A WOMAN'S LIFE
di Mikio Naruse
Titolo originale: Onna no rekishi (女の歴史)
Titoli alternativi: A Woman's Story / Une histoire de femme
Traduzione di gattociliegia, revisione e recensione di Tyto
SOTTOTITOLI
Versione: 1,12 SAT
Interpreti principali:
Hideko Takamine (Nobuko), Tatsuya Nakadai (Akimoto), Akira Takarada (Koichi), Natsuko Kahara (madre di Koichi), Tsutomu Yamazaki (Kohei da grande), Yuriko Hoshi (Midori).
Regia: Mikio Naruse
Soggetto e Sceneggiatura: Ryozo Kazahara
Fotografia: Jun Yasomoto
Musiche: Ichiro Saito
Produzione TOHO -- Giappone -- 1963 -- 126'
Sinossi
Nobuko gestisce un salone di bellezza, è vedova e vive con il figlio Kohei e la suocera. Kohei ormai adulto, si innamora di Midori, una ballerina di cabaret e, dopo un litigio con la madre, contraria a questa relazione, lascia la famiglia andando a vivere con l’amante. Nobuko si immerge allora nei propri ricordi, tornando con la mente a tutti gli eventi saliente di una vita costellata di tragedie.
Recensione di Tyto
Storia di una Donna, è questo il titolo in italiano di questo dramma, perfettamente in linea con le opere che hanno dato tanto spolvero al maestro Naruse; si veda la presenza della “sua” Takamine e si veda il soggetto, una donna che affronta una vita difficile, in cui gli uomini sono solo fonte di problemi.
Il cast in questo caso è impreziosito dalla presenza dell’istrione Tatsuya Nakadai e di un giovane Tsutomu Yamazaki (visto in tanti film di Yuzo Itami nonché nel recente Departures), anche se, parlando di attori non protagonisti, l’urgenza è quella di sottolineare l’ottima prova dell’attrice Natsuko Kahara, che interpreta la suocera di Nobuko, personaggio originale e divertente, nonostante il film sia tutt’altro che allegro. Peraltro, tutti i personaggi minori del film sono tratteggiati in modo approfondito e credibile, peculiarità dei grandi registi.
La storia di Nobuko ha un filo conduttore dato dal venir meno e dal fallimento dei personaggi maschili, siano essi colpevoli in quanto fedifraghi e ingrati, o incolpevoli perché semplicemente sfortunati, vittime della guerra o di incidenti stradali. E la sintesi di questa attitudine maschile la dichiara la suocera quando dice: “gli uomini sono egoisti, ci fanno fare i figli e intanto loro fanno quello che vogliono. E poi muoiono per primi.” Momento culminante e vero finale del film in quanto dramma, prima del “secondo” finale, più leggero. Di contro a questi uomini meschini, si staglia l’immagine di una donna eroica, che tutto sopporta e tutto anche perdona, e che in fondo riesce a gioire della vita solo grazie alla presenza di altre donne, con cui stringe rapporti ben più saldi e sinceri.
Naruse ci racconta questa storia lunga e dolorosa con grande grazia, riuscendo come sempre a farci intuire interi mondi senza spiegazioni esplicite.
Se proprio dovessimo trovare qualche difetto al film, si può fare riferimento ad un uso troppo macchinoso del flashback, tanto da rendere più ingombranti le scene dei ricordi, rispetto a quelle dell’attualità, che dovrebbero essere il soggetto principale del film. Questa minor fluidità si percepisce bene ad esempio confrontando quest’opera con Floating Clouds, in cui Naruse utilizza in modo più efficace questa tecnica.
Quasi superfluo notare come la recitazione di Hideko Takamine, generosissima, avvolga ed incanti lo spettatore, ancor più quando dietro la macchina da presa c’è Mikio Naruse. Per gli amanti di questa attrice, sarà indimenticabile l’espressione lancinante di Nobuko, sofferente dopo aver incontrato l’amante del marito, cui fa da cornice un treno che passa sullo sfondo, allegoria della disillusione. Grande cinema!
Messaggio modificato da Kiny0 il 13 November 2013 - 12:12 AM