Czery noce z Anna aka Four Nights with Anna
Polonia/Francia, 2008
87 min.
Regia: Jerzy Skolimowski
Sceneggiatura: Ewa Piaskowska, Jerzy Skolimowski
Fotografia: Adam Sikora
Montaggio: Cezary Grzesiuk
Scenografia: Marek Zawizrucha
Costumi: Joanna Kaczynska
Musica: Michał Lorenc
Cast: Artur Steranko, Kinga Preis, Jerzy Fedorowicz
Produttore: Paulo Branco, Jerzy Skolimowski
Produzione: Alfama Films, Skopia Film, Wild Bunch Production, Telewizja Polska - Agencja Filmowa
"Quattro notti con Anna si muove, con modestia lungo i binari di quel cinema di paese (di villaggio, di borgata: chiamatelo come volete) che sembra appartenere alla tradizione della sua Polonia […] La modestia cui si accennava in precedenza è solo apparente, perché sin dalle prime immagini del film ci si rende conto di trovarsi di fronte a un'opera maggiore, se non altro per la stupefacente bellezza plastica delle immagini. Usando il digitale come una tavolozza da pittore, Skolimowski reinventa la materia di cui è fatto il film, immerge i paesaggi e gli interni in un'atmosfera irreale, filtra la luce sino a far apparire lo schermo come la parete di un acquario. I personaggi sembrano muoversi rallentati da un liquido invisibile ma denso, i dialoghi sono quasi assenti, le emozioni si riflettono nelle inquadrature sonnambuliche che mimano l'atteggiamento del protagonista, l'ironia tragicomica della situazione va a braccetto con la suspence. Le quattro notti da sognatore cui allude il titolo sono quelle che Leon, l'addetto all'inceneritore nell'ospedale del villaggio, decide di trascorrere nella camera da letto di una non più giovane infermiera. Qualche anno prima, aveva involontariamente assistito alla scena brutale del suo stupro, senza osare o volere intervenire. Ossessionato da quella visione, dopo aver trascorso innumerevoli serate a spiarla dalla propria abitazione, decide di passare all'azione. Con metodo e scrupolo insospettabili in un mezzo idiota, riesce a introdursi nottetempo attraverso la sua finestra, limitandosi a contemplare, senza neppure sfiorarlo, l'oggetto del suo desiderio. Colto in flagrante, sarà processato per il delitto non commesso, ma chi può dire con precisione dove s'interrompe la linea del desiderio per confondersi quella della colpa?
Skolimowski si guarda bene dal procedere per facili contrapposizioni. Al contrario, tutto sembra fatto per confondere le acque, intorbidare la visione, sospendere il giudizio. Il suo protagonista è una sorta di Anthony Perkins al limite dell'autismo, destinato ad attirare in eguale misura il sospetto e la simpatia dello spettatore. Ci ripugna la sua costante goffaggine, ma siamo a costretti ad ammirare la meticolosità con cui persegue il suo scopo e, alla fine, non possiamo non provare tenerezza per l'ingenuità della sua casta ossessione che si limita alla contemplazione sognante. La meravigliosa tristezza di cui parla il regista a proposito del personaggio, il paradosso di un esistenza dissociata, la cifra di una poetica che insegue da sempre la rappresentazione della poesia triviale del desiderio incapace di accordarsi con la realtà, alla quale Skolimowski ci aveva abituato sin dai suoi primi film. Solo che lì era all'opera un principio di esaltazione dell'erranza, di elogio dell'immaturità, un'energia della disperazione che, film dopo film, si è progressivamente incupita, per cedere infine il posto a un sentimento d'impotenza fatalista, un senso oscuro di malattia incurabile, tormentata e inquietante. Film voyeurista sul voyeurismo, Quattro notti con Anna è un'opera astratta, quasi teorica, benché fortemente debitrice della collocazione rurale che il regista gli ha voluto conferire. Il villaggio in cui si svolge l'azione, ancorché indubitabilmente polacco, non solo potrebbe trovarsi ovunque ma, soprattutto, è fuori dal tempo. Un "non luogo" per eccellenza. Nessun elemento concreto permette di collocarlo in un'epoca determinata. Potrebbero essere gli anni Cinquanta, ma anche un oggi intemporale dal quale sono stati semplicemente estromessi i segni della modernità: automobili, cellulari, televisori. La messa in scena privilegia la dimensione simbolica del racconto, contesa fra l'acqua (dei laghi, dei fiumi, sulla quale il villaggio sembra galleggiare) e il fuoco del crematorio, che incombe minaccioso sulla quotidianità del protagonista. Elementi naturali contrapposti e inscindibili, come le forze oscure che determinano l'agire dei personaggi, ambiguamente sospesi fra toccante romanticismo e irritante fragilità, colpevolezza innata e disumano candore. Film senza compromessi, cinema disinteressato: Skolimowski non poteva scegliere modo migliore per la sua rentré, a lungo attesa e da tutti auspicata."
Cineforum, 2009
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Buona visione
Messaggio modificato da JulesJT il 20 December 2014 - 09:20 PM
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