Il cinema di Shinji Somai
retrospettiva sul regista giapponese a cura di Ishta
con la collaborazione di fabiojappo e JulesJT
Regista tra il 1980 e il 2000 di tredici lungometraggi, Shinji Somai (morto nel 2001 a soli 53 anni) è poco conosciuto in Occidente, ma molto considerato in Giappone. E i suoi film hanno influenzato alcuni dei più importanti autori contemporanei (Kiyoshi Kurosawa e Shinji Aoyama per fare due nomi). L'iniziativa vuole essere un omaggio al suo lavoro e ovviamente un invito rivolto a tutti gli appassionati di AsianWorld.it ad avvicinarsi al suo cinema, ricco di perle da scoprire come quelle che saranno presentate in questo speciale. Per chi ha voglia di saperne di più, sotto un piccolo approfondimento che ripercorre vita e opere del regista giapponese.
La passione per il cinema. Shinji Somai nasce il 13 gennaio del 1948 a Morioka, capitale della prefettura di Iwate. Si appassiona al cinema sin da bambino e a dieci anni ha il primo contatto diretto con quel mondo. Ha infatti modo di visitare il set di “The Outsiders” (Mori to mizuumi no matsuri) che Tomu Uchida sta girando nella zona di Shibecha, nei pressi della città di Kushiro dove la famiglia Somai si è trasferita da qualche anno. A quanto riferisce il fratello maggiore, il giovanissimo Shinji è una fan della famosa attrice Ineko Arima, protagonista del film, e non perde occasione di andare sul luogo delle riprese. La passione per il cinema accompagna ovviamente tutta la sua adolescenza e quando è ancora studente delle superiori comincia a sperimentare l'utilizzo del mezzo con film amatoriali girati in 8 mm. Nel 1967 entra all'università Chuo a Tokyo, dove viene coinvolto subito nei movimenti studenteschi che in quel periodo agitano anche il Giappone. L'attivismo, parteciperà anche alla protesta contro la costruzione dell'aeroporto internazionale di Narita, sembra caratterizzare più che lo studio la sua vita universitaria. Tanto che abbandona la facoltà nei primi anni Settanta, quando inizia la sua avventura nel mondo del cinema.
Gli esordi come assistente. Somai entra alla Nikkatsu, storica casa di produzione che proprio allora per reagire alla crisi dell'industria cinematografica si lancia sulla realizzazione dei roman porno. Lavora al fianco di diversi registi, tra i quali alcuni dei principali esponenti del genere: Tatsumi Kumashiro e soprattutto Chusei Sone, al quale in qualche modo renderà omaggio girando nel 1985 “Love Hotel” (Rabu hoteru) su sceneggiatura di un altro noto autore giapponese come Takashi Ishii. Si tratta del suo quinto film da regista, di una carriera iniziata cinque anni prima dopo aver maturato altre esperienze importanti come aiuto regista di Kazuhiko Hasegawa, sul set dei suoi film più importanti “The Youth Killer” (Seishun no satsujin sha) e “The Man Who Stole the Sun” (Taiyo wo nusunda otoko), e di Shuji Terayama. E dopo questa gavetta che per Somai arriva, nel 1980, l'occasione di dirigere “The Terrible Couple” (Tonda kappuru) con il quale porta sul grande schermo un manga di successo di Kimio Yanagisawa che ha per protagonisti due studenti delle superiori, un maschio e una femmina, che si ritrovano a vivere sotto lo stesso tetto. Il film piace, conquista il premio popolarità agli Awards of the Japanese Academy e diversi riconoscimenti allo Yokohama Film Festival. Tra questi il premio come miglior regista esordiente.
Il migliore degli anni Ottanta. In un sondaggio tra i lettori della più nota rivista giapponese di settore, Kinema Junpo, Shinji Somai è risultato il regista più importante degli anni Ottanta. Un decennio spesso bollato, in modo troppo semplicistico, come il più buio del cinema nipponico. Di sicuro tra i meno conosciuti e studiati, situato com'è tra il collasso del sistema degli Studio e l'ascesa di una nuova generazione di cineasti che avrebbe riportato visibilità internazionale al cinema giapponese. Un periodo che si potrebbe definire di transizione, all'interno del quale Shinji Somai è sicuramente una figura chiave. Il regista, dopo il buon esordio l'anno prima, torna dietro la macchina da presa nel 1981 e si consacra con il grande successo, di pubblico e di critica, che ottiene grazie a “Sailor Suit and Machine Gun” (Sera-fuku to kikanju) basato su un romanzo di Jiro Akagawa. La protagonista, già presente nel suo primo film, è la idol Hiroko Yakushimaru, indimenticabile nel ruolo di una studentessa con la sua uniforme da marinaretta che si ritrova a capo di un clan yakuza. Satira della malavita, commedia nera, dramma, violenza, delicatezza si mescolano in una storia ripresa anche in un serie tv del 2006 (qua il progetto di traduzione dei sottotitoli, incompleto) e in un film che dovrebbe essere un ideale seguito uscito proprio questo mese in Giappone, a 35 anni dal lungometraggio di Somai.
(sul set di “Sailor Suit and Machine Gun”)
Maestro del piano sequenza. La riuscita di “Sailor Suit and Machine Gun” deve molto al talento del regista, che si esprime in bellissime inquadrature, ricorrenti nei suoi film e ricche di fascino le riprese da un angolo basso, e in meravigliosi piani sequenza, una delle caratteristiche principali del suo stile. A questo riguardo l'esempio più evidente è il long take iniziale di “Lost Chapter of Snow: Passion” (Yuki no dansho – jonetsu, 1985): circa quattordici minuti senza stacchi di montaggio (qua per vederlo) per introdurre il ritratto di una ragazza orfana in varie fasi della sua vita, dall'infanzia all'età adulta. Utilizzo abbondante di piano sequenza che risulta importante anche per dare una maggiore naturalezza alla recitazione di bambini e ragazzi, spesso protagonisti dei suoi film.
Poeta dell'adolescenza. Somai si mette a livello dei più giovani, cerca di guardare il mondo dal loro punta di vista, di avvicinarsi a loro senza alcun preconcetto da adulto. Il risultato sono dei film di grande forza, onesti e sorprendenti che fanno del regista uno dei più maggiori poeti dell'adolescenza nel cinema. Dai studenti delle superiori di “P. P. Rider” (Shonben raida, 1983) che cercano un loro compagno di classe scomparso e si ritrovano in mezzo a pericoli della città, tra polizia e yakuza, a quelli delle medie di “Typhoon Club” (Taifu kurabu) che rimangono bloccati a scuola di notte a causa di un tifone. Considerato uno dei suoi capolavori, viene premiato al festival di Tokyo del 1985 quando in giuria c'è anche Bernardo Bertolucci che lo definisce uno dei film sull'adolescenza più belli e toccanti di sempre. Leggermente più piccola è la straordinaria Tomoko Tabata protagonista di “Moving” (Ohikkoshi), presentato nel 1993 a Cannes nella sezione Un Certain Regard. Attraverso i suoi occhi, del suo personaggio Ren, lo spettatore vive il dramma di una bambina che affronta la separazione dei genitori. Per il critico e documentarista Mark Cousins, autore di “A Story of Children and Film”, è sicuramente uno dei migliori film sull'infanzia mai realizzati. L'anno dopo gira “The Friends” (Natsu no niwa), racconto di formazione basato su tre giovani che durante un'estate si avvicinano un uomo eccentrico che vive da solo in una casa circondata da un giardino rigoglioso.
Senza confini di genere. Se lo sguardo verso il mondo e con gli occhi di bambini e ragazzi è una delle caratteristiche più evidenti nel cinema di Somai, la sua filmografia è comunque varia e non classificabile nei confini di un solo genere o di un'unica tematica. Dal coming of age al film erotico, come ricordato con alcuni titoli già citati. Dalla storia romantica con elementi di fantasia che porta avanti in “Tokyo Heaven” (Tokyo joku irasshaimase, 1990) al realismo sociale che contraddistingue “The Catch” (Gyoei no mure, 1983) incentrato sulla dura vita dei pescatori, al dramma familiare presente sullo sfondo in “Wait and See” (Ah haru, 1998) che presentato al Festival di Berlino nella sezione Panorama vince il premio Fipresci. Dal particolare “Luminous Woman” (Hikari onna, 1987) su un uomo che si sposta dall'Hokkaido a Tokyo, come fece in fondo da ragazzo il regista, al percorso inverso, in direzione nord, che fanno i personaggi, due solitudini che si incontrano, nel road movie “Kaza-hana” girato nel 2000 e con protagonisti Asano Tadanobu e Kyoko Koizumi. Interpreti carismatici come Ken Ogata, Tatsuya Fuji, Rentaro Mikuni, Akira Emoto, Chikage Awashima, Mieko Harada, Shingo Tsurumi, Koichi Sato che sono alcuni degli altri importanti attori del cinema giapponese diretti da Shinji Somai. Chissà con chi avrebbe lavorato ancora per continuare a esplorare il mondo, la realtà, i rapporti umani con lo sguardo del cinema. Quante altre storie emozionanti avrebbe raccontato. Purtroppo quel tredicesimo lungometraggio sarà il suo ultimo film. Muore, a causa di un cancro a i polmoni, il 9 settembre del 2001. A 53 anni.
(sul set di "Moving")
Nel 2012 il Festival di Edimburgo, il Festival des trois continents di Nantes e la Cinémathèque française hanno proposto una retrospettiva integrale sull'opera di Shinji Somai. La lettura del materiale trovato riguardo questi eventi, è alla base per la stesura di questo piccolo approfondimento che accompagna lo speciale. Una retrospettiva significativa, anche se non completa (difficile recuperare alcuni film), resa possibile grazie alla passione e all'impegno di Ishta alla quale io e JulesJT abbiamo dato un piccolissimo aiuto.
I film dello speciale:
Sailor Suit and Machine Gun
The Catch
Moving
The Friends
Già in archivio:
Typhoon Club
Kaza-hana
Aggiunti dopo lo speciale:
Love Hotel
Lost Chapter of Snow: Passion
Tonda Couple
Messaggio modificato da Kiny0 il 01 March 2023 - 12:20 AM