Flowers of Shanghai
Internal CFE
"La gente oggi non vive allo stesso ritmo di un tempo.
E i miei film tentano di catturare qualcosa della velocità specifica di un'epoca."
"Io non desidero raccontare delle storie, il mio desiderio è piuttosto di creare dei climi,
degli ambienti.
Questi momenti di attesa mi interessano."
(Hou Hsiao-hsien)
Flowers of Shanghai
(Hai shang hua)
Regia: Hou Hsiao-hsien
sceneggiatura: Chu Tien-wen, dal romanzo omonimo di Han Ziyun.
fotografia: Mark Lee Ping-bin.
scenografia: Hwang Wern-ying.
costumi: Sung Ming-huei.
montaggio: Liao Ching-sung.
musica: Yoshiro Hanno.
produzione: Shozo Ichiyama, Yang Teng-kuei, per 3H, Shochiku.
Taiwan/Giappone, 1998, col, 118'
interpreti: Tony Leung Chiu-wai (Wang), Michiko Hada (Cremisi), Michelle Monique Reis (Smeraldo), Carina Lau Ka-ling (Perla), Jack Kao (Luo), Wei Hsiao-hui (Gelsomino),
Rebecca Pan Wan-ching (Huang), Fang Hsuan (Giada), Annie Shizuka Inoh (Bottone d'oro),
Lee Yuming (Azhu), Lin Yu-han (Tesoro), Simon Chang (Shuren),
Chiang Wei-kuo (Zhu), Luo Tsai-erh (Hong)
Tratto dall'omonimo romanzo di Han Ziyun, il film mostra la vita nelle eleganti case chiuse di Shanghai, verso la fine del diciannovesimo secolo. Hou ricostruisce un universo che di lì a poco sarebbe collassato, nel 1911, con la caduta della dinastia Qing e la nascita della Repubblica Cinese. (…)
All'interno dei quartieri britannici della Shanghai colonizzata del 1884, dove prosperano le lussuose e ovattate "case dei fiori", ossia le case di prostituzione riservate agli alti dignitari cinesi, luoghi dove le relazioni tra le cortigiane e i clienti s'intelaiavano in una rete complessa di implicazioni, spesso contraddittorie, come ha precisato lo stesso Hou Hsiao-hsien (…): "Nella società patriarcale cinese, gli uomini visitavano le case dei fiori, perché era il solo luogo dove l'amore potesse essere trovato ed espresso. Essendo il matrimonio una tradizione molto salda, le cortigiane si trovavano là per soddisfare più un desiderio romantico che un bisogno sessuale. Sedurre una cortigiana richiedeva denaro, ma soprattutto tempo, attenzione, assiduità. Era un fiore che bisognava corteggiare. Nelle case dei fiori gli uomini obbedivano alle regole stabilite dalle donne."
Non vedremo mai nemmeno uno spiraglio sugli esterni di Shanghai, che rimane esclusa da qualsiasi immagine del film, perché la macchina da presa è ancorata nel chiuso di quattro "enclavi", Huifang, Gongyang, Shangren ed Est Exing.
La maniaca fedeltà della scenografia e dei costumi, l'antinaturalismo di marca pittorica di una fotografia che ricrea l'aura delle lampade ad olio, s'immergono in un realismo della durata ottenuto attraverso un uso del piano-sequenza esclusivo (…). Ogni piano-sequenza nasce e muore da una tenebra compatta come un organismo autosufficiente ed isolato, che brilla nella sfarzosa saturazione cromatica che la luce artificiale espande. La scena è avvolta da un suntuoso e soffuso onirismo che evoca le tele del primo Rembrandt. La steady-cam pulsa senza posa, perlustrando lo spazio, familiarizzando con esso, assecondando ogni minimo spostamento o trasalimento degli interpreti. E' come se un soffio di vita animasse i personaggi di un meraviglioso trompe l'oeil.
Hou lavora piuttosto sull'assenza che sulla presenza: lavora sull'inattingibilità del passato corteggiandone i riverberi "vitali" e simmetricamente lavora sull'informe esuberanza del presente raffreddandola e mettendola a distanza.
(da Hou Hsiao-hsien, a cura di Roberto Chiesi, Le Mani, 2002)
Ooops, dimenticavo: un grande ringraziamento all'esimio prof. Nickmattel per il suo lavoro di cesello sui miei subbi già quasi perfetti (lo ha detto lui! )
Messaggio modificato da fabiojappo il 23 December 2014 - 06:12 PM