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[SPECIALE] Naomi Kawase: il cinema, i film

Alla scoperta della regista giapponese

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26 risposte a questa discussione

#1 François Truffaut

    Wonghiano

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Inviato 11 July 2010 - 02:00 AM

Naomi Kawase, questa sconosciuta?

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Il buon battle ed io abbiamo pensato che non sarebbe stata un'idea malsana sottoporre all'attenzione di tutti un doveroso omaggio a Naomi Kawase, nella forma di una mini-retrospettiva (il cui inizio è previsto per il 12 luglio) che rappresenta l'occasione per proporre cinque suoi lavori inediti, Embracing, Kaleidoscope, Sky, Wind, Fire, Water, Earth, Letter from a Yellow Cherry Blossom e Nanayo, tutti caratterizzati da una forte componente documentaristica, ed anche, perché no?, per puntare i riflettori su una regista importante ma troppo trascurata su questi lidi come altrove.

Non tutti conoscono il cinema della Kawase. Ci sembra quindi utile fornire una bussola a chi ne è a digiuno, per accompagnarlo nella marcia di avvicinamento all'universo della regista, nella speranza di intercettare la curiosità di più persone possibili.


Il cinema by Naomi*

Come superare la propria solitudine, come mettersi in rapporto con gli altri. Il vecchio aforisma pavesano sembra risuonare a distanza di anni e di longitudine geografica nei film di Kawase Naomi, centrati su uno dei temi portanti della drammaturgia, dall'epoca mitica delle leggende orali al teatro moderno: l'agnizione. Scoprire chi siamo, "di" chi siamo, non è soltanto mia questione di eredità (e quindi di status), né di cromosomi, ma anche di storia, di memoria: è quel dettaglio insignificante che separa identità e alterità, quel mistero primordiale che, una volta trovata la chiave di lettura, dovrebbe permettere all'io di espandersi cosciente nel mondo.
È per questo che i film di Kawase sono cosi entusiasmanti: non tanto per una messa in scena elaborata che fa scuola. Né per una ricerca formale, attuata nella costruzione delle immagini. Ma per il soffio vitale che sottende il discorso, per quel suo ampio e repentino volgersi alla ricerca dell'altro da sé, come conferma della propria umanità. Questo discorso, questa "vis" primaria ad esso collegata, viene prodotto instancabilmente dalla regista giapponese, attraverso una prolificità di opere che non ha tanto a che vedere con una strategia produttiva e di mercato, né con l'ingegno eclettico del genio precoce, che non ha tempo da perdere e quindi lavora instancabilmente a realizzare ciò che deve avere luogo, ora o mai più. Non è di questa pasta Kawase. Piuttosto è l’urgenza del suo sentire che la fa essere continuamente in ascolto del mondo. Come se la perdita implacabile che risuona dentro di sé la costringesse all’attenzione perpetua di altre voci, di altri echi. E queste voci, questi echi non possono che concretizzarsi in occhi, mani e oggetti (oggetti che queste mani toccano, oggetti che questi occhi contemplano) in una declinazione triangolare, emblema di una circuitazione che scorre parallela al linguaggio orale, amplificandone la portata, rivelando il senso profondo delle parole e dei gesti, creando una cartografia affettiva dell'essere umano.
La molteplicità del reale, dunque, l'impossibilità di comprenderlo tutto. E poi, improvvisamente: “Esisto, ci sono, sono stata, per un momento!”. Il cinema di Kawase è denso di questi richiami, di questo desiderio dì darsi un nome, di farsi nominare, di fare in modo che l’altro la definisca, così come lei lo mette a fuoco attraverso l'obiettivo. Il cinema come mezzo di scambio.


La formazione*

Il cinema di Kawase Naomi è una sinfonia di sensazioni. Un millennio prima di lei, altre donne, in Giappone, hanno dato corpo in letteratura a un analogo amalgama di emozioni, annotando il flusso dell’esistenza sull'onda di un disordine emotivo che è proprio della vita stessa, con uno stile che traduce in tempo reale i sentimenti ed è perciò definito zuihitsu, “che segue il pennello”. Tra le mani di Kawase, la macchina da presa si muove sinuosa, a tratti più incisiva, altre volte volatile, proprio come la punta di un pennello impegnato nella scrittura di un ideogramma.
Dopo la visione dei suoi film, è difficile asserire con certezza che contengano una traccia autenticamente autobiografica: si ha piuttosto la sensazione che la sua vita, la realtà da lei descritta, gli sguardi incontrati dal suo obiettivo, servano tutti a spennellare un mondo “altro" che si alimenta del disordine, della metafora, dell'improvvisazione. Nell'insieme, ogni immagine definisce il percorso parallelo tra i due viaggi intrapresi dal suo lavoro: uno più sofferto che dal passalo conduce in direzione del presente, e quello che dalla vita sgorga dolcemente nella morte e da lì in altre possibili esistenze.
Sono fondamentali, nella sua formazione, i primi anni dell'infanzia: dopo la separazione dei genitori (sua madre aveva deciso di allontanarsi dal marito perché preoccupata delle sue attività di yakuza, come la stessa Kawase ha raccontato), Naomi viene allevata dai suoi prozii, un'anziana coppia senza figli che la educa con grande affetto e che lei ama chiamare “nonni”. Da loro eredita dunque una memoria del passato - del Giappone, della propria famiglia, della mitologia che impregna la terra - incastonata ormai con naturalezza nella visione entusiastica, dalla curiosità quasi infantile, con cui esplora il mondo a lei contemporaneo.
Importante anche che Kawase venga allevata a Nara, la più antica tra le capitali del Giappone, la città sorta sul regno di Yamato, all'origine stessa della storia del suo Paese. Immersa in una natura tuttora quasi incontaminata e costellala da antichi templi dal profondo richiamo spirituale, Nara resta oggi una delle aree del Giappone che più sfuggono alla nostra pletora di luoghi comuni perché ben distarne dal caotico assetto tecnologico delle grandi metropoli.
Questo spiega l'agilità con cui il suo cinema si snoda negli ambienti naturali, ma anche quell’autentico stupore che la regista mostra di provare quando entra in contatto con le opere della civiltà umana.

* Tratto da Kawase Naomi: i film, il cinema, di Maria Roberta Novielli



Parliamone! Intanto vi ricordo che il nostro archivio comprende già diversi lavori della regista, tra cui Terachime, Moe no suzaku, See Heaven, Shara e The Mourning Forest.

Messaggio modificato da fabiojappo il 14 June 2015 - 10:10 AM

Sottotitoli per AsianWorld: The Most Distant Course (di Lin Jing-jie, 2007) - The Time to Live and the Time to Die (di Hou Hsiao-hsien, 1985) - The Valiant Ones (di King Hu, 1975) - The Mourning Forest (di Naomi Kawase, 2007) - Loving You (di Johnnie To, 1995) - Tokyo Sonata (di Kiyoshi Kurosawa, 2008) - Nanayo (di Naomi Kawase, 2008)

#2 Barka77

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Inviato 11 July 2010 - 08:14 AM

:em41:

#3 ziadada

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Inviato 11 July 2010 - 08:51 AM

Grazie! :em41: :em86: ;)

Intraprenderò senz'altro questo percorso guidato...

p.s.: si sa nulla del progetto di questa regista sul parto, segnalato tempo fa?

Messaggio modificato da ziadada il 11 July 2010 - 09:09 AM

"So you believe in ghosts, do you sergeant?"
"I believe in God the Father, God the Son and the sidhe ridin' the wind."

#4 battleroyale

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Inviato 11 July 2010 - 09:11 AM

Naomi Kawase- La retrospettiva
A cura di battleroyale, François Truffaut e Dan.



"Un Cinema, quello di Kawase Naomi, che si diapana tra i due poli, più che contrapposti, complementari: del discorso autoreferenziale- che nell'atto di fissare l'istante, il gesto, il presente si fa quasi diario- e della costruzione della propria identità di donna. In questo senso la giovane regista ripercorre le tappe di un percorso che ,molto prima di lei, altre artiste, non dell'immagine, ma della parola, hanno tracciato, mosse dal medesimo desiderio di sottrarre all'oblio del tempo pensieri, emozioni, sentimenti, il mobile e inquieto fluire della vita, perchè il senso della loro stessa esistenza non andasse perduto" [Paolo Scrovalezza, Cineforum n.423]


Cresciuta senza genitori naturali, allevata da due anziani prozii in una natura apparentemente incontaminata e ricca di segni panteistici, Kawase soffre di un'assenza: le manca il tormento della generazione- quella di suo padre e di sua madre- che ha rifiutato l'autistico abbandono alla tradizione per ridefinire invece il mondo come ipertecnologica scatola di risonanza dei sentimenti. Incapace di esprimersi con agilità per mezzo delle icone coniate dai più giovani, attraverso il cinema tenta di riguadagnare il senso della "parola". La definizione del visibile nella dimensione del quotidiano, soprattutto, che per la sua ricchezza quantitativa è composto ormai da nomi per lei incomprensibili, viene riesplorato, rivalutato e ludicamente rinomato attraverso quelle immagini che conosce meglio, quelle della natura a lungo osservate con i suoi anziani tutori. Il suo è quindi un cinema senza artifici, a parte l'unica, generale, alterata visione della realtà, di una verità indotta che l'autrice tenta di sovrapporre a quella in cui è malgrado calata. Con in più l'ingenuità di aver aderito fino a oggi al tema assegnatole nel 1988 dal suo insegnante, ovvero di mettere "bene a fuoco ciò che le interessa": da lì la ricerca della propria identità , la ricostruzione minuziosa di un passato che non conosce, la caccia al padre che l'ha rifiutata e infine l'utilizzo abbondante di fotografie della sua infanzia in cui "lei di sicuro, è stata". Da lì, ancora, la sua presa di possesso dell'immagine quando tra sè e la macchina da presa inserisce una mano, la sua ombra, la sua stessa figura imprigionata in una foto.

Nonostante ricorra, nel suo cinema, un'ampia gamma di segni panteistici (sole, luna, terra, vento, e mille altri elementi), il mondo da lei ritratto è sostanzialmente antropocentrico: l'essere umano interviene sulla natura piegandola al proprio disegno e la creazione, la nascita, ogni espressione di ciò che lo circonda sono tutt'altro che i risultati di un istinto, quanto piuttosto il frutto di un intervento meticoloso e tecnico condotto nell'arco delle quattro stagioni.
[...]

Incapaca di dar vita a qualcosa di genuinamente proprio, Naomi tenta di donare immortalità agli oggetti del mondo, fissandoli nella memoria attraverso il cinema, poichè "I particolari tratti dal quotidiano e destinati poi a disperdersi nella memoria, attraverso il cinema guardagnano una specie di eternità, possono rivivere, essere riletti anche in modo differente nonostante il passare degli anni. Nella realtà non esistono più, ma grazie al cinema, è possibile ravvicinarvisi di continuo. E' un mistero splendido in virtù del quale il tempo e lo spazio fluttuano nel mondo percorrendo tutte le direzioni possibili", ha sottolineato la stessa Naomi nel corso della sua lezione di cinema.

Nei suoi film, lo scorrrere del tempo, pur se circolare e incessante, subisce frequenti accellerazioni e rallentamenti, una parafrasi del ritmo stesso del suo smarrimento. Le accelerazioni seguono quelle del battito cardiaco nel corso delle sue emozioni: il lungo periodo di ricerca in Embracing (primo film della retrospettiva) bruciato in un unico istante nel finale, quando infine incontra suo padre (una scena vissuta a una tale velocità da essere negata alla vista); le quattro stagioni percorse dallo sviluppo di una pianta e poi di colpo riassunte nell'incanto del suo frutto; la morte del suo amico fotografo consumata in pochi istanti, nonostante la lunga agonia nel film Letter From A Yellow Cherry Blossom. I rallentamenti la trovano invece spiazzata mentre si guarda intorno, cercando nuove conferme, come nei lunghi istanti in cui accarezza la sagoma della prozia attraverso un vetro (Katasumori),quasi per assicurarsi della sua reale consistenza carnale, o quando indugia pudicamente con la macchina da presa tra gli astanti durante il funerale del suo amico fotografo (ancora Letter From A Yellow Cherry Blossom) per comprendere attraverso loro fino a che punto sia davvero esistito.

Lo sguardo, soprattutto quello che si fa strada nell'oscurità -di tenebre agghiaccianti, della stessa sala cinematografica, di un buio comunque che dia enfasi alle fonti luminose- rappresenta l'intervento più concreto di Naomi Kawase nel mondo.

Osservare per lei, significa partecipare in prima persona, e rimanddare quanto ha visto attraverso il suo cinema la rende testimone attiva, nominabile, di quelle esperienze. Lo si chiamerà forse documentario, ma manca in Naomi la capacità di distanziarsi dal suo oggetto, la si riscopre troppo spesso fagocitata nelle sue stesse inquadrature- elemento che è poi la migliore invenzione del suo stile. La necessità di svelare le proprie esperienze ha superato in alcuni momenti il pudore del silenzio: la vediamo correre nudasu un prato mentre sulla schiena esibisce un tatuaggio simile a quello di suo padre (Sky, Wind, Fire, Water, Earth)- uno yakuza reietto e morto-.

Con la sua macchina da presa avvicina parossisticamente il suo amico agonizzante mentre una tosse convulsa sottolinea il suo male (Letter From A Yellow Cherry Blossom); lascia che le mani incerte della vecchia prozia puntino su di lei l'obiettivo mentre prega sulla tomba de lsuo genitore adottivo (Sky, Wind, Fire, Water, Earth).
Un percorso analogo lo attua quando traduce le sue immagini in scrittura. Da sue dei suoi film,infatti, cioè dal premiato (Caméra D'Or) Moe No Suzaku e da Hotaru ha tratto in seguito dei romanzi, di cui soprattutto il primo si è rivelato un grande successo, con una tiratura di ben 70.000 copie.
Scorrendone le pagine, rivive incredibilmente intatta la scelta di immagini di suoni, di sensazioni nate con i film originali. Se qualcosa di più le sue pagine scritte offrono, è piuttosto l'innocente indugiare sui motivi del dolore e della felicità, laddove nei suoi film vengogno sospesi a segnare un ponte con lo spettatore.

(I Tulipani Di Naomi Kawase, Cineforum n.423, articolo di Maria Roberta Novielli)


Naomi Parla di sè.

LA MUSICA- Ricorro alla musica quando un personaggio è apparentemente fermo e sta interiorizzando qualcosa. Solo in quel momento intervengo, un po' per dimostrare che gli esseri umani utilizzano la musica quando non sono in grado di esprimere.

IL NON VISIBILE- Sarà contraddittorio sostenere che un film possa mostrare ciò che non è visibile, ma io credo che sia vero. Prendiamo per esempio il vento: è un elemento non raffigurabile, ma se ne può intuire la presenza da tutti gli effetti che genera, da tutti i movimenti che determina. E' possibile proprio perchè un film non è un riquadro a sé stante nel flusso della realtà, ma uno dei suoi tanti momenti, collocato proprio nello scorrere stesso della realtà.

COLORE- In realtà, più che il cinema in bianco e nero, mi interessa l'immagine di un pennello mentre scrive un ideogramma sulla carta di riso giapponese. La carta di riso non è mai bianca, ha una grana particolare, piuttosto porosa, assorbe il colore, ma lo lascia diffondere anche con facilità; con un pennello e un bell'inchiostro, si può rendere la tinta della carta, quella del colore in cui è stato intinto il pennello, ma anche tutte le varie sfumature che sfuggono alla scrittura, perchè l'inchiostro si dilata sulla carta. Vorrei girare un film fedele a quest'immagine!

FOCALIZZAZIONE- Nel 1988, quando ancora studiavo alla scuola di cinema di Osaka, il mio insegnante mi aveva chiesto di andare in giro per la città per riprendere ciò per cui provavo più interesse. La realizzazzione di questo cortometraggio, poi intitolato I Focus On That Which Interests Me, si era rivelata un'operazione estremamente complessa, considerando la ricchezza di oggetti e movimenti che animano la città. Di solito si cammina senza prestare attenzione ai particolari che ci circondano. Se però hai con te una macchina da presa e intendi ritrarre degli oggetti, tutto diventa difficile, visto che devi concentrarti su ciò che normalmente ti scorre accanto.

Osservandomi intorno, una delle cose che mi avevano colpito di più era stata la vista di alcuni tulipani. All'inizio, i fiori non erano messi a fuoco in tutta la loro lunghezza, ma si creava una specie di punto di rottura e di sfasamento visivo a metà gambo, finchè, portando gradualmente a fuoco l'immagine, la loro figura finale risultava intera. Questa scoperta mi aveva resa felice, avevo compreso quale meccanismo generasse l'immagine: esisteva una distanza visiva tra le due parti di uno stesso oggetto, ma era possibile colmarla.


FILMOGRAFIA:
1988- I Focus On That Which Interests Me
1988- The Concretization Of These Things Flying Around Me
1988- My Jump-Want-Fly
1988- Papa's Ice Cream
1989- My Solo Family
1989- A Small Largeness
1990- The Girl's Daily Bread
1991- Like Happiness
1992- Embracing (Film presente nella retrospettiva)
1993- White Moon
1994- Katasumori
1995- See Heaven
1995- Memory Of The Wind: At Shibuya On December 26, 1995
1996- The World
1996- The Setting Sun
1997- Moe No Suzaku
1997- The Weald
1999- Kaleidoscope(Film presente nella retrospettiva)
1999- Wandering At Home: The Third Falls Since Starting Live Alone
2000- Hotaru
2001- Sky, Wind, Fire, Water, Earth(Film presente nella retrospettiva)
2002- Letter From A Yellow Cherry Blossom(Film presente nella retrospettiva)
2003- Shara
2006- Naissance Et Maternité
2007- The Mourning Forest
2008- Nanayomachi(Film presente nella retrospettiva)
2009- In Between Days
2009- Koma

Messaggio modificato da fabiojappo il 14 June 2015 - 10:11 AM

Sweet Like Harmony, Made Into Flesh... You dance by my side, children sublime!


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Le mie recensioni cinematografiche: http://matteo-bjork-...i.blogspot.com/

Lungometraggi subbati per aw: Lunchbox, Wool 100% , Tomie: Revenge, Sexual Parasite: Killer Pussy, Pray, Violated Angels, Go Go Second Time Virgin (Migliore attrice al XIV AW Award), A Slit-Mouthed Woman, Kuchisake, Teenage Hooker Became Killing Machine In DaeHakRoh, Marronnier, Raigyo, X-Cross, Loft (premio alla miglior regia al XV AW Award), The House, Evil Dead Trap 2 , Id, Female Market, The Coffin, Art Of The Devil 3, Coming Soon, Wife Collector, Nang Nak , Whispering Corridors 5: A Blood Pledge, Grotesque, Gonin, 4bia , Lover, Unborn But Forgotten, Life Is Cool , Serial Rapist, Noisy Requiem, Pig Chicken Suicide, Tamami: The Baby's Curse, Nymph, Blissfully Yours, La Belle, February 29, The Cut, Zinda, Rule Number One, Creepy Hide And Seek, M, Visage, Female, Naked Pursuit, Today And The Other Days, Red To Kill, Embracing, Kaleidoscope, Sky, Wind, Fire, Water, Earth, Letter From A Yellow Cherry Blossom, The Third Eye, 4bia 2, The Whispering Of The Gods, My Ex, The Burning, The Haunted Apartments, Vegetarian, Vanished, Forbidden Siren, Hole In The Sky (fabiojappo feat. battleroyale), Invitation Only, Night And Day, My Daughter, Amphetamine, Soundless Wind Chime, Child's Eye, Poetry, Oki's Movie , Natalie, Acqua Tiepida Sotto Un Ponte Rosso, The Echo, Gelatin Silver, Love, Help, Hazard, Late Bloomer, Routine Holiday, Olgami- The Hole, Caterpillar, The Commitment, Raffles Hotel, Ocean Flame, The Sylvian Experiments, Bloody Beach, The Vanished, Dream Affection, White: The Melody Of The Curse, Eighteen, I Am Keiko, Guilty Of Romance, Muscle, Birthday, Journey To Japan, POV: A Cursed Film, Exhausted, Uniform Virgin: The Prey, Gimme Shelter

Serie tv subbate per aw: Prayer Beads

Cortometraggi subbati per aw: Guinea Pig: Flowers Of Flesh And Blood, Guinea Pig: Mermaid In The Manhole, Guinea Pig: He Never Dies ,4444444444, Katasumi , Tokyo Scanner, Boy Meets Boy , Kyoko Vs. Yuki, Dead Girl Walking, Sinking Into The Moon, Suicidal Variations, House Of Bugs, Tokyo March, Emperor Tomato Ketchup, Birth/Mother, I Graduated, But..., Fighting Friends, Ketika, Lalu dan Akhirnya, South Of South, Incoherence, Imagine

L'altro Cinema: Drawing Restraint 9 , La Concejala Antropofaga, Subjektitüde

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#5 Cignoman

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Inviato 11 July 2010 - 09:35 AM

Apprezzo moltissimo l'iniziativa, da devoto ammiratore della Kawase!!! :em41:

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#6 battleroyale

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Inviato 11 July 2010 - 09:40 AM

François, non ci credoooo! Abbiamo preso gli approfondimenti scritti dalla stessa giornalista :em41: :em86: ;)
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L'altro Cinema: Drawing Restraint 9 , La Concejala Antropofaga, Subjektitüde

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#7 François Truffaut

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Inviato 11 July 2010 - 10:27 AM

Visualizza Messaggioziadada, il 11 July 2010 - 08:51 AM, ha scritto:

p.s.: si sa nulla del progetto di questa regista sul parto, segnalato tempo fa?

Al momento è fermo: la Kawase sta cercando i soldi per girarlo.

Visualizza Messaggiobattleroyale, il 11 July 2010 - 09:11 AM, ha scritto:

François, non ci credoooo! Abbiamo preso gli approfondimenti scritti dalla stessa giornalista

Eh, l'unica che diffonde il verbo della Kawase. :em41:
Sottotitoli per AsianWorld: The Most Distant Course (di Lin Jing-jie, 2007) - The Time to Live and the Time to Die (di Hou Hsiao-hsien, 1985) - The Valiant Ones (di King Hu, 1975) - The Mourning Forest (di Naomi Kawase, 2007) - Loving You (di Johnnie To, 1995) - Tokyo Sonata (di Kiyoshi Kurosawa, 2008) - Nanayo (di Naomi Kawase, 2008)

#8 fabiojappo

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Inviato 11 July 2010 - 10:50 AM

Grandi ! Che bella iniziativa. Grazie, grazie, grazie :em41: :em86: ;)

#9 ladyglamrock

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Inviato 11 July 2010 - 10:54 AM

grandi!!! vi adoro! non vedo l'ora! mi ero persa due dei suoi film alla rassegna all'istituto di cultura e questa è una occasione per gustarmeli!!!
:em41:





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