a.k.a. "Muhomatsu, the Rikshaw Man" / "The Rickshaw Man"
Traduzione letterale: "Matsu il selvaggio, il conducente di risciò"
Vincitore del Leone D’Oro alla Mostra del Cinema di Venezia nel 1958
Anno 1958
Durata 1h 43'
Versione NewMov
----- Regia di Hiroshi Inagaki -----
Interpreti principali: Toshirô Mifune (Matsugoro o Matsu il selvaggio, conducente di risciò); Hideko Takamine (Yoshiko Yoshioka, bellissima e benestante madre di famiglia); Hiroshi Akutagawa (Capitano Kotaro Yoshioka, marito di Yoshiko); Chishu Ryu (Shigezo Yuki , giudice) Chouko Iida (Otora, anziana tenutaria di una locanda); Haruo Tanaka (Kumakichi) Jun Tatara (bigliettaio di un teatro); Kenji Kasahara (Toshio Yoshioka, figlio di Yoshiko); Kaoru Matsumoto (Toshio bambino); Nobuo Nakamura (fratello di Yoshiko); Ichirô Arishima (venditore ambulante di medicine); Chieko Nakakita (cognata di Yoshiko); Seiji Miyaguchi (Maestro di spada);
Siamo alla fine dell’era Meiji, Matsugoro detto Matsu “il selvaggio”, è un conducente di risciò famoso nella sua città per il carattere fiero, per la vigoria fisica, per la sua attitudine alle risse, ma anche per il suo ottimismo innato, il suo spirito, la sua umanità, la sua spontaneità e il suo senso della giustizia. Un giorno per caso si imbatte nel piccolo Toshio, un bambino gracile e insicuro, feritosi cadendo da un albero: Matsu lo conforta e lo riporta a casa dalla madre, la bellissima Yoshiko. Costei è la moglie del capitano Kotaro Yoshioka il quale già conosce Matsu di fama: la stessa sera il capitano invita Matsu a cena per passare assieme a lui una serata piacevole e ringraziarlo personalmente. Poco dopo però il capitano cade ammalato e in breve muore. La vedova è molto preoccupata per il futuro del piccolo Toshio che sa essere debole di costituzione e di carattere, così chiede proprio a Matsu di aiutarla a fare del figlio un uomo: il modesto conducente di risciò promette il suo aiuto di fronte alla tomba del capitano defunto. Da quel giorno Matsu diventa un uomo nuovo, smette di bere e di attaccare briga, si prende cura di Toshio, gli racconta aneddoti della sua vita, lo protegge in ogni modo con l’affetto di un vero padre. Gli anni passano, le ruote del risciò continuano a girare, nella polvere…
Si tratta del remake a colori di un film in bianconero del 1943, diretto dallo stesso H. Inagaki e tratto da un racconto di Shunsaku Iwashita, molto popolare in Giappone e ridotto anche per il palcoscenico, la radio e la TV. Incarnazione delle tradizionali virtù del popolo giapponese (fedeltà, tenacia, senso del sacrificio), Matsugoro fu per decenni un eroe popolare. Mi trovo fortemente in polemica con la recensione che ne fa il Morandini, questo film ha diversi punti notevoli e merita attenzione. Innanzitutto c’è l’interpretazione del grande Toshirô Mifune, un attore che non ha bisogno di presentazioni. La regia è notevole, utilizza moltissime carrellate, è dinamica, sfrutta persino effetti speciali che sanno di avanguardia. La fotografia è magnifica, assolutamente non si direbbe un film del 1958 e colpisce la vivacità dei colori fin dai titoli di testa. Le scenografie sono molto complesse e accurate, ci mostrano il Giappone dell’era Meiji con un’attenzione speciale per i tratti folkloristici: notevolissima la lunga sequenza del matsuri durante la quale Matsugoro suona il tamburo tradizionale giapponese (daiko / taiko). Quella di Matsu è un’amara parabola, la storia di un uomo umile, retto e coerente che per anni e anni nutre nel suo cuore un amore “proibito” per la bella vedova Yoshiko, un amore reso impossibile dalle barriere sociali ma sublimato nella sua dedizione quotidiana e concreta. Un film che non stanca mai perchè la storia principale è intervallata da aneddoti e siparietti divertenti, non eccede in melensità fuori luogo, un film che consiglio vivamente a tutti.