All About Ah Long
阿郎的故事
Versione: Pinyin55
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Regia: Johnny To
Nazione: Hong Kong
Anno: 1989
Con: Chow Yun-Fat, Sylvia Chang
Se chiedete a un cittadino di Hong Kong quale sia il suo film preferito, senza dubbio vi risponderà "All About Ah Long".
È curioso il fatto che questo film, bandiera e caposaldo della cinematografia hongkonghese e "classico dei classici" non sia molto conosciuto in Occidente. Non me lo riesco a spiegare, tanto più che si tratta del film che ha lanciato definitivamente Chow Yun-Fat e Johnny To.
La trama: Ah Long fa il camionista e vive da solo con suo figlio, il piccolo Porky, di dieci anni. Ah Long è il tipico "tamarro" sottoproletario in un'Hong Kong degli anni '80 in cui ancora l'integrazione tra locali e inglesi non è avvenuta completamente e in cui non s'è ancora creata una vera e propria borghesia. Porky, esuberante e intelligente nonostante il padre inaffidabile che progetta di tornare a correre in moto, viene scelto per girare uno spot televisivo. La regista dello spot viene dagli USA ma è originaria di Hong Kong. Quando vede il padre del bambino scelto, capisce di conoscerlo, e anche molto bene. Lei e Ah Long sono stati insieme quando erano giovani e dannati. Quel bambino è parte del loro passato? Non posso dirvi altro, perché lo svolgimento della trama (scritta dai due protagonisti, Chow Yun-Fat e Sylvia Chang) è parte fondante di un film narrato in maniera sublime.
"All About Ah Long" è prima di tutto un film popolare, capace di far sorridere, interessare alla trama, far pensare, ma soprattutto far piangere a profusione (avviso: preparate i fazzoletti, questo film mi ha fatto piangere persino mentre lo sottotitolavo). Attraverso lo stile assolutamente hongkonghese, così asciutto e immediato, con un montaggio serratissimo e un ritmo ammirevole, la tragica storia passa attraverso l'integrazione, l'Hong Kong che era, le classi sociali, il mito americano contro la cruda realtà cantonese, grazie a personaggi di una sincerità e di una profondità raramente incontrata nella storia del cinema. Per questo film si è parlato di neorealismo all'hongkonghese: certo molti storceranno il naso sentendo toccare i nostri mostri sacri, ma anch'io ogni volta che lo vedo non riesco a non provare le stesse emozioni che provo quando vedo "Roma città aperta". Perché qui non si tratta solo di una storia tragica calata in un contesto di analisi della società: qui si tratta di sentimenti veri, di valori alti come il senso di responsabilità, come l'ineluttabilità del destino che ci si crea da giovani a causa di errori che ingenuamente si crede di poter riparare, l'amore assoluto che porta all'espiare la colpa per ottenere il perdono che non ci si riesce a concedere. Il tutto, lasciatemelo dire, con una recitazione assolutamente superlativa. Solo il piccolo protagonista è talmente bravo che, diventato miliardario all'istante a causa degli immensi riconoscimenti del pubblico e della critica, è stato (forse giustamente) dai genitori tolto dallo showbusiness immediatamente, per non essere travolto dalla notorietà e per poter vivere una vita normale come quella di ogni bambino. Chow Yun-Fat, nell'inedita parte del capellone irresponsabile e disgraziato ma capace di grandi sentimenti, è probabilmente a uno dei suoi apici. Anche Sylvia Chang è straordinaria nel suo personaggio di cantonese che cerca di comportarsi da americana.
All About Ah Long è in definitiva il film che, piaccia o non piaccia, non si può non vedere se si vuole capire Hong Kong e la sua gente.
Messaggio modificato da fabiojappo il 23 December 2014 - 07:09 PM