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[RECE][SUB] Festival


2 risposte a questa discussione

#1 creep

    antiluogocomunista

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Inviato 25 March 2014 - 12:01 AM

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Da Korea Film Fest

Il popolare scrittore Lee Joon-sup riceve la notizia della morte della madre ultraottantenne. Si reca quindi al villaggio natale per ottemperare ai suoi doveri di figlio maggiore e celebrare il rituale funerario. La cerimonia riunisce la numerosa e dispersa famiglia di Joon-sup, che egli ha reso famosa attraverso i suoi libri autobiografici. Piccoli e grandi conflitti sopiti s’esarcebano sotto gli occhi di una reporter che s’è infiltrata tra i familiari. Una commedia drammatica che permette a Im di documentare minuzionsamente i rituali del funerale tradizionale coreano.





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"Ha un gran valore documentaristico per quanto riguarda usi e costumi coreani" (Ho Hyun-chan), "Un nuovo, sebbene non ancora riconosciuto vertice della carriera cinematorgrafica di Im Kwon-taek" (Kim Young-jin)

Festival è stata finora considerata un’opera minore nella filmografia stellare del regista Im Kwon-taek, e in un certo senso, questa valutazione può essere corretta. L’illuminazione raggiunta nei suoi film dagli anni 80 in poi, il micro o macroscopico esame delle tragedie nazionali nel corso della storia coreana, la capacità di portare alla luce il prodotto della collisione tra aderenza e critica ai valori della tradizione coreana, elementi distintivi della visione cinematografica di Im Kwon-taek, non sono prominenti in Festival. A seconda dei punti di vista, questo film in particolare può essere considerato come la rappresentazione piuttosto sentimentale della virtù tradizionale coreana della devozione filiale vista dal regista. Inoltre, la sua scelta di equiparare il femminino (la madre) alla casa o alla Storia potrebbe deludere i critici più giovani.
Tuttavia, i punti di forza di Festival derivano proprio dal suo status di opera “minore”. Piccoli esperimenti che non possono essere intrapresi in film più importanti vengono tentati in questo film. A livello narrativo, Festival presenta una storia nella storia che giustappone l’etica della realtà con la morale di un mondo da favola, rafforzando così con semplicità il valore semantico del suo messaggio. Su un piano più formale, il film si alterna tra una cornice interna e una esterna, un espediente usato spesso da Im Kwon-taek in passato. Ma questo espediente trova un’espressione ancor più qualitativamente ricca e vibrante in questo film, dando più profondità alle cornici stesse. La ricostruzione della turbolenta scena del funerale attraverso I movimenti dei personaggi sulla superficie, in profondità e nel mezzo, sebbene non sia una tecnica originale da "La Regola del Gioco" di Jean Renoir, è una tecnica senza precedenti nel cinema di Im Kwon-taek. Inoltre, tale sperimentazione è una misura perfetta per l’atmosfera festosa di un funerale tradizionale coreano veicolata in Festival. Malgrado tali complessità, il messaggio che Im comunica attraverso il suo film è relativamente semplice e chiaro. Potrebbe essere considerato ingenuo, ma come la nonna nella storia di Lee Joonsup, Im non ha paura di diventare un saggio che impartisce saggezza ai suoi connazionali coreani.

Tratto da Koreanfilm-org


Alla faccia del "minore", personalmente, tra tutti quelli che ho visto, lo considero il film migliore di Im Kwon-taek dopo Sopyonje. Bel viaggio nelle tradizioni delle cerimonie funerarie coreane e nelle vicende di vita familiare che le accompagnano. L'unico film di Im Kwon-taek in cui Oh Jung-hae stranamente non canta, ma offre una buona interpretazione.











Genere
Drammatico, Commedia

Regia
Im Kwon-taek

Sceneggiatura
Yook Sang-hyo

Soggetto
Lee Cheong-jun

Produzione
Lee Tae-won

Interpreti
Ahn Sung-ki, Oh Jeong-hae,
Han Eun-jin, Chung Kyung-soon,
Park Seoung-tae, Lee Geum-ju

Direttore della Fotografia
Park Seung-bae

Luci
Kim Kang-il

Montaggio
Park Soon-duk

Musiche
Kim Soo-chul

Direzione artistica
Kim Yu-jun



Corea del Sud, 1996, 93'





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Wangsimni
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Mismatched Nose
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Village of Haze
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Beyond the Years
Hanji





Per gentile concessione del Korean Film Archive, è possibile vedere il film con i sottotitoli in italiano di AsianWorld. Buona Visione!







Versione 1,67
Sottotitoli





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#2 fabiojappo

    Regista

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Inviato 26 March 2014 - 11:26 AM

Grazie anche per questo. Una retrospettiva stupenda, devo recuperarli tutti assolutamente !

#3 Iloveasia

    Microfonista

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Inviato 19 January 2017 - 05:22 PM

Ho deciso, nei giorni in cui non riuscirò a vedere e quindi commentare film , di dare più visibilità a opere già tradotte da tempo, ma a mio avviso ingiustamente trascurate (in quanto visibilità o per i voti), sia del cinema asiatico, sia dell'"altro cinema", anche per rendere il dovuto omaggio alle fatiche dei subbers.
La prima scelta cade su FESTIVAL di Im Kwon-taek, ahimè votato solo dal traduttore (Creep, grazie!) e da me. A parte che, sebbene per la tematica meno impegnativa dal punto storico sia considerato un film “minore”, è per me invece uno dei migliori film del regista, in questo sito (giustamente) popolare per "Sopjonje". Il focus è incentrato su una malattia quanto mai attuale (l'Alzheimer), e soprattutto sulla morte e i rituali per i funerali di un'anziana nonna. In questo è confrontabile col ben più celebre "Departures", ma è del tutto privo del sentimentalismo un po' dolciastro del primo, anzi, al contrario, vengono sottolineate le palesi ipocrisie e i litigi fra parenti; soprattutto un momento che dovrebbe essere di raccoglimento si trasforma invece in una fiera (un vero e proprio... festival) di sbracature, ubriacature, perfino giochi a carte, che coinvolgono tutto il numeroso staff addetto alla cura delle cerimonia. Più ancora di "Departures" è per noi quanto mai interessante anche la cronaca dettagliata e quanto mai affascinanate della complessità (e della lunghezza, si parla di giorni) del rituale che accompagna i funerali, descritta con la consueta maestria da Im. Non una "sviolinata", ma molte "bacchettate" da parte del regista sugli usi e consumi della società coreana. Con tutto questo, il film è percorso anche da una sottile malinconia: il figlio maggiore della morta, scrittore, si sente in colpa per non aver mai ospitato la madre anziana affidata sempre alle sorelle, e per questo scrive un libro, anzi una favola, in cui la voce narrante è sua figlia bambina, che spiega coi suoi mezzi infantili, aiutata dai genitori, l'invecchiamento della nonna, la sua malattia e la sua morte. Da qui, nel passaggio di testimone fra generazioni, scaturisce la petica più autentica del film, ancora una volta rivolta al passato (la donna "fulcro" del focolare domestico), ma un passato che (nella bimba) si fa già futuro. Su tutto domina la consueta maestria del veterano Im, che regala al film una confezione smagliante, con una stupenda fotografia, ma soprattutto gioca magistralmente fra realtà e favola, fra cronaca di costume e poesia. Un film che stupisce per la sua bellezza e complessità, un vero e proprio "gioiello" (tutt'altro che "minore") come dice Creep, che meriterebbe ben maggior visibilità, anche perchè, fra tanti film "difficili" di Im, è anche fra i suoi più "godibili" e movimentati.





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