Si è spento all'età di 85 anni il grandissimo Matsumoto Toshio.
Matsumoto Toshio (松本 俊夫) nasce a Nagoya, il 25 marzo del 1935. Capisce subito che l'arte e la sua strada, ma la famiglia gli si oppone e il giovane Toshio è costretto ad iscriversi ad un'altra Facoltà, quella di medicina. Interessato soprattutto alla psicologia e alla psichiatria, Matsumoto procede bene negli studi, ma non riesce ad essere comunque soddisfatto, così, all'insaputa dei genitori, cambia Facoltà, iscrivendosi a quella di Storia dell'Arte dell'Università di Tokyo, dove però manca un corso di "arte applicata", la qual cosa lo costringerà ad imparare a dipingere da autodidatta.
Negli anni Cinquanta che scopre il neorealismo italiano e la Nouvelle vague francese e polacca, che avranno molta influenza su di lui, in special modo il cinema dell'ultimo Godard, ma che ancora non lo convincono ad appendere il pennello al chiodo e ad imbracciare la telecamera. Accade quando entra in contatto con il cinema sperimentale americano: è un colpo di fulmine per Matsumoto che capisce che l'arte visuale e concettuale, nella forma cinema, è la strada che vuole realmente intraprendere.
Si unisce così al Jikken-Kobo (Experimental Workshop), gruppo d'avanguardia di cui fanno già parte Takemitsu Toru e Yuasa Yoji, già noti compositori, e l'artista Yamaguchi Matsuhiro.
Nel 1968 arriva un'opera fondamentale nel cinema sperimentale di Matsumoto: Tsuburekakatta migime no tame ni (つぶれかかった右眼のために, For the Damaged Right Eyes, aka For My Crushed Right Eyes), dove il regista affronta per la prima volta il mondo dell'omosessualità in Giappone, pur non concentrando la propria attenzione su questo tema, preferendo piuttosto discorrere sull'evoluzione/devoluzione della società giapponese contemporanea: su tre schermi, tre proiettori mostrano scene di violenza, rivolte studentesche, sesso, pornografia, drag queen, che si mescolano ed intervallano in una totale anarchia visuale ed artistica.
È il punto di non ritorno.
Nello stesso anno, infatti, Matsumoto gira il suo primo lungometraggio: Bara no soretsu (薔薇の葬列, Funeral Parade of Roses), che riprende parte delle tematiche già toccate in Tsuburekakatta migime no tame ni e diviene il primo film giapponese a trattare specificatamente il mondo degli omosessuali.
Segue un ritorno al cortometraggio, con Extasis (エクスタシス) nel 1969, fino al 1971, quando torna al lungometraggio con Shura (修羅, Pandemonium), un jidai-geki sui generis, in parte ispirato al Kanadeon chushingura di Chikamatsu, ma con una mise en scène che richiama il teatro sperimentale nipponico di quegli anni, a cominciare dai lavori del Tenjo sajiki di Terayama Shuji.
Torna la lungometraggio nel 1988, dopo aver realizzato importanti opere sperimentali, come Fly: Tobu (フライ 飛ぶ, Fly, 1974), Atman (アートマン, 1975), Enigma: Nazo (エニグマ 謎, Enigma, 1978), Shift (シフト 断層, 1982), Engram: Kioku konseki (エングラム 記憶痕跡, Engram, 1987), con il film Dogura Magura (ドグラ・マグラ), ispirato al romanzo di Yumenu Kyusaku. Sebbene non sempre a fuoco, Dogura Magura è un film affascinante come pochi altri. Dopo un avvio molto lento il film prende quota tornando al discorso sperimentalistico già avviato da Matsumoto, calandoci in un'indagine freudiana sull'inconscio, permeata di surrealismo. È l'ultimo lavoro di Matsumoto per il cinema, che poi, salvo qualche altro cortometraggio ed alcune installazioni artistiche, preferirà dedicarsi all'insegnamento.
Qualche giorna fa viene colpito da un'occlusione intestinale particolarmente grave. Ricoverato d'urgenza in ospedale muore il 12 aprile.
AsianWorld ha sempre dato molto spazio al regista, traducendo i suoi lavori più importani, Funeral Parade of Roses, Shura, e Dogura Magura. Per un ulteriore approfondimento sull'autore mi permetto di rinviare al mio breve saggio sul primo dei tre film, qui.
R.I.P.