Le loro cover per questo e
Late Spring sono meravigliose, mi verrebbe da ricomprarli solo per questo. Soprattutto il secondo.
(non c'è proprio gara =_=)
Vediamo come sarà questo loro
Tokyo Story, però; bisognerà vedere quale master hanno usato e come lo hanno ricalibrato. Il disco BFI è quasi perfetto! Il recente BD giapponese, ad es., uscito per l'anniversario già è parecchio inferiore.
Comunque, ultimo paio di visioni:
The Ballad of Orin (Shinoda M., 1977)
Seconda, e sicuramente ultima, visione di questo Shinoda di metà carriera che segue le gesta di una
goze (donna cieca indigente che suona lo shamisen e/o canta), prima nella "casa delle goze" poi dopo l'espulsione in giro per Niigata e dintorni. Parecchio confuso, prolisso, non si capisce nemmeno dove vada a parare. Ma il bello del cinema è che è contenitore di molte arti, quindi fra tutta la mediocrità può emergere qualcosa di sorprendente, e che magari non ricordavi. In questo caso, si tratta del commento musicale, o meglio variazioni su un tema, del maestro Takemitsu: un capolavoro VERO.
Parash Pathar (Ray S., 1958)
Girato dopo i primi due capitoli della trilogia di Apu, il maestro indiano decide di prendersi una pausa dal registro drammatico. E così dirige questa "Pietra filosofale" (Harry Potter!): un impiegato trova a terra un sasso che si rivela presto una pietra magica in grado di trasformare gli oggetti in oro 24k. Comincia a vendere di tutto e si arrichisce, ma non pecca mai di "gola", finché...
Una commedia che non figurerà mai tra le sue cose migliori, con molte ingenuità e fatti inspiegabili (
il segreatario che ingoia la pietra alla fine...) e artifici tecnici, come i fast-forward
silent cinema-like, fuori luogo e un po' poveri, o comunque di sicuro non geniali come espedienti narrativi. Come ho detto prima, "una pausa" tra i fondamentali film dei primi anni, o più probabilmente solo un film su commissione.