I ritmi dell’industria, infatti, lascerebbero gli animatori novellini con circa 120 yen all’ora (1$ circa, oppure 0,88€). Sul suo blog, la Kamimura scrive che i ritmi dell’industria non sono assolutamente in grado di sfamare gli animatori alle prime armi, che, anche se, ipoteticamente, lavorando 250 ore al mese, il tasso medio di produttività li lascerebbe con circa 30.000 yen (222€) alla fine del mese.
Gli animatori, infatti, sono pagati in base a quanti fotogrammi realizzano.
All’interno del web giapponese viene riportato che 800 fotogrammi realizzati in un trimestre portano un salario di 160.000yen (1184€), ma i ritmi di lavoro, stando a Kamimura, andavano bene venti anni fa.
L’incremento del dettaglio nelle recenti produzioni animate e l’attenzione addizionale richiesta da questi rendono una tale quota impossibile da raggiungere. L’animatrice ritiene che per preservare la qualità dell’animazione, sia necessario un salario mensile minimo di almeno 100.000yen (740€).
Il post ha immediatamente scatenato alcune reazioni, come quella di Noriyuki Fukuda, già parte dello staff di D-Gray Man e di Lupin the 3rd VS Detective Conan.
Fukuda ritiene il post inaffidabile poiché afferma che quella paga specifica viene elargita in aggiunta a un fisso mensile, in genere di 50.000-80.000yen (370-592€), e che in qualsiasi caso i fotogrammi più dettagliati molto raramente sono affidati a un novellino.
Inoltre nessuna compagnia assumerebbe degli animatori incapaci di fare almeno due fotogrammi l’ora. L’industria giapponese rimane però flagellata da problemi come questo, e già uno dei pochi animatori occidentali che ci lavorano, Thomas Romain, aveva ribadito sul suo account di quanto fosse necessario aumentare la paga minima degli animatori, che spesso hanno difficoltà ad arrivare a fine mese.
[fonte: tamachan.moe]