Iri
이리
Nel 1977, una gigantesca esplosione avvenuta nella stazione ferroviaria di Iri uccise centinaia di persone e distrusse gran parte della città. Trent'anni dopo, Iri ha cambiato nome in Iksan, e nessuno sembra rammentare il passato, sebbene le cicatrici siano rimaste. Yoon Jin-seo (Yoon Jin-seo) nacque mentalmente ritardata poiché la madre fu colpita dall'esplosione mentre era incinta di lei. A causa della sua ingenuità, tutti si approfittano di lei. Suo fratello Tae-woong (Eom Tae-woong) fa quello che può per proteggerla, ma invano.
Genere
Drammatico
Regia
Zhang Lu
Sceneggiatura
Kim Sung-tai, Zhang Lu
Interpreti
Yun Jin-seo, Eom Tae-woong
Corea del Sud, 2008, 108'
Trailer in Italiano
Altro bellissimo film di Zhang Lu, qui presente con l'altrettanto bello Desert Dream. Un altro film che fa riaffiorare una memoria dimenticata, raccontata attraverso la testimonianza di un intenso e crudo dramma umano. Curiosità: I personaggi protagonisti hanno lo stesso nome degli attori che li interpretano. Brava Yoon Jin-seo, che si riconferma dopo The Moonlight of Seoul. Lo subberei, ma ho troppa zavorra. Qualche volenteroso?
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4 risposte a questa discussione
#1
Inviato 14 April 2009 - 08:20 PM
#2
Inviato 15 April 2009 - 12:14 AM
creep, il Apr 14 2009, 09:20 PM, ha scritto:
Altro bellissimo film di Zhang Lu, qui presente con l'altrettanto bello Desert Dream. Un altro film che fa riaffiorare una memoria dimenticata, raccontata attraverso la testimonianza di un intenso e crudo dramma umano. Curiosità: I personaggi protagonisti hanno lo stesso nome degli attori che li interpretano. Brava Yoon Jin-seo, che si riconferma dopo The Moonlight of Seoul. Lo subberei, ma ho troppa zavorra. Qualche volenteroso?
Mi ha irritato parecchio per la sua spocchiosa programmaticità che non riesce a comunicare davvero (e quindi a farci sentire appieno) l'inquietudine strisciante di personaggi sospesi nel vuoto, ma solo le forme cinematografiche delle ferite dell'anima. Il che è un fallimento se pensiamo che lo scopo del regista era quello di far affiorare le ripercussioni di un passato drammatico attraverso un presente statico in un microcosmo circoscritto. Tutto molto freddo, autoriale e ricco di sottintesi di cui solo il regista ha piena consapevolezza. Tuttavia una traduzione forse non guasterebbe.
Sottotitoli per AsianWorld: The Most Distant Course (di Lin Jing-jie, 2007) - The Time to Live and the Time to Die (di Hou Hsiao-hsien, 1985) - The Valiant Ones (di King Hu, 1975) - The Mourning Forest (di Naomi Kawase, 2007) - Loving You (di Johnnie To, 1995) - Tokyo Sonata (di Kiyoshi Kurosawa, 2008) - Nanayo (di Naomi Kawase, 2008)
#3
Inviato 15 April 2009 - 08:27 AM
François Truffaut, il Apr 15 2009, 01:14 AM, ha scritto:
Mi ha irritato parecchio per la sua spocchiosa programmaticità che non riesce a comunicare davvero (e quindi a farci sentire appieno) l'inquietudine strisciante di personaggi sospesi nel vuoto, ma solo le forme cinematografiche delle ferite dell'anima. Il che è un fallimento se pensiamo che lo scopo del regista era quello di far affiorare le ripercussioni di un passato drammatico attraverso un presente statico in un microcosmo circoscritto. Tutto molto freddo, autoriale e ricco di sottintesi di cui solo il regista ha piena consapevolezza. Tuttavia una traduzione forse non guasterebbe.
Secondo me invece riesce a comunicarlo appieno tramite piccoli suggerimenti che ti immergono nel dramma poco a poco, almeno nella storia principale. E vivaddio che si abbia uno sguardo autoriale e sentito e non banale. Gli unici sottintesi che mi hanno dato un po’ fastidio sono quelli relativi a qualche personaggio secondario e alla denuncia. Si intuisce che vi è un atto d’accusa all’attuale classe dirigente e alla società ma non è ben specificato. Sicuramente è un film rivolto verso chi ha gli strumenti per cogliere quei sottintesi, e cioè, il popolo coreano.
Messaggio modificato da creep il 15 April 2009 - 08:32 AM
#4
Inviato 15 April 2009 - 11:54 AM
creep, il Apr 15 2009, 09:27 AM, ha scritto:
E vivaddio che si abbia uno sguardo autoriale e sentito e non banale.
D'accordo sullo sguardo autoriale, quando però esso è un mezzo e non il fine. In Iri mi sembra che succeda il contrario. E questo stabilisce una sorta di distanza tra il regista (il film) ed il pubblico.
Sottotitoli per AsianWorld: The Most Distant Course (di Lin Jing-jie, 2007) - The Time to Live and the Time to Die (di Hou Hsiao-hsien, 1985) - The Valiant Ones (di King Hu, 1975) - The Mourning Forest (di Naomi Kawase, 2007) - Loving You (di Johnnie To, 1995) - Tokyo Sonata (di Kiyoshi Kurosawa, 2008) - Nanayo (di Naomi Kawase, 2008)
#5
Inviato 16 April 2009 - 08:52 AM
François Truffaut, il Apr 15 2009, 12:54 PM, ha scritto:
D'accordo sullo sguardo autoriale, quando però esso è un mezzo e non il fine. In Iri mi sembra che succeda il contrario. E questo stabilisce una sorta di distanza tra il regista (il film) ed il pubblico.
Io da "elemento del pubblico" non l'ho sentito affatto distante, anzi. È riuscito a comunicarmi gli effetti di un disastro su una coppia di fratelli lacerata dall'incomunicabilità (interna) e dall'ipocrisia (esterna).
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