Mishima, a Life in Four Chapters (1985), di Paul Schrader; Silent Souls (Ovsyanky, 2010), di Aleksei Fedorchenko; La petite vendeuse de soleil (1999), di Djibril Diop Mambéty; Touki Bouki (1973), di Djibril Diop Mambéty.
Focus: Art Theatre Guild of Japan
Recensioni per AsianWorld: Bakushu di Ozu Yasujiro (1951); Bashun di Ozu Yasujiro (1949); Narayama bushiko di Imamura Shohei (1983).

#6 asturianito

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Inviato 08 March 2010 - 01:04 PM

Visualizza MessaggioShimamura81, il 08 March 2010 - 12:48 PM, ha scritto:

(anche se la mia edizione è diversa, quindi per vedere il film in italiano mi toccherà ripassare in edicola... :dancesmile:) .
Ma no dai, sincronizza i subbi con quella che hai e poi la mandi a qualcuno, così la aggiunge. ;)
Non si possono prendere quattro gol contro aversari
che passano tre volte nostra metà campo. (V. Boskov)


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#7 Cignoman

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Inviato 08 March 2010 - 01:19 PM

Grazie ! ! !

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#8 paolone_fr

    GeGno del Male

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Inviato 08 March 2010 - 01:47 PM

bel film. lascia spiazzati quelli che da kurosawa kiyoshi si aspettavano magari altro, ma rimane di grande impatto. personalmente, non ho digerito il finale rassegnato, duro, ma un po' finto...

#9 Shimamura

    Agente del Caos

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Inviato 08 March 2010 - 03:31 PM

Visualizza Messaggioasturianito, il 08 March 2010 - 01:04 PM, ha scritto:

Ma no dai, sincronizza i subbi con quella che hai e poi la mandi a qualcuno, così la aggiunge. :em87:

Avevo la versione Proper, ma purtroppo ho già fatto il cambio...:dancesmile:

Chiedo scusa, ma non ho proprio pensato ad adattarli, anche perché le differenze erano tantissime... :em87:

La prossima volta ci penserò prima...;)

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AsianCinema: Laura (Rolla, 1974), di Terayama Shuji; Day Dream (Hakujitsumu, 1964), di Takechi Tetsuji; Crossways (Jujiro, 1928), di Kinugasa Teinosuke; The Rebirth (Ai no yokan, 2007), di Kobayashi Masahiro; (/w trashit) Air Doll (Kuki ningyo, 2009), di Koreeda Hirokazu; Farewell to the Ark (Saraba hakobune, 1984), di Terayama Shuji; Violent Virgin (Shojo geba-geba, 1969), di Wakamatsu Koji; OneDay (You yii tian, 2010), di Hou Chi-Jan; Rain Dogs (Tay yang yue, 2006), di Ho Yuhang; Tokyo Olympiad (Tokyo Orimpikku, 1965), di Ichikawa Kon; Secrets Behind the Wall (Kabe no naka no himegoto, 1965) di Wakamatsu Koji; Black Snow (Kuroi yuki, 1965), di Takechi Tetsuji; A City of Sadness (Bēiqíng chéngshì, 1989), di Hou Hsiao-hsien; Silence Has no Wings (Tobenai chinmoku, 1966), di Kuroki Kazuo; Nanami: Inferno of First Love (Hatsukoi: Jigoku-hen, 1968) di Hani Susumu; The Man Who Left His Will on Film (Tokyo senso sengo hiwa, 1970), di Oshima Nagisa.
AltroCinema: Polytechnique (2009), di Denis Villeneuve ; Mishima, a Life in Four Chapters (1985), di Paul Schrader; Silent Souls (Ovsyanky, 2010), di Aleksei Fedorchenko; La petite vendeuse de soleil (1999), di Djibril Diop Mambéty; Touki Bouki (1973), di Djibril Diop Mambéty.
Focus: Art Theatre Guild of Japan
Recensioni per AsianWorld: Bakushu di Ozu Yasujiro (1951); Bashun di Ozu Yasujiro (1949); Narayama bushiko di Imamura Shohei (1983).





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