Scabbard Samurai
(Saya-Zamurai)
Scabbard Samurai
Regia: Hitoshi Matsumoto
Anno: 2011
Paese : Giappone
Genere: Chanbara, Commedia, Melodramma
Titolo Originale: Saya-zamurai
Data di Uscita: 11/06/2011
Durata: 103'
CAST:
Interpreti: Ibu Masatô, Itao Itsuji, Kunimura Jun, Ryo, Takaaki Nomi
CREW:
Sceneggiatura: Ema Kôji, Hasegawa Tomoji, Kuramoto Mitsuru, Takasu Mitsuyoshi
Fotografia: Kondo Ryuto
Editing: Honda Yoshitaka
Musiche: Kusaka Yoshiaki
Produttore: Okamoto Akihiko
Produzione: Kyoraku Sangyo, Phantom Film, Shochiku Company, Yoshimoto Creative Agency, Yoshimoto Kogyo Company
Il Saya Zamurai del titolo originale è un uomo che ha perso la moglie a causa di una malattia e al contempo la sua spada e si trascina in fuga con sua figlia. Catturato viene sottoposto ad una sfida lunga 30 giorni; dovrà ogni giorno, con una trovata diversa, tentare di far tornare il sorriso ad un bambino, figlio del governatore locale, che ha subito un trauma il giorno che ha perso la madre. In caso di fallimento sarà condannato al seppuku, il suicidio rituale.
Matsumoto è uno dei pochissimi registi per cui valga ancora la pena guardare il cinema. Un uomo d’arte capace in tre film di costruire tre diversi universi personali e inediti, con una competenza e maestria nella messa in scena che in questo film raggiunge il climax. Qualcuno potrà obiettare che Saya-zamurai (il titolo originale del film) possa trattarsi di un film normalizzato rispetto ai furori passati; in parte vero, ma al contempo il regista e attore fa di tutto per andare controsenso e offrire appena possibile qualche scelta assolutamente impopolare. E’ anche il suo film più cinematograficamente perfetto; la regia e il montaggio producono una progressione narrativa di una precisione cristallina, tempi e ritmi infallibili, slanci melodrammatici sempre efficaci e accessi comici irresistibili. E’ sicuramente il suo film più Kitaniano, nome non tirato in ballo casualmente visto che Matsumoto è una sorta di diretto concorrente dell’altro maestro giapponese fin dai suoi successi televisivi. Ma il carico emotivo che il film regala non è quello della risata amara o agrodolce kitaniana ma più vicina a quella scissa, di contrasti, dello Tsui Hark di The Lovers.
In soli tre film Matsumoto si rivela un regista di altissima lega al pari dei grandi e ci regala un enorme gioiello in ampio odore di capolavoro. Sicuramente una della visioni più illuminanti del 2011.
(estratto della recensione di Senesi Michele Man chi, pubblicata da Asian Feast)
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Messaggio modificato da fabiojappo il 28 February 2012 - 11:00 PM