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[SPECIALE] Koji Wakamatsu


7 risposte a questa discussione

#1 Shimamura

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Inviato 03 November 2013 - 08:20 PM

(a cura di fabiojappo e Shimamura)


Immagine inserita

(artwork a cura di Kiny0)



Wakamatsu Koji

Wakamatsu Koji nasce a Wakuya, prefettura di Miyagi, in Giappone il 1° aprile 1936. Lavora come operaio edile prima di iniziare la sua carriera cinematografica con la Nikkatsu (日活株式会社, Nikkatsu kabushiki kaisha ) nel 1963.
Tra il 1963 e il 1965 dirige 20 film a basso costo per lo studio, ispirati per lo più a notizie scandalistiche. Si tratta di opere di scarso valore, ma che, in quanto opere di puro intrattenimento, avevano un discreto successo di pubblico.
Wakamatsu si interessa ai pinku eiga (ピンク映画 ) grazie al successo di Hakujitsumu (白日夢, Daydream), di Takechi Tetsuji (武智 鉄二) del 1964. Uno dei suoi primi lavori del genere venne presentato dalla Nikkatsu già l'anno seguente al successo del film di Takechi, nel 1965 al 15° Festival di Berlino. Si trattava di Kabe no naka no himegoto (壁 の 中 の 秘事, "I segreti dietro il muro" ovvero "Lo scheletro nell'armadio).
Fu il primo dei tanti scandali legati al nome di Wakamatsu. Infatti la presentazione del film a Berlino avvenne senza che prima il film passasse il vaglio della commissione di censura nipponica: l'Eirin [Eiga Rinri Kanri Iinkai (映画倫理管理委員会)], diventando notevole motivo di imbarazzo per il governo giapponese, sia perché il mancato passaggio sotto il controllo della commissione significava un'inefficienza strutturale dello stesso Eirin, sia perché per il governo giapponese i pinku, nonostante stessero già emergendo come uno dei generi cinematografici più diffusi in patria, non erano degni di attenzione critica o di esportazione internazionale.
Il film ricevette un'accoglienza entusiastica al Festival, ma la Nikkatsu, temendo una ritorsione da parte del governo, preferì non distribuire il film nelle sale, limitandone il mercato ad un'edizione da Home-Video, peraltro mal distribuita.

Deluso, Wakamatsu lascia lo studio e fonda una propria casa di produzione cinematografica.
Nonostante fossero quasi tutti prodotti low-budget, i lavori indipendenti di Wakamatsu non solo si presentano molto curati da un punto di vista artistico, ma anche da un punto di vista contenutistico, essendo non semplici filmetti erotici, bensì film che attraverso sesso e violenza lanciano un messaggio politico molto forte. Secondo alcuni la ricerca dello scandalo da parte di Wakamatsu era anche intenzionale, al fine di portare maggiore attenzione ai propri lavori. Secondo altri in realtà la componente politica è inscindibile dall'estetica di Wakamatsu, e ciò non solo perché i pinku stessi sono una forma di protesta sociale, ma anche perché gli anni Sessanta in Giappone, come nel resto del mondo, rappresentano un periodo di lotta e contestazione. D'altronde la collaborazione come sceneggiatore di Adachi Masao (立正生) a quasi tutta l'opera di Wakamatsu parla da sola.
Il suo primo film auto-prodotto è stato Taiji ga mitsuryo suru toki (胎児 が 密猟 するる 時, The Embryo Hunts in Secret), nel 1966, storia di un uomo che rapisce, tortura e abusa sessualmente di una donna fino a quando lei finalmente riesce a liberarsi e lo colpisce alla morte. Freeze-frames, flash-back, camera in spalla, l'uso elegante del bianco e nero e lo scenario limitato a soli due ambienti, due stanze e un corridoio danno al film un'atmosfera inquietante e claustrofobica.

Spesso è la cronaca ad ispirare Wakamatsu, come in Okasareta hakui (犯ささ れたた 白衣, Violated Angels), del 1967, che si basava infatti su l'omicidio di otto allieve infermiere, avvenuto negli Stati Uniti ad opera di Richard Speck. Nihon boko ankokushi (日本 暴行 暗 黒 史, Dark Story of a Japanese Rapist, conosciuto anche come Serial Rapist) del 1969, è basato sul caso di uno stupratore seriale, avvenuto in Giappone dopo la seconda guerra mondiale. Il 1969 è comunque un anno campale nella cinematografia di Wakamatsu. È l'anno del capolavoro Yuke yuke nidome no shojo (ゆけけ ゆけけ 二 度目 の 処女, Go, Go Second Time Virgin). Nello stesso anno gira anche il bellissimo Violent Girl. Uno dei suoi film più apprezzati dalla critica è del 1977: Seibo Kannon daibosatsu (圣母 観 音 大 菩萨, Sacred Mother Kannon) dove il regista abbonda di simbolismi e metafore.
Wakamatsu continua a sorprendere ancora oggi.
Rengo Sekigun (连 合 赤 军, United Red Army), capolavoro del 2008, è ispirato all'Incidente Asama-Sanso. Più lungo e complesso della maggior parte dei film del regista, United Red Army include una lunga parte di stampo documentaristico sui retroscena politici che hanno portato a questa tragedia e all'autodistruzione della sinistra radicale giapponese.
Nel corso degli anni poi il regista lavora anche come produttore favorendo l'ascesa di giovani autori come Takahashi Banmei (高橋伴明) e Kan Mukai (向井寛) [9]. Resterà ai posteri, ad ogni modo, soprattutto la sua partecipazione alla produzione nel 1976 dell'immenso Ai no korida (愛のコリーダ) di Oshima Nagisa (大島 渚).
Che la classe non è acqua e che di classe e genio Wakamatsu ne abbia ancora da vendere lo dimostra il suo ultimo film, del 2010, Caterpillar (毛虫, "Bruco"), in competizione per l'Orso d'Oro al 60° Festival di Berlino. La storia, ispirata ad un racconto dello scrittore Edogawa Ranpo (江戸川 乱歩, al secolo Hirai Tarō (平井 太郎). Il suo pseudonimo è nient'altro che la pronuncia nipponica contratta del nome dell'immenso scrittore Edgar Allan Poe) , racconta di una donna, moglie di un soldato, costretta a fare i conti con la deformità del marito che, reduce dalla guerra, ha avuto i quattro arti amputati (il che lo rende appunto, simile ad un "bruco"). Il film, un successo di critica, ha fruttato alla sua protagonista, la magnifica Terajima Shinobu (寺島しのぶ), il premio come miglior attrice al Festival di Berlino.

Nel 2012 dirige un ottimo film sugli ultimi giorni di vita drello scrittore Mishima Yukio: 11.25 Jiketsu no Hi: Mishima Yukio to Wakamonotachi (11・25自決の日 三島由紀夫と若者たち), accolto favorevolemnte dalla critica.
Il 12 ottobre dello stesso anno Wakamatsu Koji viene investito da un pirata della strada. Ricoverato d'urgenza, i medici lo dichiarano fuori pericolo. Ma il fisico del regista, minato dall'alcool e dal fumo non regge per più di cinque giorni, ed il 17 ottobre, in seguito a complicazioni, Wakamatsu muore.


A proposito di Wakamatsu

Wakamatsu occupa nel Pantheon dei registi giapponesi un posto molto particolare, essendo senza dubbio uno dei maggiori autori del secolo, e fino alla sua morte probabilmente anche il maggiore tra i giapponesi a parte forse Yoshida e/o Oshima, che però sono oramai inattivi da anni. E tuttavia Wakamatsu è anche uno dei meno noti tra i grandi del cinema asiatico, particolarmente osteggiato proprio da quella cultura ufficiale in cui egli non si era mai riconosciuto, e che non aveva mai mancato di contrastare.
L'affermazione di Wakamatsu a livello internazionale arriva in realtà solo negli ultimi anni, il che potrebbe sembrare una contraddizione, se si pensa che il primo riconoscimento al regista venne proprio dal vecchio continente, con la presentazione a Berlino di Kabe no naka no himegoto. Negli anni recenti, in particolare in Francia, non sono mancati riconoscimenti e retrospettive, e nel resto d'Europa, dopo la sua morte, numerose sono state le iniziative apparse quale tributo.
E tuttavia il nome di Wakamatsu era un nome ricorrente tra gli appassionati e di cultori del cinema asiatico e non solo. Autore di oltre un centinaio di pellicole, attivo fino alla morte, salì agli altari della cronaca giapponese quando decise di sfidare apertamente la censura, producendo nel 1976 Ai no corida di Oshima, sfruttando il fatto che il film risultava essere una produzione battente bandiera francese, e quindi non soggetta alle leggi nipponiche; negli ultimi anni il regista era una presenza costante nei maggiori Festival internazionali.
Non deve stupire l'atteggiamento della critica occidentale nei confronti del genio di Wakamatsu, dal momento che il Maestro è tutto tranne ciò che ci si aspetterebbe da un regista giapponese. Abituati a confondere il cinema nipponico "solo con" Kurosawa, Mizoguchi ed Ozu, e ad estendere la categoria al massimo ai registi della Nuberu bagu, Wakamatsu, regista di "filmetti erotici", i pinku eiga, non sembrava degno di considerazione.
Che errore!
Il pinku eiga è nient'altro che una ramificazione proprio della Nuberu bagu, cui deriva sia stilisticamente che tecnicamente, differenziandosi solo per alcuni caratteri standard (il budget, in genere non superiore ai 3,500,000 di Yen, la durata, non superiore ai 60 minuti, e il girato in 16 mm o 35 mm) e per la presenza costante di certe scene erotiche. A dispetto però della classificazione (il nome - pink - proviene dal rossore delle guance delle fanciulle, imbarazzate dalla visione "proibita"), i pinku mostravano ben poco sesso, dato che la censura era ferocemente in agguato, e visto il divieto di esposizione di genitali e peli pubici. Tale censura, come sappiamo (vedi le disavventure di Oshima Nagisa), colpiva soprattutto i film della grande distribuzione che trattavano, o talvolta sfioravano soltanto, tematiche socio-politiche. In tale contesto porre una critica sociale voleva dire finire isolati come Oshima, ovvero cercare altre strade, ed in tal senso i pinku erano lo strumento ideale, dal momento che erano film della piccola distribuzione, e mascherandosi dietro la facciata di film erotico, godevano di maggiore libertà dalla censura, in quanto già vessati da più divieti.
Wakamatsu Koji trovò, pertanto, fin dagli inizi, una forma espressiva che in parte ha abbandonato nell'ultimo periodo della sua carriera, e che lo renderà negli anni, comunque, il maggior esponente di un genere che, terminato il periodo dei forti moti sociali degli anni '50 e '60, perse di pregnanza.
C'è anche da dire che Wakamatsu era un uomo dichiaratamente di sinistra, vicino anche a quei movimenti che negli anni '70 portano il Giappone a dover fronteggiare veri e propri atti di guerriglia rivoluzionaria, tant'è che il suo più frequente sceneggiatore, e amico, Adachi Masao, era uno dei leader dell'Armata Rossa Unita, cui Wakamatsu dedicherà uno dei suoi capolavori. Ne conseguiva, in quegli anni, una certa diffidenza verso un regista che le autorità nipponiche consideravano scomodo e imbarazzante, e che la cultura filo occidentale, pseudo-capitalista, preferiva di certo evitare, poco importa che in realtà l'atteggiamento del Maestro verso i movimenti di cui era accusato di essere un simpatizzante fosse estremamente critico.
Ad ogni modo è fin da Kabe no naka no himegoto che i protagonisti del cinema di Wakamatsu vengono trasportati in un contesto che non è di certo estraneo alla realtà politica dell'epoca. Con Taiji ga mitsuryo suru toki (The Embryo Hunts in Secret, 1966), Wakamatsu adotta quella cifra stilistica che Noel Burch ha definito "primitive", caratterizzata da un bianco e nero accecant, e da una narrazione strutturata secondo uno schema ripreso dalla "crime story" statunitense, in particolare da quella che poggia le sue fondamenta nella cronaca nera. Adoperando un budget bassissimo (appena 1.000.000 di Yen), ed una scenografia ridotta all'essenziale (in Taiji ga... appena due interni, a parte la scena di apertura girata in esterna), un cast composto per lo più da esordienti, spesso neanche bravi, ma proprio per questo capaci di mostrare quell'alienazione che il regista pone al centro della caratterizzazione dei suoi personaggi, e che di contro non riesce invece a creare alcun distacco nello spettatore, il quale, in specie se legato alla cultura occidentale, difficilmente resta impassibile dinnanzi alle scene che scorrono davanti ai suoi occhi. La narrazione è resa ancora più disturbante dall'uso di una colonna sonora che ha origine nelle avanguardie musicali e nel free jazz. L'uso costante di freeze frames, flashbacks ed altro ancora, contribuisce a creare una certa angoscia, frammentando la narrazione.
Parte della critica ha voluto vedere nell'alienazione sessuale e brutale del cinema di Wakamatsu, costellato di stupri, torture ed omicidi, una metafora dell'alienazione che il capitalismo produce nell'uomo, ma il Maestro ha sempre respinto quest'interpretazione.
Il sesso e la violenza nel cinema di Wakamatsu, quella brutalità primordiale (primitive, appunto) di cui parlava Burch, non sono altro che una mise en scène. Come scrive David Desser, ciò su cui pone l'accento Wakamatsu non consiste nell'equazione libertà sessuale = rivoluzione politica, ma nel porre l'attenzione sul fatto che una politica liberticida e repressiva trova un suo equivalente nella negazione della sessualità dell'individuo stesso. Ed è d'altronde indubbio che il maschio, nell'opera del regista nipponico, sia debole, quasi spaventato dalla donna, su cui non può ottenere altra rivalsa che non sia tramite la violenza.
L'estremizzazione della poetica cinematografica di Wakamatsu Koji, e forse il suo culmine, è raggiunta in un film che in fondo è proprio la summa della sua opera: Yuke, yuke nidome no shojo (Go, Go Second Time Virgin, 1969). In quello che secondo alcuni è il suo capolavoro, il regista nipponico va ben oltre l'uso metaforico del sesso e della violenza, ponendo in essere un vero e proprio dramma sociale in cui i protagonisti non sono altro che due individui, rappresentanti di ambo i sessi, totalmente alienati dal resto della società di cui non si sentono parte, orfani di una cultura, di un Paese; in sottofondo suona uno dei piu noti tra gli spiritual... Sometimes I feel like a motherless child, dice la canzone, long way from home... Sometimes I feel like a homeless child... Un ragazzo ed una ragazza, eterni bambini in un mondo che non ha permesso loro di crescere, che uccidono, seviziano e subiscono altrettanta violenza con candore, innocenti fino alla fine, vittime eppure carnefici, come il doppio suicidio finale lascerebbe presagire (shinju? non credo...).
Negli ultimi anni il cinema di Wakamatsu è stato meno abbagliante, ha perso il bianco e il suo accecante nero.
Eppure non ha perso di forza, con capolavori come Jitsuroku rengo sekigun: Asama sanso e no michi (United Red Army, 2008)e Kyatapira (Caterpillar, 2009). Lo stile è rimasto pressocché invariato, così come le tematiche.
Ci mancherà Wakamatsu, forse l'ho già detto da qualche altra parte, ma lo penso davvero. In un Giappone dove oramai pochi esponenti della cultura hanno la forza e l'autorità di alzare la voce, le urla prepotenti del cinema di Wakamatsu sembravano, come il ragazzo e la ragazza di Yuke, yuke nidome no shojo, intonare uan canzone, libera, quasi jazz, come quella del sassofonista di Endoresu warutsu (Endless Waltz, 1995), perfetta per accompagnare una disperata danza infinita.






Shimamura





A poco più di un anno dalla sua scomparsa, AsianWorld paga il giusto tributo ad uno dei maggiori rappresentanti del cinema giapponese degli ultimi sessant'anni.
Poco noto in patria, solo poco prima della sua scomparsa sono arrivati da noi i suoi capolavori della maturità, United Red army e Caterpillar, in edizione Home Video. A onor del vero il regista gode tuttavia di importanti estimatori, come quell'Enrico Ghezzi che nell'eccellente Fuori orario ha portato sul piccolo schermo quasi tutti i suoi film maggiori.
AsianWorld non è stata da meno. Sono oramai anni che i nostri traduttori si impegnano nel tramandare il verbo del buon Wakamatsu, e oggi in archivio possiamo contare su una filmografia vastissima, che nel corso della settimana si amplierà di due ulteriori aggiunte, cronologicamente agli antipodi, il primo e uno degli ultimi film del regista, quasi a voler aprire e chiudere un discorso, su cui ancora avremmo tanto da dire.

Di seguito la filmografia del regista presente su AsianWorld.


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Secrets Behind the Wall


1965




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The Embryo Hunts in Secret


1966




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Violated angels


1967




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Go, Go Second time Virgin


1969




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Violent Virgin


1969




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Ecstasy of the Angels


1972




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Serial Rapist


1978




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Erotic Liaisons


1992




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Cycling Chronicles


2004




-

Kanzen Naru Shiiku: Akai Satsui


2004




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Caterpillar*


2010



*disponibile solo in recensione, dal momento che i sottotitoli sono stati rimossi in seguito all'uscita in Italia del relativo DVD.


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(artwork a cura di Kiny0)


Messaggio modificato da Kiny0 il 20 January 2020 - 03:14 PM
Corretti link "filmografia" - "Serial Rapist"

Hear Me Talkin' to Ya




Subtitles for AsianWorld:
AsianCinema: Laura (Rolla, 1974), di Terayama Shuji; Day Dream (Hakujitsumu, 1964), di Takechi Tetsuji; Crossways (Jujiro, 1928), di Kinugasa Teinosuke; The Rebirth (Ai no yokan, 2007), di Kobayashi Masahiro; (/w trashit) Air Doll (Kuki ningyo, 2009), di Koreeda Hirokazu; Farewell to the Ark (Saraba hakobune, 1984), di Terayama Shuji; Violent Virgin (Shojo geba-geba, 1969), di Wakamatsu Koji; OneDay (You yii tian, 2010), di Hou Chi-Jan; Rain Dogs (Tay yang yue, 2006), di Ho Yuhang; Tokyo Olympiad (Tokyo Orimpikku, 1965), di Ichikawa Kon; Secrets Behind the Wall (Kabe no naka no himegoto, 1965) di Wakamatsu Koji; Black Snow (Kuroi yuki, 1965), di Takechi Tetsuji; A City of Sadness (Bēiqíng chéngshì, 1989), di Hou Hsiao-hsien; Silence Has no Wings (Tobenai chinmoku, 1966), di Kuroki Kazuo; Nanami: Inferno of First Love (Hatsukoi: Jigoku-hen, 1968) di Hani Susumu; The Man Who Left His Will on Film (Tokyo senso sengo hiwa, 1970), di Oshima Nagisa.
AltroCinema: Polytechnique (2009), di Denis Villeneuve ; Mishima, a Life in Four Chapters (1985), di Paul Schrader; Silent Souls (Ovsyanky, 2010), di Aleksei Fedorchenko; La petite vendeuse de soleil (1999), di Djibril Diop Mambéty; Touki Bouki (1973), di Djibril Diop Mambéty.
Focus: Art Theatre Guild of Japan
Recensioni per AsianWorld: Bakushu di Ozu Yasujiro (1951); Bashun di Ozu Yasujiro (1949); Narayama bushiko di Imamura Shohei (1983).

#2 fabiojappo

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Inviato 04 November 2013 - 11:10 AM

Settimana speciale dedicata al regista dal 3 al 10 novembre

Verranno rilasciati i sottotitoli di Secrets Behind the Wall e Erotic Liaisons: qui calendario e trailers



Grazie Shima per l'approfondimento e grazie a tutti i subber che hanno contribuito a far conoscere la filmografia di Wakamatsu traducendo i sottotitoli che si possono trovare in archivio.

Messaggio modificato da fabiojappo il 01 April 2015 - 03:29 PM


#3 Cignoman

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Inviato 06 November 2013 - 06:41 PM

Grandissimo Shima, cosa che non stupisce nessuno!
Un degnissimo omaggio al maestro Wakamatsu, tra le poche leggende nipponiche che posso dire di aver visto da molto vicino e per questo mi è ancora più caro.

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#4 Code 4109

    Ciakkista

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Inviato 07 November 2013 - 01:24 PM

Grazie ancora!
Uno speciale su Koji Wakamatsu non poteva proprio mancare (a lo strabiliante lavoro già svolto fin'ora).
:Japan:
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#5 andreapulp

    Microfonista

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Inviato 11 November 2013 - 04:12 AM

Grazie infinite a Shimamura e Fabio, Wakamatsu ha lasciato un segno indelebile nelle nostre anime!

#6 nara_stabbocchi

    PortaCaffé

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Inviato 02 April 2015 - 02:16 PM

arigatou gozaimasu, wakamatsu sensee.
:glasses:

#7 fabiojappo

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Inviato 22 October 2016 - 10:33 AM

Sweet Trap (Amai wana, 1963), l'opera d'esordio del grande Wakamatsu scomparso quattro anni fa, è ora disponibile su YouTube per iniziativa della Wakamatsu Production


Messaggio modificato da fabiojappo il 22 October 2016 - 10:34 AM


#8 JulesJT

    Wu-Tang Lover

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Inviato 22 October 2016 - 01:23 PM

Visualizza Messaggiofabiojappo, il 22 October 2016 - 10:33 AM, ha scritto:

Sweet Trap (Amai wana, 1963), l'opera d'esordio del grande Wakamatsu(...)

Ottimo!

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Cinema Asiatico:
Welcome to the Space Show, Udaan (2010), Goyōkin, Fuse, Dragon Town Story, The River with No Bridge, ILO ILO, A Time in Quchi
Still the Water, Norte - the End of History, The Terrorizers, Yi Yi, Stray Dogs, Tag,
Cemetery of Splendour, A Brighter Summer Day,
Labour of Love,Double Suicide, Japanese Girls at the Harbor, Nobi (Fires on the Plain), The Postmaster, Radiance, Liz and the Blue Bird
Modest Heroes,
The Seen and Unseen, Killing, Dwelling in the Fuchun Mountains, The Woman Who Ran,


L'Altro Cinema:
Kriegerin, Chop Shop, Marilena de la P7, Kinderspiel, Kes, Abbas Kiarostami (special), Hanami, L'enfance nue, Short Term 12
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Argentinian Lesson, Holubice, The Long Day Closes, Mon oncle Antoine, O som do Tempo
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Drama: Oshin, Going My Home
Focus: AW - Anime Project 2013, Sull'Onda di Taiwan, Art Theatre Guild of Japan, Allan King, Jonas Mekas,





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