In Trance (Danny Boyle, 2013)
La locandina inglese è bellissima. Il film no. Non per me, almeno.
Il motivo per cui dico "no" è lo stesso per cui lo dissi anche di
Inception o Shutter Island - che rispetto a questo sono comunque dei signori film.
Perché non mi piacciono i film che parlano del funzionamento della mente come se fosse un parco giochi. Mentre assistevo allo "show", mi sembrava di vedere gli sceneggiatori con gli occhi che gli si illuminavano, lì seduti ai rispettivi computer a darsi manate sulle spalle e ad esaltarsi per ogni grande trovata/svolta/colpo di scena con cui sorprendere lo spettatore. E mi facevano incazzare non poco, distraendomi per tutto il film - tranne ovviamente nel momento culminante e Sacro del film, quello del nudo frontale di Rosario Dawson post-depilazione: quel momento vale tutto il film, e credo che gli sceneggiatori lo sapessero perfettamente. Era un po' il loro piano B.
Il problema dei film sulla mente è proprio questo: che non li puoi scrivere a tavolino come fossero dei teoremi, i cui ritmi e le svolte impreviste sono decise da manuali di sceneggiatura hollywoodiana.
I film sulla mente, quelli veri, non si sperticano per stupire, ti avviluppano e non ti lasciano più, e soprattutto non risolvono nulla, così come quando ti svegli da un sogno ti accorgi che le due logiche - quella onirica e quella della veglia, non si conciliano per quanti sforzi tu faccia. Come hanno ben mostrato i visionari veri, come - per restare in epoca relativamente recente - David Lynch, le sceneggiature di Charlie Kaufman, il David Cronenberg di
Spider, i Coen di
Barton Fink, o Shinya Tsukamoto (quello da
Gemini in poi) e pochissimi altri.
Messaggio modificato da polpa il 02 September 2013 - 02:11 PM