Dal "Manuale Rapido Del Piccolo Frequentatore Della Mostra Del Cinema Di Venezia"
Secondo giorno - l'appuntamento con la puntualità in Italia
Al contrario di ieri, in cui avevo provato a fare il cittadino modello lasciando, come da istruzioni, la macchina al Parcheggio Scambiatore per poi prendere bus, battello e di nuovo bus, oggi ho preso la due ruote motorizzata e l'ho portata fino al
Parcheggio Selvaggio® di Venezia città, che non era solo pieno: motorini accatastati uno sopra l'altro, incatenati impennati ai pali della luce o sul marciapiedi, spazzatura, rottami di scooter arrugginiti e un barbone assopito in un angolo. Ho abbandonato la mia reliquia rossa dentro quella poltiglia da archeologia industriale e chi sè visto sè visto.
L'unico vantaggio di svegliarsi presto per arrivare puntuale al film delle nove è che, almeno nel vaporetto, non ci si accalca tra turisti con lo zaino o anziani con trolley della spesa modificato per i ponti. In compenso c'era il panettiere coi cesti di plastica bianca.
Risparmiando il primo bus, in trequarti d'ora si è alla cittadella del cinema.
L'ottimizzazione del viaggio da terraferma è ad un punto morto.
Rimarrebbe solo affittare un motoscafo o un elicottero.
Superstar - di Xavier Giannoli
A sorpresa il film in concorso delle nove è anticipato da una lunga coda agli ingressi della sala Darsena.
La pellicola vuole essere folle ed originale. Ed in piccola parte ci riesce: un uomo
banale da uno giorno all'altro diventa una star, senza nessun motivo, o forse solo perchè non desiderava esserlo. Da qui a finire sulle prime pagine di tutte le riviste di attualità il passo è breve. Inseguito, applaudito, amato e poi violentato, umiliato e gettato via. Forse è semplicemente la solita critica alla TV spazzatura.
La pellicola ha dei momenti frizzanti, a volte esilaranti, ma si assesta su un contesto drammatico psicologico che funziona solo in parte e alla lunga stanca senza lasciare alcun messaggio davvero acuto. Lo zampino dei francesi si avverte per via del solito dramma familiare che non manca mai
Interessante il dialogo con lo psicologo che termina col vero tormentone del film.
Sarebbe stato un finale azzeccato.
Consigliato
The Reluctant Fundamentalist di
Mira Nair
La tradizione vuole che i film d'apertura dei festival siano sempre - o quasi - lunghi, patinati, high-budget, possibili blockbuster capaci di far sgorgare emozioni facili ai meno navigati.
Di certo questo
Reluctant Fundamentalist resta fedele alla linea.
E' principalmente un film sull'arroganza e sulla sua naturale risposta che è la voglia di rivalsa.
Ad esempio l'arroganza degli Stati Uniti verso i paesi arabi (il
Pakistan in questo caso).
O l'arroganza di una Wall Street capace di rovinare la vita delle persone pur di far aumentare il profitto agli investitori.
O l'arroganza dei soldi e del potere verso chi non ha le stesse armi.
Il tema del fondamentalismo che accomuna arabi e americani è solo accennato e utile solo agli slogan per i giornali.
Il film è fatto bene, niente da dire, ma scade spesso in cliché. Mi sorprende che ci si possa appassionare di concetti risaputi e condivisi. Come la critica agli USA, che predicano la democrazia ma poi aiutano a mantenere a galla i dittatori, che predicano l'uguaglianza e poi per un americano ucciso possono morire cento musulmani, che predicano l'amore e poi speculano sulla vita e sulla morte con Wall Street.
Sono cose nuove per qualcuno? Davvero?
Consigliato
Paradies: Glaube di Ulrich Seidl
Per me il migliore del lotto. Finalmente un po' di quell'unico ingrediente di cui sono dipendente: l'elemento di disturbo.
Nessuna colonna sonora, nessun effetto speciale, nessuna acrobazia con la cinepresa.
Il regista è abilissimo a riempire lo schermo di miseria, di malinconia e di rabbia repressa. Lo fa usando anche qualche elemento di commedia che ha fatto sghignazzare le retrovie. Ma più passavano i minuti e meno si sentivano.
Traspare l'esperienza nel mostrare nudo tutto il sudiciume che si inerpica tra le pieghe del tessuto sociale delle periferie. I colori spenti, le tende, il marito storpio, le ripicche e la religione come valvola di sfogo.
Coraggiose le scene di relazione morbosa tra la protagonista ed il crocefisso in ceramica: lo venera, lo lecca, gli sputa in faccia, lo frusta e ci si masturba. Fosse stato Maometto al posto di Gesù il regista sarebbe già stato condannato a morte da qualche fazione di fanatici. Ciliegine sulla torta sono la violenza sull'handicap e l'orgia al parco pubblico con visione d'insieme senza la minima censura (
probabili note attrici porno).
Consigliato!
Wadjda - Haifaa Al-Mansour
Il film va visto. Finalmente alla Biennale Cinema 2012 una pellicola che ha come
primo obiettivo quello di fare cultura. Apre gli occhi su un mondo i cui dettagli solitamente si sfioriamo da lontano. Cose già viste a grandi linee che approfondite nei particolari sanno regalare conoscenza e nuova linfa al dibattito culturale. Tutto espresso con fare decisamente femminile, leggero e delicato.
Una Luce® mi ha sussurrato all'orecchio che si tratta del primo film dell'Arabia Saudita diretto da una donna. Questa è storia del cinema, questa è cultura.
Anche non dovessero interessare gli intrecci umani politici e religiosi dei popoli mediorientali, basta la bravura eccezionale della piccola protagonista a far meritare all'intera pellicola una visione attenta.
Davvero un piccolo bon bon giocato su una quotidianità spicciola e vellutata a noi troppo lontana.
"
Se sei mestruata puoi toccare il Corano solo con i guanti o un fazzoletto"
Consigliato
Di
Heaven's Gate in versione integrale, restaurata e rivista da
Michael Cimino non parlo neanche perchè non c'è altro da dire se non che è un
maledetto capolavoro o, meglio, un capolavoro maledetto.
Storia del cinema, un film
importantissimo. L'intervista in sala al regista e le lacrime alla fine della proiezione, dopo mille emozioni e sussulti, hanno creato uno di quei momenti magici che solo i fortunati presenti potranno ricordare e custodire nel cuore tra i più preziosi momenti vissuti.
Capolavoro.
Consigliato!
Cimino ultrasessantenne dimostra - forse - diciassette anni
PS stendo il solito velo pietoso sulla schiera di passeggiatrici (
passeggiano proprio tanto) vestitissime e truccatissime che invade il lungomare fronte
Red Carpet dal pomeriggio, attirando con quel dubbio gusto il basso ventre di qualche operatore alle luci di una qualsiasi fiction nostrana. Tutt'altra specie in confronto agli smoking canuti e ai tacchi eleganti e flaccidi che entrano in sala grande per il film della sera, che almeno mi fanno sorridere
Messaggio modificato da lordevol il 31 August 2012 - 02:02 AM