Nobody to Watch Over Me
Altro titolo internazionale: The Guardian
Titolo originale: Daremo Mamotte Kurenai
Anno: 2009
Genere: Drammatico
Durata: 118 minuti
Regia: Ryôichi Kimizuka
Sceneggiatura: Ryôichi Kimizuka e Satoshi Suzuki
Con: Kôichi Satô, Mirai Shida, Ryuhei Matsuda, Yuriko Ishida
Versione: Cowry 2cd
Revisione: Cignoman
TRAMA
Tokyo. Naoto Funamura, un ragazzo di 18 anni (minorenne perché in Giappone la maggiore età si raggiunge a 20) viene arrestato con l'accusa di aver ucciso due bambine. La polizia ha l'incarico di difendere la sua famiglia dall'eccessiva invadenza dei media e dalla pubblica indignazione. Dal trauma causato da questa aggressione mediatica che potrebbe spingere i parenti al suicidio. Così i familiari del sospettato, subito accerchiati dalla stampa, vengono separati e l'agente Takumi Katsuura, in crisi con la moglie e tormentato da un vecchio caso finito in tragedia, riceve il compito di prendersi cura della sorella minore del presunto assassino, la quindicenne Saori. Di nasconderla, di proteggerla da paparazzi, giornalisti, blogger pronti a tutto e di scoprire cosa sa del duplice, inspiegabile omicidio.
COMMENTO
Scelto per rappresentare il Giappone agli Oscar 2010, "Nobody to Watch Over Me" non è al livello dei migliori film nipponici selezionati negli ultimi anni. Qualcosina in più mi aspettavo. Resta però un lavoro interessante che fa riflettere su alcuni temi importanti. A cominciare da quella difficoltà di liberarsi da un marchio che non si merita direttamente, ma deriva da quella sorta di responsabilità oggettiva che tende a colpire i parenti stretti di chi viene accusato di un delitto o comunque di un reato grave. Ad alimentarla ci pensano i mass media, di cui il film mostra il lato peggiore. Della serie "è la stampa e non è una bellezza", un filone più volte sfruttato dal mondo del cinema. Nell'era di internet Kimizuka allude anche ai nuovi media, alla possibile pericolosità del web, incontrollabile mare popolato da blogger squali cinicamente liberi e senza nemmeno quel freno deontologico che dovrebbe guidare chi fa informazione in modo professionale. Nel film non manca la critica a una società e a un sistema educativo che troppo spesso spinge a gesti estremi, ma si parla anche di perdono, della necessità di continuare a vivere anche se certe cose non si possono dimenticare. Grazie a un montaggio che dà una certa dinamicità (soprattutto nella prima parte) il film scorre piuttosto veloce (le due ore scivolano senza accorgersene). Merito anche della sceneggiatura (premiata al Festival di Montreal) che risulta in parte penalizzata da una regia forse un po' troppo televisiva.
Il cast è più che buono. Koichi Sato è convincente nel ruolo di Katsuura, poliziotto stanco del mondo che si prende cura della sorella minore dell'accusato, Saori, che ha il volto di Mirai Shida. Tra gli altri interpreti da segnalare Ryuhei Matsuda, nella parte dell'agente Mishima, che si conferma come uno dei migliori giovani attori giapponesi.
Il film è aperto e chiuso dalle angeliche voci del gruppo Libera che cantano "You were there".
È la mia prima traduzione (chiedo clemenza…).
Ringrazio Cignoman per la revisione, la disponibilità, i suggerimenti e il lavoro di coordinamento.
TRAILER
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Messaggio modificato da fabiojappo il 02 November 2015 - 06:24 PM