Intervista esclusiva con le autrici di “The Barefoot Princess”
Abbiamo sentito le due registe,
Samantha Cito e
Simona Cocozza (link alle loro biografie), che hanno realizzato questo interessante documentario incentrato sulla figura dell'artista giapponese Kamellia, tra le più grandi interpreti della danza del ventre tanto da diventare una leggenda nei paesi arabi dove è stata definita la “Principessa della danza orientale”. Gran parte delle riprese sono state effettuate in Giappone e Corea del Sud.
Come siete venute a conoscenza dell'artista Kamellia protagonista del documentario?
Inizialmente abbiamo sentito solo parlare di lei da una danzatrice italiana, Jalila, e fin da subito la sua storia ci è sembrata alquanto peculiare. Come poteva una donna estremorientale, che non ha né il background né le fattezze fisiche tipiche delle danzatrici del ventre, essere diventata una grande star, e proprio nei Paesi Arabi? Ci siamo incuriosite. Ma è dopo averla vista ballare che siamo rimaste ammaliate da un singolare mix di culture distanti, espresso attraverso l'arte della danza. Le abbiamo chiesto un'intervista da cui abbiamo poi tratto un cortometraggio documentario, un ritratto, intitolato “
Princess of Oriental Dance”, che è proprio il titolo di cui l'hanno onorata nei Paesi Arabi. Questo corto ha avuto successo e in occasione del festival Sguardi altrove di Milano vinse il primo premio del concorso Sentire donna / Playing Female. Così ci fu subito chiaro che non eravamo le sole ad essere state ammaliate da questo personaggio così particolare e abbiamo deciso di approfondire. Ci si è spalancato un mondo, non solo su di lei, e sulla danza orientale, disciplina di cui prima sapevamo ben poco. Ma soprattutto sull'Asia, su alcuni piccoli tesori nascosti nei meandri di culture remote. Come per esempio le Haenyo, pescatrici subacquee dell'isola di Jeju, di cui la madre della protagonista era un'esponente. O il modo in cui gli immigrati di origine coreana vivono la loro difficile condizione in Giappone, di come onorano le proprie tradizioni, mantenendo la propria dignità. Grazie a questo lavoro, abbiamo insomma avuto l'opportunità di apprendere molto e speriamo di essere riuscite anche a trasmettere qualcosa al pubblico.
Quali sono gli aspetti principali che vi hanno spinto a realizzare questo progetto?
La possibilità di raccontare una storia assolutamente inedita, curiosa, ma dal valore universale. Poterla raccontare realmente con una prospettiva interna, realizzare un vero documentario. Ma anche, perché no, un sano spirito di avventura, come è giusto che sia quando si intraprende un viaggio, reale e metaforico, come nel nostro caso.
Quanto tempo siete rimaste in Asia? Dove avete girato le riprese in Giappone e Corea ?
Le riprese in Asia sono durate due mesi. In Corea del Sud, oltre alla capitale Seoul, abbiamo visitato la splendida isola maggiore coreana, Jeju, dove c'è una cultura abbastanza diversa dal resto del Paese a causa del suo relativo isolamento geografico. Terra di donne, pietre e vento, con la sua affascinante tradizione matriarcale, questa isola vulcanica dalle numerose peculiarità rappresenta in qualche modo il cuore tematico del nostro film. In Giappone abbiamo girato molto, toccando non solo le principali città come Tokyo, Osaka, Kobe e Kyoto, ma anche altri centri come Kamakura e Chikura, e raggiunto delle location abbastanza nascoste, inedite. Per esempio l'Hirota Shinto Shrine, tempio Shintoista dedicato alla dea del sole a Nishinomiya, nella prefettura di Hyogo, fondato nel III secolo dall'imperatrice Jingū. Proprio in questo luogo sacro abbiamo avuto il privilegio di effettuare delle magnifiche riprese di una cerimonia suggestiva che si è conclusa con una insolita danza dedicata dalla protagonista al sole.
Cosa vi ha colpito di più dei due Paesi?
Era la nostra prima volta in Asia. In generale siamo rimaste colpite non tanto dal ritrovare alcune delle cose che forse molti occidentali possono aspettarsi di trovare, ma piuttosto di essere travolte, nel bene e nel male, da culture molto diverse, ben più articolate di quanto si possa immaginare. Sia in Corea che in Giappone siamo state abbastanza fortunate. Abbiamo vissuto a stretto contatto con usanze e tradizioni locali, ospitate da famiglie del posto, conoscendo così delle situazioni uniche, di certo inaccessibili per la maggior parte dei visitatori, e siamo rimaste con la voglia di scoprire ancora altri segreti di quelle terre così lontane da noi.
Conoscete il cinema asiatico? Vi piace qualche regista in particolare?
Come molti, siamo cresciute con le serie televisive animate del grande Hayao Miyazaki, di cui poi ci hanno appassionato i capolavori cinematografici. In generale il cinema asiatico ci affascina e fa sicuramente parte della nostra formazione, insieme a quello europeo ed americano. Tra i registi che più amiamo ci sono sia alcuni maestri del passato sia autori più contemporanei: Akira Kurosawa, Takeshi Kitano, Tsui Hark, Wong Kar-wai e Kim Ki-duk, tra gli altri.
Il documentario è autoprodotto. Come vi state muovendo ora per riuscire a farlo vedere?
È un po' presto per la diffusione pubblica del film, ultimato da non molto: bisogna pazientare ancora un pochino. Anche in quest'ultima fase, comunque, stiamo contando sulle nostre forze e speriamo di partecipare a qualche festival. Finora, solo sulla base del trailer, abbiamo ricevuto numerosissime richieste da parte di spettatori e utenti provenienti non solo da Europa ed Asia, ma anche America, Africa ed Oceania, tutti ansiosi di vedere il film. Siamo onorate dell'interesse e della curiosità che suscita questo nostro lavoro. È per questo che, fra non molto, abbiamo intenzione di rendere il film disponibile per tutti coloro che desiderino vederlo, attraverso le varie piattaforme di fruizione che al giorno d'oggi sono disponibili. Tutti gli aggiornamenti in merito alla distribuzione saranno pubblicati sulla
pagina Facebook.
SCHEDA
Titolo: The Barefoot Princess – Oriental Bellydance (
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pagina FB -
trailer)
Anno: 2012
Durata: 54 minuti
Regia: Samantha Cito e Simona Cocozza
Con: Young-Ja Kim (Kamellia)
Produzione: Giallomare Film (
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Musiche originali: Carmine Terracciano
Suono: Simone Martinelli
Grafiche: Giulia Camoglio
Traduzioni e comunicazione: Claudia Gomez De Ayala
* Ringraziamo Samantha Cito e Simona Cocozza per la disponibilità, per averci raccontato questa esperienza in anteprima (si tratta della prima intervista che rilasciano sul film).
Messaggio modificato da fabiojappo il 21 May 2013 - 11:13 AM