Serial Rapist
Titolo: Serial Rapist
Titolo Originale: Jûsan-nin renzoku bôkôma
Produzione: Giappone, 1978
Regia: Kôji Wakamatsu
Con: Kumiko Araki, Mayuko Hino, Kayoko Sugi, Maya Takagi, Ami Takatori, Tensan Umatsu, Emi Yamashita.
Genere: Drammatico (su imdb inspiegabilmente horror...mi chiedo se abbiano visto il film)
imdb: 5.6/10 (13 voti) http://uk.imdb.com/title/tt0291286/
Traduzione: battleroyale
Revisione: tisbor
Un goffo, brutto e grasso ragazzotto passa le giornate sulla sua bicicletta, alla ricerca di alcune vittime con le quale passare il tempo: le violenta, le uccide e poi le abbandona. Sono tredici. La piccola cittadina in cui vengono compiuti i suoi delitti ne è scioccata, ma non ha tenuto conto l'unico potere in grado di fermare "lo stupratore seriale": l'amore.
Rece mia:
All'inizio pensavo si trattasse di un wakamatsu assai minore, con una trama ripetitiva e priva di scossoni, una realizzazione rozza, fortemente low-budget eppure più il film andava avanti e più mi accorgevo di quanto stesse manipolando la mia mente. Dopo il secondo crimine è impossibile non sentire una forte angoscia che ci terrorizza di fronte all'ipotesi che un altro stupro possa commettersi davanti a noi. Wakamatsu riesce a dare della ripetività un pregio, riuscendo a distruggere, smembrare e devastare i sentimenti dello spettatore con il semplice utilizzo dell'immagine, volutamente rozza, fuori luogo, ad andazzo: per esprimere un malessere che corrode le interiora e che è protagonista stesso dell'assassino. Lui non sa perchè uccide. Lui lo fa. Punto. Non sa perchè, non gli piace nemmeno farlo eppure lo fa ed è così che deve andare.
Lui è timido. Non prova nemmeno a parlare. Sembra essere così estraneo a tutto ciò che compie da esprimersi solo attraverso la musica extradiegetica: brani free-jazz elettrizzanti, ma che esprimono la sua solitudine, la sua esigenza di portare il silenzio in un mondo ormai disadattato e deteriorato.
Dietro una trama banale, il geniale Koji riesce a distruggere, sfoderare il proprio estro lanciando il suo solito, feroce, grido contro una civiltà contemporanea ormai accecato di qualunque ideale. (spoiler) Ed è emblematico il finale, dove l'assassino viene ucciso proprio nel momento in cui era riuscito ad amare e farsi amare.(fine spoiler). Un apologo crudele sulla violenza, sulla società ipocrita, su un mondo così disturbato dal frequente altisonare di voci e rumori da dimenticarsi di ciò che è veramente importante: L'amore.
Un film duro. Freddo. Disperato.
Un Wakamatsu semplice quanto complesso, che non riesce a toccare i vertici del suo solito cinema, ma che riesce a mantenere picchi che strappano, sempre, il cuore.
Versione: 349
BUONA VISIONE
Messaggio modificato da fabiojappo il 13 January 2016 - 06:01 PM