Grazie Darkou per la bella proposta.
Questo film mi è piaciuto molto.
Mi ritaglio un pochino di tempo per tornare finalmente a parlare di cinema di kung fu...
Uno dei pochissimi diretti da Gordon Liu, pupillo di Liu Chia-liang (che ne è infatti il produttore) e gongfu-pian godibilissimo.
Certo, non ci si deve aspettare i sanguinosi e sanguinari combattimenti dei film di Chang Cheh, e manca un pochino quell'amore puro e incondizionato verso l'arte marziale in sè e i valori cavallereschi dei personaggi dei film del suo mentore, sebbene ci vada doverosamente vicino.
La storia è fortunatamente abbastanza lineare e priva di buchi troppo vistosi (ovvio che un minimo di sospensione dell'incredulità aiuta parecchio...) e le coreografie marziali sono tutte molto ben fatte e coinvolgenti.
Lo sviluppo della storia segue il solito canovaccio standard dei film di kung fu, quindi c'è una situazione "tranquilla" di partenza, un protagonista che subisce una perdita che esige vendetta, il susseguente duro percorso di crescita interiore accompagnato dall'acquisizione di portentose tecniche marziali, e la vendetta finale che viene consumata e conclude la storia senza alcuno sguardo sulle conseguenze di tutto questo percorso...
Qui si potrebbe innescare un discorso su come i gongfu-pian di Liu Chia-liang si stacchino da questo canovaccio e si dimostrino quindi più moderni, ma per il momento lascio stare.
E ora, alcune note sparse che potrebbero aiutare a comprendere meglio alcuni temi del film e le scene che mi sono piaciute di più.
Gli stili di kung fu in cina sono innumerevoli, e, semplificando parecchio, molto spesso nascono dall'effetto sorpresa (l'avversario non conosce i movimenti dello stile, ed è quindi impreparato a difendersi) o dal concetto di sasso-forbici-carta (uno stile nasce in partenza per batterne un altro, e quindi ne conosce tutti i punti deboli).
Alcuni stili sono talmente completi per varietà e potenza da non temere gli effetti di cui sopra.
I due protagonisti sono discepoli di scuole che derivano dai prestigiosi monasteri Shaolin e Wudang, che accorpano innumerevoli stili marziali e scuole esoteriche al loro interno.
Oltretutto i praticanti di Shaolin sono Buddisti, mentre quelli wudang sono Taoisti, quindi i loro fondamenti sono diversissimi.
Nel film, alla base della rivalità di queste due scuole c'è la convinzione da parte di Shaolin che il Wudang derivi da loro, da un loro monaco rinnegato.(Non so quanto ci sia di reale e quanto no in questa affermazione...)
Certo, ai nostri occhi potrebbe sembrare una motivazione ridicola, ma se proviamo ad immaginarle come due grosse squadre di calcio rivali, nella quale una sostiene che l'altra è inferiore in quanto nata dagli scarti della prima, forse riusciamo ad immedesimarci un po' di più nelle teste di questi personaggi rappresentati nei film di arti marziali, dove la faccia, il nome, l'orgoglio è tutto e un'offesa del genere andava bagnata nel sangue di chi la sosteneva.
I due protagonisti ne ereditano quindi la rivalità e la spacconeria pur rimanendo ottimi amici, e questo è già parecchio strano...
Ecco perchè all'inizio, il divertente equivoco su chi debba offrire viene scambiato per una disputa tra scuole e i due maestri, pur rispettandosi, non sono minimamente disposti a cedere terreno in nulla che riguardi le rispettive scuole rispetto l'altro.
Altro tema tipico è quello del rapporto maestro-discepolo come tra padre e figlio.
Nel mondo delle arti marziali, anche giapponesi, questo tipo di legame oggi è scomparso, ma fino a una cinquantina di anni fa era ancora in vigore e solo i discepoli più devoti e rispettosi (oltre che dotati) entravano all'interno di una cerchia ristrettissima di privilegiati, che avrebbe avuto accesso a tutti i segreti dell'arte tramandata dal loro maestro (che insegnava in maniera "ridotta" al resto della scuola)
Anche il discorso finale della sorella dell'imperatore verte su questo tema.
Poi troviamo il tipico dominatore Qing cattivissimo.
Semplificando anche qui, la dinastia Qing era lo straniero (etnia Manciù) che aveva invaso e dominato la cina tra il 1600 e il 1900, spodestando la dinastia Ming.
La stragrande maggioranza dei cinesi è di etnia Han (come i Ming) e quindi ecco perché nella storia l'imperatore vuole conoscere i segreti delle scuole Shaolin e Wudang (vabbè... di un paio di loro stili) e i protagonisti piuttosto scelgono di morire che di rivelari i loro segreti allo straniero conquistatore...
Il famoso incendio del monastero Shaolin, punto cruciale di molti film di kung fu che ne riprendono gli antefatti o le conseguenze, fu dovuto proprio alla volontà dei Qing di annientare alla radice un probabile e pericoloso centro di resistenza Han.
I Qing nei film di kung fu sono sempre tratteggiati come subdoli. Lo dimostrano nel film il fidato consigliere dell'imperatore e la sorella dello stesso.
Mi piacerebbe parlare di molti altri spunti ancora, ma per il momento direi che può bastare e vi risparmio.
Da vedere:
La sequenza nella cella delle pazze e il successivo scontro contro le truppe imperiali.
Gli addestramenti nei monasteri Shaolin e Wudang
Lo scontro finale dei protagonisti contro l'imperatore
da dimenticare:
JulesJT, il 20 September 2016 - 06:59 PM, ha scritto:
Thanx a lot, Darkou! E grazie anche al buon AsianPat per aver curato la revisione. Ottimo duo.
Grazie.
Ci tengo a mia volta a ringraziare particolarmente quei cani dei traduttori inglesi che hanno bellamente pensato di inventarsi una buona parte delle battute che non capivano per tenerci sul chi vive...
Purtroppo si vedono spesso nei film di kung fu...