Il fenomeno si chiama Hallyu, che comunemente viene tradotto "Korean Wave", Onda coreana, e indica la diffusione in Asia dei prodotti della cultura pop della Corea del Sud. Una tendenza sempre più forte che può produrre molto, se ben sfruttata.
Le autorità coreane lo hanno capito e hanno deciso di spremere fino in fondo il limone della "febbre coreana". Così hanno stabilito che nascerà "Hallyuwood". Dopo l'India (che è stato il primo Paese a creare un'industria del cinema che imitasse Hollywood mettendo in piedi Bollywood, il villaggio del cinema indiano), la Corea ha deciso che ora è arrivato il suo turno. Il villaggio - il nome Hallyuwood è un misto di Hallyu e Hollywood - sarà pronto nel 2008 e sorgerà nei pressi della capitale. Al suo interno saranno concentrati tutti i set dei film e delle telenovelas coreane che fanno impazzire cinesi, taiwanesi e gli altri asiatici.
Ma le autorità si sono spinte anche oltre. Hanno fondato una task force speciale, la Korean Wave Tourism Marketing Campaign Team, a cui sono stati affidati due compiti: incentivare e organizzare l'afflusso di turisti asiatici che arrivano in Corea spinti dalla "febbre coreana".
Aumentare i profitti, provenienti dai Paesi asiatici, nel campo dello shopping e della moda sfruttando l'impulso fornito dalla Korean Wave.
Questa politica dovrebbe migliorare la situazione già esistente. Una relazione del Trade Research Institute (TRI) per la Korea International Trade Association (KITA) ha rivelato che l'Hallyu nel 2004 ha fatto aumentare gli introiti legati al turismo e all'esportazione di 1,87 miliardi di dollari facendo crescere nel 2004 il PIL nazionale dello 0,18 per cento.
La Corea del Sud, più attenta in passato a non essere sopraffatta dalla cultura cinese e Giapponese, che ad esportare il suo stile di vita, negli ultimi anni ha visto un'impennata nella diffusione dei suoi prodotti culturali nei paesi vicini. L'aumento è stato veloce e costante e ora gli attori e i cantanti coreani, insieme ai loro tagli di capelli e al loro stile, sono famosi e imitati dai giovani in Cina, Honk Kong, Taiwan e nel Sud Est Asiatico.
In Cina, uno dei fronti più colpiti dalla febbre coreana, tutto è cominciato negli anni '90. Il cavallo di Troia è stato la telenovela. La prima soap-opera venne trasmessa nel 1993. La seconda nel 1997, proiettata ogni domenica dalla televisione nazionale cinese CCTV. Il pubblico ha gradito e le telenovelas sono aumentate sempre di più. Al punto che nel 2002 solo sulla televisione nazionale sono state trasmesse 67 soap-opera coreane.
Telenovelas come "Autumn in my Heart" o "Winter sonata" sono conosciutissime in Cina, seguite soprattutto da giovani e casalinghe. La diffusione di soap-opera pian piano è stata affiancata dall'ingresso di film, i cui attori sono diventati dei divi per i giovani cinesi, proprio come i cantanti pop coreani. I film e la musica hanno portato con sé tendenze e stili. Nei negozi sono spuntati angoli con vestiti made in Korea o che comunque imitano i loro tagli. "Molte ragazze - dice Jin Mei Lun, commessa - vengono nel mio negozio e cercano vestiti coreani. Sono più belli e più alla moda. Ma costano un po' di più". Nel suo negozio una camicia coreana costa intorno ai 270 yuan (27 euro), mentre un vestito cinese tra i 70 e i 100 yuan (tra i 7 e i 10 euro).
La Korean Wave più recentemente ha investito anche il turismo . Negli ultimi anni la Corea è diventata sempre di più una meta turistica per i Cinesi. Secondo un'indagine condotta dall' Organizzazione nazionale coreana per il turismo l'80% dei cinesi intervistati ha intenzione di visitare la Corea. Quasi la metà di loro dichiara che è spinta dall'influenza delle soap-opera coreane.
E, tra coloro che vogliono andare, il 44% ha come scopo visitare i set dove sono state girate le telenovelas che hanno seguito in tv.
da LA NAZIONE
Messaggio modificato da stevet1998 il 11 September 2005 - 05:01 PM