THE FORSAKEN LAND
versione 986
Regia: Vimukthi Jayasundara
Sceneggiatura: Vimukthi Jayasundara
Cast: Kaushalaya Fernando, Nilupili Jayawardena, Hemasiri Liyanage, Saumya Liyanage, Pumudika Sapurni Peiris, Mahendra Perera
Produzione: Francia, Sri Lanka, 2005
RECENSIONE
Oggi, mentre leggiamo queste parole, la terribile guerra civile che per 25 anni, dal lontano 1983 fino al 18 maggio 2009, ha causato decine e decine di migliaia di vittime e dato luogo a numerose violazioni dei diritti umani nello Sri Lanka, non esiste ufficialmente più. Ma nel 2005, quando Vimukthi Jayasundara esordisce col suo primo lungometraggio The Forsaken Land (vincitore della Caméra d'Or a Cannes) lo spettro della guerra era ancora una triste realtà. È di questo spettro, ma soprattutto degli strascichi morali ed emotivi che ne derivano, che Vimukthi Jayasundara ha voluto, e vuole, parlarci. Del vuoto che la guerra si porta dietro, dell'aridità di quelle terre abbandonate dalla speranza, della desolazione, della disperazione, della vacuità di tante vite intorpidite che ristagnano in un limbo senza tempo nel quale i corpi sembrano rassegnati a un'eterna sconfitta.
The Forsaken Land è un film di poche parole, che fa largo uso delle immagini, dei campi lunghi, dei tempi dilatati e della stupenda fotografia per descrivere gli stati d'animo dei personaggi. Anime che si muovono sullo schermo in uno scenario quasi irreale, desertico, isolato dal mondo, come se fosse a tutti gli effetti una mera rappresentazione, un non-luogo dalle finalità puramente simboliche. Poco dei personaggi ci viene dato di sapere e quasi tutto è lasciato all'intuito. Chi è Anura e da cosa scaturisce il suo disagio esistenziale? Quali sono i suoi rapporti con la moglie e con la sorella? Perché quest'ultima sembra accettare con disinvoltura il suo status di donna nubile in un contesto sociale che dà grande importanza al matrimonio? Perché i rapporti fra le due donne sono perennemente tesi? Chi è la piccola Batti e dove si trova la sua famiglia? Qual'è il triste passato che il vecchio Piyasiri cerca di affogare nell'alcol? Tutte domande che non troveranno risposta. Ed è un bene che sia così, perché in questo film quello che conta non è la storia dei personaggi, ma il loro stato interiore, gli effetti che anni e anni di ostilità hanno portato nei loro cuori.
In effetti, anche la presenza della guerra in questo film è solo accennata. Non uno sparo, non un combattimento, nessun contatto fra i due schieramenti. Tutto è immobile nel momento in cui le ostilità fra le Tigri Tamil e il Governo dello Sri Lanka si trovano ad un punto morto. Un'attesa interminabile che qualcosa accada, ma cosa? Sì, la guerra è sullo sfondo, ma la pressione che esercita è costante e oppressiva. I segni del conflitto in corso sono sempre lì, ogni giorno: carri armati che vagano nella bruma mattutina, soldati che cercano di ingannare il tempo con stupide burle, proiettili che emergono dalla sabbia a testimoniare che nulla è realmente finito, che lo spettro della guerra non se n'è mai andato, ed è pronto a riemergere ad ogni occasione. Una calma appena apparente, una pace illusoria e passeggera.
Quello che emerge dall'analisi dei personaggi di Forsaken Land e dai rapporti fra di loro è una profonda, malinconica, rassegnata aridità morale. Mentre Anura arranca in una situazione troppo forte per lui e si chiude in se stesso, l'annoiata moglie Lata lo tradisce col suo migliore amico che sogna di volare su elicottero, forse per separarsi fisicamente da quella terra di sofferenze. Mentre Soma coltiva il desiderio illusorio di fuggire in un luogo migliore ma finisce per prendere la decisione più tragica, il vecchio Piyasiri vive in una storia immaginaria che evidentemente trova riscontro tanto nella tragedia privata quanto in quella pubblica. L'unico personaggio dal quale sembra scaturire un barlume di speranza è la piccola Batti, con la sua innocenza infantile e il suo desiderio di gioire. Ma è una speranza piccola piccola: in uno dei pochi dialoghi del film la piccola chiede a Soma se riuscirà mai a diventare grande, "ma certo" risponde lei "tutto cresce, anche tu crescerai". "Sei una bugiarda" ribatte. E forse ha ragione. Tutto cresce, fintanto che è in vita, ma quelli che la guerra ha portato via, come quei pochi (fra le decine di migliaia) la cui morte viene annunciata nel finale da un'anonima stazione radio, hanno smesso di crescere e di vivere, e le ferite di quei 25 anni di follia rimarranno vivide per tanto tempo ancora nel popolo dell'isola splendente (significato della parola sanscrita "lanka").
Nosferatu
PS: Ringrazio Nosferatu per la revisione e la recensione del film, se avete difficoltà a trovare la versione chiedete pure a lui.
Messaggio modificato da fabiojappo il 17 October 2014 - 08:24 PM