1987 – WHEN THE DAY COMES
SCHEDA TECNICA:
- Titolo: 1987: When The Day Comes
- Conosciuto come: 1987
- Regista: Jang Joon-Hwan
- Scritto da: Kim Kyung-Chan, Jang Joon-Hwan
- Prodotto da: Jang Young-Hwan
- Direttore fotografia: Kim Woo-Hyung
- Data di uscita: 27 Dicembre 2017
- Durata: 129 min (2h 9min)
- Genere: Drammatico/ Basato su storia vera / Anni 80
- Distribuito da: CJ Entertainment
- Lingua: Coreano
- Paese: Corea del Sud
- Traduzione: SulFiloDeiRicordi
SINOSSI
RECENSIONE
È cosa difficile per un regista affrontare episodi controversi nella storia recente; un incidente ricordato ed anche vissuto dai soggetti rappresentati. È una scelta coraggiosa da parte di Jang Joon-hwan quella di fare 1987: When the day comes, una drammatizzazione sugli eventi della “Rivolta Democratica di Giugno” della Corea del Sud: una invocazione nazionale della democrazia in contrapposizione alle ingiustizie dello spietato governo militare del paese.
Un dottore ed un infermiere sono due nervosi passeggeri di un van da cui non sono autorizzati a sbirciare fuori da delle finestre coperte. Al loro arrivo in un edificio indistinto uno scenario orribile si rivela: Un giovane mezzo nudo ricoperto di lividi, prono, bagnato fradicio, e senza coscienza a terra. Diventa presto evidente che non c’è possibilità di salvarlo, ma comunque al Dottore viene ordinato da degli agenti che gli stanno intorno di provare a rianimarlo. Impossibile: il ragazzo è morto. La sua morte provocherà una scintilla nazionale in una polveriera che era già pronta ad esplodere da lungo tempo.
Nei decenni successivi alla Guerra di Corea, il governo del paese è stato comandato da personaggi di potere militari; generali che non hanno sentito necessità di lasciare neanche una minima parte del loro potere assoluto nelle mani dei cittadini della nazione per mezzo di qualcosa somigliante ad un voto. Comandano col pugno di ferro; reprimendo velocemente ogni tipo di dissenso o ribellione pubblica, usando i loro battaglioni di polizia e forze militari. Come residuo dalla Guerra, i Primi Ufficiali etichettano i dissidenti come “comunisti” dato che quell’epiteto “funzionava” ancora. Dagli anni ’80 il paese ha iniziato a stufarsi delle brutalità così spesso commesse dal governo di Presidente Chun Doo-hwan. Nell’ambito di una rivolta studentesca nella città di Gwangju le milizie di Chun entrarono in azione e cominciarono un massacro che macellò oltre 600 cittadini. L’orrore di quel momento arde ancora nei giovani e sette anni più tardi, gli studenti continuano a protestare, mentre le forze di Chun continuano a fare di tutto per opprimere le loro voci.
È la strategia della mano pesante di quegli agenti che portò all’assassinio di uno studente di lingue ventunenne: Park Jong-chul. Egli venne catturato e sottoposto ad un letale Waterboarding (tortura dell’acqua) dagli investigatori, con conseguente entrata in azione dei lacché di Chun che si adoperano frettolosamente per insabbiare il fattaccio. Il loro intento è quello di bruciare il corpo il più velocemente possibile in modo tale da distruggere ogni possibile prova di tortura; provvedimento che però richiede l’approvazione legale da parte di un Pubblico Ministero: il signor Choi Hwan, che non ha alcuna intenzione di eseguire l’ordine da parte dei suoi superiori. Tutta la fretta di una direttiva così sbrigativa puzza, insieme il fatto che in questa società, così reverenziale verso i legami familiari, il corpo del giovane dovrebbe essere cremato senza né una autopsia né fatto vedere prima a dei familiari per identificarlo o salutarlo per l’ultima volta. Il PM, noto per avere una grande forza di volontà e una testa dura, viene anche minacciato dal temibile Commissario Park Cheo-won, leader delle Indagini Anti-Comunismo del Presidente Chun, che cerca di convincere Choi a fare la cosa “giusta”. Non passa molto prima che la voce sulla morte dello studente si diffonda per le strade di Seoul, che è ulteriormente infiammata dalle ridicole dichiarazioni pubbliche rilasciate che sosterrebbero una morte a causa di arresto cardiaco del 21enne.
L’arresto di Park Jong-chul è stato solo uno dei tanti in quel tempo di tumulti, e le prigioni sono piene di dissidenti il cui unico crimine era quello di cercare la democrazia in barba al governo. La lotta continua anche in prigione, dove un direttore, disgustato dalla legione di ingiustizie, fa da intermediario tra i lottatori per la libertà dietro le sbarre e gli organizzatori dei combattenti anti-governo là fuori, nascosti dalla polizia. L’eroismo del direttore ed il desiderio di agire per il giusto mettono sempre più in pericolo la sua famiglia, mentre allo stesso tempo la sua giovane nipote incrocia il proprio destino con quello di un attivista.
Jang Joon-hwan ha dipinto un quadro tragico di storie umane che si combinano e avvicinano l’un l’altra, incrociandosi in maniera tale da cambiare per sempre le vite dei protagonisti. C’è la storia onnicomprensiva della corruzione che ha permeato la politica Coreana e ha assoggettato i cittadini, che hanno dovuto vivere nella paura della loro stessa polizia e delle loro autorità. In questo film siamo testimoni del controllo assoluto ed inattaccabile che il Presidente Chun ha inflitto agli stessi cittadini che il governo doveva servire, e della sua abilità nel controllo degli organi di stampa più importanti usata per nascondere ogni sua malefatta. Ci vengono proposte persone comuni che non sopportano più la tirannia, obbligati a rischiare tutto in strategie e sotterfugi al fine di organizzare una crescente pressione in direzione della libertà. In qualche modo, entra anche un raggio di sole sotto forma di amore che sboccia nel mezzo del terrore.
(versione: bluray - unknown)
Messaggio modificato da SulFiloDeiRicordi il 20 March 2020 - 04:34 PM