YANG YANG
Regia e sceneggiatura di Yu-Chieh Cheng
( Anno: 2009 - Nazionalità: Taiwan - Durata: 112' )
Interpreti principali: Yung-Yung Chang (alias Sandrine Pinna), Bryant Chang,
Sy-huoy Her, Chien-wei Huang, Khan Lee
SOTTOTITOLI
(VERSIONE: GayGay)
TRAMA: Zhang Xinyang, detta Yang Yang, spicca tra le ragazze della sua età: è bella, atletica e mezza francese, ma quel suo padre europeo non l'ha mai conosciuto. Sua madre decide di sposare un irreprensibile insegnante di atletica, padre di Xiao-Ru, coetanea di Yang Yang. I quattro sembrano formare una famiglia modello, ma Shawn, il ragazzo di Xiao-Ru, complica le cose innamorandosi proprio di Yang Yang.
Il film è in larga parte focalizzato sulla dimensione intima ed emozionale della protagonista. Il tema centrale è la sua ricerca di un equilibrio, di uno spazio in cui vivere e realizzarsi, superando quel buco nero rappresentato da un padre mai conosciuto, un padre che le ha lasciato un eredità genetica impossibile da ignorare: ogni specchio la rimanda come un memento ineluttabile. Sì, perché Yang Yang è "diversa": diversa perché mezzosangue (e quindi particolare, ha il fascino "esotico" / "erotico", e perciò diventa la pericolosa ossessione di Shawn), diversa perché "orfana" e, probabilmente, non voluta, non accettata, non riconosciuta, non amata. Diversa perché costretta a maturare, a crescere, ad emanciparsi dolorosamente: in contrasto con gli altri due personaggi teenager, la sorella acquisita e il bel Shawn, ci appare più matura, più consapevole, ma quasi suo malgrado. Costretta dalle circostanze a crescere. Non parla una parola di francese e, anche se sarebbe importante per la sua carriera di aspirante attrice, si rifiuta di imparare quella lingua che è la lingua di suo padre. Quel padre che forse però la spia, la fotografa di nascosto, da lontano, ma che non si è mai fatto vivo, non l'ha mai cercata. La sceneggiatura ha il pregio di non imporre un'interpretazione, di non banalizzare, di lasciar parlare più l'atmosfera e le situazioni, non fornisce con dialoghi-confessione e altre trovate troppo "facili", esplicite chiavi per leggere il travaglio di Yang Yang, così come i pensieri e le idee dei vari personaggi secondari. Lascia spazio ad una sana ambiguità: non siamo spettatori onniscenti, siamo solo l'occhio della telecamera che scruta invisibile e assiste agli eventi, alla quotidianità. Non a caso, il film è girato completamente con la cinepresa a mano, ma non con la nevrosi di un Woody Allen, è come se galleggiasse, tutto resta elegante, soffuso, la fotografia elegantissima, c'è una ricerca estetizzante senza troppe sbavature e ostentazioni eccessive. Le inquadrature sono quasi sempre molto strette, molto zoomate e anche questo connota fortemente l'esperienza della visione, la sensazione di scavare nell'intimità. La seconda parte del film è nettamente distinta, il rapporto fondamentale diventa quello tra Yang Yang e il talent manager Ming-Ren, di otto anni più anziano di lei. Ming-Ren si contrappone come personaggio da un lato all'acerbo Shawn, dall'altro all'autoritario e, probabilmente, insensibile padre acquisito e coach di atletica. È la figura paterna, rassicurante, il fattore di stabilità, l'appoggio indispensabile per l'emancipazione di Yang Yang, per la sua definitiva maturazione umana e professionale. Schizofrenica e forse anche azzardata l'idea del film nel film, la triplice sovrapposizione dell'attrice Yung-Yung Chang (alias Sandrine Pinna) che recita la parte dell'attrice Yang Yang che recita la parte di una se stessa alla ricerca del padre francese, una catarsi un po' troppo telefonata per emozionare davvero. Un altro limite del film è una bulimia del montaggio che causa la diluizione del pathos nella seconda parte del film: questa tendenza culmina nell'ultima lunga sequenza della corsa solitaria e notturna di Yang Yang che si lascia alle spalle quel vuoto ingombrate, l'amarezza delle ingiustizie subite, le sue paure da starlette debuttante, alle prese con il mondo dello show business.
Nel complesso un film ambizioso, forse davvero troppo per le capacità recitative della protagonista, dignitose ma non straordinarie: riuscito all'80%. Una visione interessante, piacevole, un plot che tiene alto l'interesse dello spettatore, nonostante la relativa lentezza dello svolgimento: di certo non è il solito, scontato teenage movie.
Messaggio modificato da Kiny0 il 13 March 2014 - 01:02 PM