The Unforgiven
Yongseobadji mothan ja
용서받지 못한 자
WAF 1cd & WAF 2cd
Yongseobadji mothan ja
용서받지 못한 자
WAF 1cd & WAF 2cd
Una calda notte d'estate, Tae-jeong riceve una telefonata da un suo vecchio compagno di militare, Seung-young. Quando Tae-jeong lo incontra, il suo disagio è palpabile. Durante il servizio militare Tae-jeong si era preso cura di Seong-youn, incapace di adattarsi alla disciplina militare, ma quando Tae-jeong era stato congedato, Seung-young si era ritrovato solo in un mondo di ordini, ferrea disciplina e soprusi...
Tratto da www.cinemacoreano.it
Traduzione della recensione di Kim Kyu Hyun
http://www.koreanfilm.org/kfilm05.html#unforgiven
Vincitore del FIPRESCI, NETPAC e di altri premi al Pusan Film Festival del 2005, The Unforgiven è il primo lungometraggio del regista Yoon Jong-bin. Nonostante la povertà della messa in scena dovuta ai limiti tecnici e allo scarso budget, il film fu un successone a Pusan, tanto da guadagnare un’ampia pubblicità che gli permise di essere proiettato presso cinema d’essai di tutto rispetto a Seul. Sfortunatamente, il regista Yoon si trovò egli stesso oggetto di una causa legale intentata dal Dipartimento della Difesa, poiché il film risultò differente dalla piacevole storia di cameratismo all’interno delle caserme che il Dipartimento della Difesa aveva letto nella sceneggiatura, prima di dare al regista Yoon il permesso di riprendere all’interno delle autentiche baracche militari (Yoon riconobbe la sua disonestà e dichiarò che avrebbe accettato la pena appropriata).
Coloro che hanno visto il capolavoro del 1996, Three Friends di Yim Soon-rye, possono ricordare una sequenza disturbante in cui il protagonista chiede ad uno dei suoi amici di rompergli il braccio con un bastone, cosicché possa evitare di rispondere alla chiamata alla leva. La riduzione di tutti i rapporti umani in una rigida gerarchia, provata in due anni di servizio militare obbligatorio, e mantenuta attraverso piccole e grandi violenze corporali (anche sessuali) e psicologiche (insulti umilianti), getta un’ombra sulle vite degli uomini coreani. A tutt’oggi, pochissimi film coreani hanno affrontato direttamente ciò che accade realmente nell’ambiente militare, e quali effetti produca l’esperienza nella popolazione maschile. The Unforgiven riesce a trattare questo tema spinoso, con ammirabile serietà e onestà.
Con la sua abile struttura a flashback, il film ha i contorni del mistero, ma in realtà è uno studio accurato e intimo di due personaggi, Tae-jeong (il carismatico e attraente Ha Jeong-woo) e Seung-young (Seo Jang-won, la cui bellezza femminile e lo sguardo vulnerabile e smarrito ricordano i primi personaggi di Christopher Walken). Come il film inizia, vediamo il Sergente Tae-jeong che bastona un soldato di grado inferiore nei bagni, dicendogli “Sto facendo questo perché mi preoccupo per te” . Quel giorno gli viene presentata una nuova recluta, Seung-young. Con grande gioia, i due si riconoscono come vecchi compagni di scuola. Tae-jeong prende Seung-young sotto la propria protezione e cerca di istruirlo sulle norme della vita militare. Ma Seung-young, incapace di tollerare la diffusa ingiustizia e la (il)logica militare del “per quanto stupido possa essere l’ordine devi obbedire”, presto acquista la fama di piantagrane. Appena Seung-young decide di trattare nel migliore dei modi l’inetta recluta Ji-hoon (interpretato dal regista Yoon), differentemente dagli altri superiori, il suo testardo senso di giustizia arreca solo ulteriori problemi a tutte le persone coinvolte.
Il regista compie alcune scelte avvedute che evitano che il film risulti melenso o retorico. Il personaggio di Seung-young, in particolare, è ben delineato: non è ritratto come un coraggioso rivoluzionario, ma piuttosto come un irritante e paranoico sfigato. Il suo comportamento, come ad esempio, il suo rifiuto di essere fotografato da un cellulare, lo distingue dal resto dei Coreani, il cui senso della privacy è spesso accantonato dal loro obbligo verso il cameratismo, o, forse più sinceramente, dalla loro paura dell’ostracismo. Alcuni spettatori potrebbero rimanere infastiditi nell’assistere all’incapacità di Seung-young di dire a Tae-jeong quello che vuole comunicargli, ma questo aspetto della caratterizzazione è molto indicativo: è la rappresentazione del tipico uomo Coreano che, molto semplicemente, non riesce ad esprimere chiaramente il suo turbamento interiore. L’interpretazione dello stesso regista Yoon merita una menzione speciale: Passa, senza il minimo passo falso, da un personaggio sciocco e clownesco, che in apparenza sembra meritare tutti gli abusi e gli insulti a cui è vessato, a una sventurata vittima della violenza psicologica e dell’alienazione, la cui intima disperazione, quando viene alfine pubblicamente mostrata, colpisce allo stomaco lo spettatore.
The Unforgiven non è di certo esente da pecche. La trama che si svolge attorno a un mistero e la sua risoluzione determinano una certa delusione (per non parlare della prevedibilità), un po’ come la “rivelazione” del passato di Jeong-hye in This Charming Girl. […] Tuttavia, alla fine, i pregi di The Unforgiven prevalgono sui suoi difetti. Non è né patinato, né didattico. È un onesto, benché polemico, dramma, incentrato su due tipi di uomini coreani (uno che ha imparato ad adattarsi alla vita dell’esercito e un altro che non ci riesce) molto comuni, tuttavia completamente ignorati dall’intera cultura popolare coreana, non solo dal cinema. Che ne dicano i critici, The Unforgiven non è un chiaro atto d’accusa verso l’esercito coreano; la sua descrizione dell’istituzione non va oltre quello che già si sa. Il vero oggetto d’inchiesta del film è, per così dire, il tragico prezzo del rifiuto, dell'obliare l’assurdo, orrido, ingiusto e irrazionale aspetto di un’esperienza di vita e non parlarne.
Verso la fine, la ragazza di Tae-jeong gli domanda, "Quello lì, come si chiama, il tuo pupillo, ha fatto buon ritorno?” e lui risponde con naturalezza, "Ha fatto buon ritorno”. Tae-jeong poi si chiude in bagno e continua a ripetersi la frase "Ha fatto buon ritorno, ha fatto buon ritorno, ha fatto davvero buon ritorno." Col suo sguardo fisso e sgomento riflesso nello specchio. Molto più potente della scena finale di J.S.A. che precede i titoli di coda, questa scena è una delle più dolenti e oneste rappresentazioni dei giovani uomini coreani che abbia visto in un film coreano, le cui personalità vengono distrutte poco a poco dal prezzo che pagano per conformarsi e diventare dei buoni soldati e “veri uomini” tutti d’un pezzo. The Unforgiven è un film la cui visione è d’obbligo per coloro che cercano di capire a fondo l’intima psicologia degli uomini coreani, e un mirabile e promettente debutto per un altro talentuoso cineasta coreano.
Regia e Sceneggiatura
Yun Jong-bin
Fotografia
Kim Byung Chul
Montaggio
Kim Woo il
Interpreti
Ha Jung-woo (Yu Tae-jung), Seo Jang-won (Lee Seung-young), Yun Jong-bin (Heo Ji-hoon),
Han Sung-chun (Shim Dae-suk), Lim Hyun-sung (Ma Su-dong), Son Sang-beom (Young-il),
Kim Sung-mi (Ji-hye), Lee Hye-min (Su-Hyun), Park Min-kwan (Sergente),
Joo Hyun-woo (Senior 1), Kim Byung-joon (Uomo ubriaco), Seo Jung-joon (cassiere)
Corea del Sud, 2005, 121'
Trailer
Messaggio modificato da creep il 05 October 2014 - 09:58 AM