Il cinema di Mikio Naruse
retrospettiva sul maestro giapponese
a cura di Meiko Kaji e fabiojappo
Autore tra i 1930 e il 1967 di circa novanta film, alcuni andati perduti, Mikio Naruse è considerato il massimo rappresentante del genere shomingeki (drammi della gente comune). Insieme a Yasujiro Ozu, con il quale peraltro non mancano significative differenze di approccio nella messinscena e nel racconto. Di certo rispetto a Ozu, e a Kenji Mizoguchi, l'altro gigante del cinema giapponese classico (senza nulla togliere ad altri maestri ed escludendo Akira Kurosawa, di qualche anno più giovane e con un percorso differente), Naruse è molto meno noto in Occidente. La riscoperta su AsianWorld è iniziata oltre dieci anni fa per merito, soprattutto, di un membro importante della community: Cignoman. Moderatore, guida per tanti nuovi iscritti, amico per chi l'ha conosciuto. Non possiamo che dedicargli questo speciale sull'amato regista di cui ha promosso la conoscenza curando un blog specifico e con diverse traduzioni di sottotitoli per AW. Questa retrospettiva aggiunge a quelli già presenti in archivio, una ventina, otto nuove proposte. Ben sei riguardano la metà degli anni Trenta, quando il prolifico Naruse si avvicina al sonoro dopo gli esordi con una serie di film muti. Per quanto riguarda gli altri due, uno abbraccia il difficile periodo della Seconda guerra mondiale e l'altro gli anni Cinquanta che rappresentano l'età dell'oro del cinema giapponese.
Una vita in salita. Nato nel 1905 a Tokyo, da una famiglia modesta, Mikio Naruse perde i genitori quando è ancora poco più che adolescente. Sin da giovanissimo coltiva la passione per la letteratura - diversi suoi film saranno poi adattamenti di opere letterarie - anche se presto è costretto ad abbandonare gli studi per lavorare. Agli inizi degli anni Venti riesce a entrare alla Shochiku di Kamata dove per tutto il decennio svolgerà mansioni di vario tipo, dal semplice factotum all'assistente alla regia di Yoshinobu Ikeda ed Heinosuke Gosho. Quest'ultimo poco più grande di lui, ma capace di imporsi prima nello studio cinematografico e passare già nel 1925 al comando dietro la macchina da presa. Naruse debutterà come regista soltanto cinque anni dopo. Un po' in ritardo rispetto ad altri giovani rampanti di allora, come appunto Gosho e lo stesso Ozu. Forse anche per il suo carattere schivo e solitario. Carattere che si rispecchia anche nel suo modo di lavorare. Poche indicazioni allo staff e agli interpreti, non incline ad alzare la voce (al contrario, per esempio, dell'irrequieto perfezionista Mizoguchi) e a ripetere le scene. Aggiustate poi con una grande attenzione in fase di post produzione, seguendo un montaggio capace di restituire una fluidità sorprendente alle brevi riprese. Un aspetto che sottolineerà, parlando di Naruse, anche Kurosawa che prima di iniziare la propria carriera come regista sarà anche suo assistente.
Il periodo muto. Nel 1930 ha finalmente l'occasione di girare il suo primo film. Sotto l'egida di Shiro Kido, un pezzo importante della Shochiku di allora, produttore ma anche sceneggiatore. Porta la sua firma il soggetto di Chanbara fufu (Mr and Mrs Swordplay), cortometraggio andato perduto così come i sei film successivi diretti da Naruse. Il primo sopravvissuto è dell'anno successivo, Koshiben ganbare (Flunky, Work Hard!). Come si capisce dal titolo, traducibile come “In bocca al lupo, piccolo salariato”, c'è subito quell'interesse per la gente comune e l'ambientazione contemporanea che caratterizzerà il cinema del regista. Qua però ancora ingabbiato dentro certe dinamiche non così aderenti alla poetica che svilupperà in seguito, dalle idee dominanti nella Shochiku di realizzare opere capaci di combinare dramma e slapstick, alternare a momenti tristi episodi allegri per creare un giusto mix di lacrime e comicità. Inoltre in questo breve film non si concentra su personaggi femminili, che saranno sempre il cuore dei suoi film, ma racconta una storia con protagonista un agente assicurativo porta a porta, spiantato e a tratti patetico. Non è l'esempio più adatto, ma lo sguardo “sul modo patetico in cui gli uomini conducono la loro vita” (per citare Fumiko Hayashi, scrittrice che diventerà molto importante per il regista) sarà una costante di Naruse. Uno sguardo non cinico, ma emblema della visione pessimistica, disillusa, di accettazione, rintracciabile in gran parte della sua opera. Altri passaggi significativi del periodo muto, dove mette in mostra grandi capacità nel descrivere la realtà di certi quartieri, soprattutto popolari, sono rappresentati da film come Nasaku naka (No Blood Relation, 1932) - scritto da Kogo Noda, famoso per la sua lunga collaborazione con Ozu - dove si racconta di una donna che dopo aver fatto fortuna come attrice vuole riprendersi la figlia abbandonata anni prima; Kimi to wakarete (Apart from You, 1933), la storia di una geisha disprezzata dal figlio a causa del suo lavoro; Yogoto no yume (Every-Night Dreams, 1933) dove una una donna sola lavora in un bar per mantenere se stessa e il figlio; Kagiri naki hodo (Street Without End, 1934) con al centro un incidente stradale, situazione che diventa un espediente narrativo usato dal regista anche in altri film.
Il passaggio al sonoro. In Giappone il cinema muto ha avuto mediamente una vita più lunga rispetto ad altri Paesi. La transizione verso il sonoro comincia nel 1931, con il primo film interamente parlato che è Madamu to nyobo diretto da Gosho, ma si afferma in modo generalizzato soltanto alcuni anni dopo. Per Naruse il passaggio al sonoro significa anche una nuova avventura dal punto di vista produttivo. Lasciata la Shochiku inizia a lavorare per la PCL che poi diventerà la famosa Toho. È il 1935 e Naruse sforna ben cinque film [quattro di questi verranno presentati con i sottotitoli in italiano all'interno dello speciale]. Quello di maggiore successo è Tsuma yo bara no yo ni (Wife! Be Like a Rose!) che vince il premio come miglior film ai Kinema Junpo Awards, riconoscimenti allora giunti alla decima edizione e ancora oggi tra i più significativi del cinema giapponese. In seguito il film viene addirittura distribuito negli Stati Uniti. Al centro della storia una ragazza che vive con la madre e in procinto di sposarsi va a trovare il padre che si è rifatto una vita con una nuova compagna. La protagonista è Sachiko Chiba, presente anche in altri film del regista come l'interessante Ashita no namikimichi (Morning's Tree-Lined Street, 1936), che diventa poco dopo la moglie di Naruse. Della seconda metà degli anni Trenta vale poi sicuramente la pena ricordare Tsuruhachi Tsurujiro (Tsuruhachi and Tsurujiro, 1938), melodramma su un duo di musicisti itineranti con due grandi interpreti come Kazuo Hasegawa e Isuzu Yamada, Hataraku ikka (A Working Family, 1929), storia di una famiglia numerosa e povera in cui sono costretti a lavorare anche vecchi e bambini, e il toccante Magokoro (Sincerity, 1939) in cui il dramma si delinea in uno scontro tra la semplice purezza dell'infanzia-adolescenza e la meschinità, l'ambiguità i compromessi del mondo degli adulti.
Anni difficili. Il cinema risente della politica nazionale, la Seconda guerra mondiale è alle porte. Arrivano gli anni Quaranta che anche per Naruse non saranno facili. Meno film realizzati e non tra i migliori della sua carriera. Non mancano comunque opere meritevoli, come Hideko no shasho-san (Hideko The Bus Conductress, 1941) con Hideko Takamine indimenticabile bigliettaia di una compagnia di pullman. Si tratta della prima collaborazione tra Naruse e la grande attrice, all'epoca diciassettenne, che diventerà interprete prediletta dei suoi capolavori successivi, incarnazione perfetta dei ritratti femminili proposti continuamente dal regista: donne fragili e determinate, devote e orgogliose. Per ricordare qualche altro lavoro di quel decennio si possono segnalare Uta-andon (The Song Lantern, 1943) sulla ricerca di espiazione di un attore con un suicidio sulla coscienza, e Haru no mezame (Spring Awakens, 1947) che racconta tensioni e piccoli, grandi traumi della prima adolescenza con estrema delicatezza.
La nuova età dell'oro. La primavera per Naruse arriva con gli anni Cinquanta, apice della storia del cinema giapponese. Una nuova età d'oro dopo il grande sviluppo, dal punto di vista anche qualitativo, rappresentato dagli ultimi anni del periodo muto e i primi del sonoro. Del 1951 è Meshi (Repast), racconto della vita di coppia, di una crisi coniugale tra un impiegato e sua moglie, interpretata dalla meravigliosa Setsuko Hara. Un successo come dimostrano i premi come miglior film ai Blue Ribbon Awards e ai Mainichi Film Concours. Si tratta dell'adattamento di un romanzo della scrittrice Fumiko Hayashi che diventerà una musa per Naruse. Nei quattro anni successivi porterà sullo schermo altre quattro sue storie: Inazuma (Lightning, 1952), sul rapporto di una madre con i suoi quattro figli avuti ognuno da un uomo diverso; Tsuma (Wife, 1953), sul tentativo di una donna di salvare un matrimonio alla deriva; Bangiku (Late Chrysanthemums), dove torna l'attenzione al mondo delle geisha; Ukigumo (Floating Clouds, 1955), storia dell'amore per un uomo debole ed egoista da parte di una donna che continua a restargli accanto nonostante tutto. Uno dei lavori più apprezzati del regista: miglior film ai Blue Ribbon Awards, ai Mainichi Film e ai Kinema Junpo Awards con riconoscimenti anche personali a Naruse per la regia e ai due grandi protagonisti, Hideko Takamine e Masayuki Mori. Dello stesso periodo sono altre memorabili indagini sulle relazioni all'interno della famiglia come Okaasan (Mother, 1953), e Ani imouto (Older Brother Younger Sister, 1953), ma anche Yama no oto (Sound of the Mountain, 1954) tratto da uno dei romanzi più noti di Yasunari Kawabata. Nella seconda metà degli anni Cinquanta la filmografia di Naruse si arricchisce poi di altri pezzi importanti, primo fra tutti Nagareru (Flowing, 1956) dove per raccontare ancora una volta un aspetto del mondo delle geisha mette insieme un cast di attrici straordinarie: Kinuyo Tanaka, Isuzu Yamada, Hideko Takamine, Mariko Okada, Haruko Sugimara.
Gli ultimi anni. Negli anni Sessanta Naruse dirige ancora diversi film. E non mancano capolavori. Come lo stupendo, memorabile ritratto del personaggio femminile protagonista di uno dei suoi film più noti, Onna ga kaidan wo agaru toki (When a Woman Ascends the Stairs, 1960), e il grande affresco familiare portato sullo schermo con Musume tsuma haha (Daughters, Wives and a Mother, 1960). Completa poi il lavoro sull'opera di Fumiko Hayashi con l'intenso Hourou-ki (A Wanderer's Notebook, 1962), racconto biografico della donna scrittrice che lotta per farsi spazio nei salotti letterari maschilisti, prima di realizzare gli struggenti Onna no rekishi (A Woman's Life, 1963) e Midareru (Yearning, 1964) che regala a Hideko Takamine il Pardo per la miglior interpretazione femminile al festival di Locarno. L'ultimo film dell'attrice con Naruse è Hikinige (Hit and Run, 1966) dove ricopre il ruolo di una madre che cerca vendetta dopo la morte del figlio in seguito a un incidente stradale causato da una ricca signora. A partire da un incidente stradale si muove anche la narrazione dell'ultimo film del regista: Midaregumo (Scattered Clouds, 1967), storia d'amore tra una vedova e l'automobilista che ha investito accidentalmente il marito. Naruse muore a Tokyo due anni dopo.
L'eredità. Come già scritto Naruse non ha avuto a livello internazionale la stessa fortuna di altri grandi maestri giapponesi. Un momento importante per la sua rivalutazione è sicuramente rappresentato dalla retrospettiva organizzata dal Festival di Locarno nel 1983. Un'altra grande retrospettiva in Europa sarà quella del 1998 al Festival di San Sebastián, mentre in altre parti del mondo da ricordare già nel 1987 l'omaggio dell'Hong Kong Film Festival. Periodo nel quale a Taiwan si facevano strada registi come Edward Yang e Hou Hsiao-Hsien che hanno sempre considerato Naruse uno dei loro riferimenti. Così come, per citare un autore giapponese di oggi, Hirokazu Koreeda. Resta per tutti il suo cinema, un cinema costruito con un spirito artigianale elevato ad arte nella sua descrizione, così attaccata al presente, della vita quotidiana e delle relazioni umane.
Fonti bibliografiche. Per la stesura del piccolo approfondimento sono state utili letture: “Storia del cinema giapponese” di Maria Roberta Novielli (Marsilio, 2001); “Naruse, Mikio” breve biografia a cura di Dario Tomasi (Enciclopedia del cinema - Treccani, 2004); “La scoperta di un autore: Mikio Naruse” di Fabrizio Grosoli (articolo su Cineforum, 1983); “In viaggio nell'esistenza” di Maria Roberta Novielli (su Cineforum, 2008); “Tramonti d'autunno: il cinema muto di Mikio Naruse” di Giampiero Raganelli (articolo su Filmidee, 2011); “Naruse Mikio” di Paola Scrolavezza (dal sito dell'università di Venezia). Tra i vari articoli in inglese “Mikio Naruse” di Alexander Jacoby (su Senses of Cinema).
Home video. In Italia sono usciti soltanto tre film di Naruse. Pubblicati in dvd per il marchio D Cult nel 2011, al momento sono fuori catalogo. Si tratta di film die primi anni Trenta, del periodo muto: Senza legami di parentela (Nasaku naka), Sogni di una notte (Yogoto no yume), La strada senza fine (Kagiri naki hodo).
Questa retrospettiva presenta i seguenti otto film del Maestro:
(traduzioni di Meiko Kaji)
Three Sisters with Maiden Hearts
Five Men in the Circus
The Girl in the Rumour
Wife! Be Like a Rose!
Morning's Tree-Lined Street
A Woman's Sorrows
The Song Lantern
Older Brother, Younger Sister
Sottotitoli già presenti in archivio:
(grazie ai subber: Dan, Mizushima76, gattociliegia,
ReikoMorita, vision e - soprattutto - Cignoman)
Flunky, Work Hard!
After Our Separation
Each Night I Dream
Summer Clouds
When a Woman Ascends the Stairs
A Wanderer's Notebook
Yearning
The Stranger Within a Woman
Scattered Clouds
Messaggio modificato da fabiojappo il 30 December 2017 - 06:56 PM