[ZOOM] Grindhouse

Pare che Grindhouse non sia andato bene al botteghino americano.

Tarantino discólpati

Processo al maestro pulp

LOS ANGELES - Robert Rodriguez e Quentin Tarantino sono una strana coppia. Il primo è un texano freddo che porta sempre grandi Stetson neri in testa. Tarantino è un tipico prodotto di Los Angeles, il ragazzo la cui cultura cinematografica viene dai suoi celebri cinque anni da commesso in un negozio di video dove divorava di tutto: film horror, film di Hong Kong, film di sfruttamento sessuale, soprattutto film che la critica chiama di serie B. Dieci anni fa Rodriguez e Tarantino hanno fatto assieme From Dusk till Dawn, Rodriguez come regista, Tarantino come sceneggiatore e come uno dei suoi protagonisti. Da allora hanno collaborato in altri cinque film, producendo l’uno per l’altro, scrivendo, componendo le rispettive colonne sonore. Adesso hanno deciso di mettere assieme sotto un unico titolo, Grindhouse, due film: il primo, Planet Terror, firmato da Rodriguez, il secondo, Death Proof, firmato da colui che, con Reservoir Dogs e Pulp Fiction ha inventato un nuovo linguaggio cinematografico e coniato involontariamente un nuovo aggettivo: «tarantiniano».
Uscito negli Usa il week—end scorso, Grindhouse è andato al di sotto delle aspettative: 11 milioni di dollari contro i 20 che erano stati abbondantemente previsti. Il concetto di due film al prezzo di uno non ha funzionato e ora Tarantino, Rodriguez e Harvey Weinstein, che distribuisce il film, hanno deciso che in Europa diventerà non uno show unico di tre ore ma due film distinti di due ore ciascuno. Cerchiamo di capire quel che è successo con Quentin Tarantino.

Quentin, Le viene mai il desiderio di lasciare il tema della violenza e di fare altro, magari ua commedia romantica?
«La mia voce, la mia immaginazione, i miei personaggi sono al di fuori di quello che accade nel Pianeta Terra. E poi una commedia romantica l’ho fatta, ed è True Romance. C’è molta violenza, ma il titolo non è ironico. E’ un film romantico, anzi è una commedia romantica».

Si spieghi meglio, sta dicendo che i suoi film non sono fondati sulla realtà che ci circonda nel nostro pianeta?
«No, sono estremamente influenzato da ciò che accade nel mondo, i miei film sono connessi alla vita e alla realtà. Non penso che la gente mi segue per la violenza sensazionalistica dei miei film, ma per i dialoghi e i sentimenti dei miei personaggi».

L’accusano anche di sfruttare e denigrare l’immagine della donna…
«A me sembrano donne che sanno stare in piedi da sole, molto indipendenti senza per questo perdere la loro femminilità. Ma non faccio donne-maschio, quello sarebbe barare».

Robert Rodriguez è il suo più stretto collaboratore da una decina di anni, un’altra persona che ha segnato la sua carriera è Uma Thurman. Vuole parlare di queste due relazioni?
«Robert è un collaboratore e un amico e non avrei potuto concepire un progetto come Grindhouse con nessun altro. Anche Uma è una collaboratrice, ma per me è anche una musa. Quando sono davanti alla pagina bianca, penso a lei e mi viene l’ispirazione. Quando restò incinta alla vigilia di girare Kill Bill molti mi suggerirono altri nomi. Perché non usi Nicole Kidman? O Charlize Theron? O Lucy Liu? Io non ho mai pensato a nessun altra, ho deciso di aspettare per avere Uma».

In America il suo film «Death Proof» è uscito a seguito di quello di Rodriguez sotto il titolo doppio di «Grindhouse». In altri paesi saranno due film distinti. Vuole spiegare?
«In alcuni territori la sequenza sarà prima il film mio e poi quello di Robert. In altri ancora, verranno mostrati come due film separati. Dopo avere fatto Kill Bill mi sono convinto del fatto che va bene fare film diversi, adattati alle varie culture. Ci sono posti dove puoi spingere un po’ di più, altri dove puoi inserire dei cambiamenti. Non ci vedo niente di male».

Sei film in 15 anni, non è esattamente un autore molto prolifico. Come mai?
«C’e una ragione ed è che i miei film li scrivo io e scrivere è difficile. Potrei fare più film dirigendo storie scritte da altri, ma non voglio seguire questa strada, perché diventi solo un altro regista di Hollywood. Lanciato Death Proof, mi piacerebbe fare uno spaghetti western. In qualche modo, i miei film sono degli spaghetti western, ma vorrei farne uno ambientato nel Sud degli schiavi e delle piantagioni».

A FAVORE
Dario Argento «Per me è imbattibile»
«Lo so che al box office americano Grindhouse non è andato bene. Ma che vuol dire? Magari tra qualche anno si scoprirà che è bellissimo. Comunque, quando è il pubblico a bocciare un’opera, c’è poco da protestare. Il casino si fa se sono i produttori a tagliarla, censurarla, stravolgerla. Qua è diverso. Intanto Gridhouse non è un film solo di Tarantino ma anche di Robert Rodriguez: lui ha girato la prima parte, l’altro la seconda e poi li hanno uniti producendo insieme dei trailer di b-movie assolutamente inventati. Magari il risultato non è eccitante, tre ore per due film sono troppe, ma la proposta è originale. Ho letto che forse, in futuro, saranno proiettati in sale diverse, ma il festival di Cannes so che li vuole in coppia. Tarantino è un creativo, uno sperimentatore. Può andar meglio una volta, peggio un’altra, ma va apprezzato per questo. Per me è imbattibile».

CONTRO
Pupi Avati «Cinema di maniera»
«E’ vero, faccio un cinema diversissimo da quello di Quentin Tarantino, ma che significa? Per me lui rappresenta un caso particolare. Ero a Cannes in giuria, l’anno in cui è arrivato in concorso Pulp Fiction. Nessuno conosceva Tarantino eppure gli demmo la Palma d’oro all’unanimità. Era un capolavoro, nato da un meraviglioso equilibrio tra avventura e ironia dove perfino la violenza era raffigurata in maniera innocua. Quello che è accaduto dopo nel suo cinema è certamente inferiore. Probabilmente Grindhouse sarà una delusione. A me pare che il suo sia diventato un cinema di maniera. Per di più, a peggiorare le cose, ha generato un gran numero di imitatori che si ispirano al suo modo di girare ma peggiorandolo e ridicolizzandolo». Per Tarantino dovrebbero ripetersi le stesse condizioni di Pulp Fiction. Ritrovare lo stesso stato d’animo per fare un film perfetto come quello. Sarà dura.

(LORENZO SORIA)

Mi sembra una discussione molto futile. :em15:

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