Titolo originale: Охотник
Regia: Bakur Bakuradze
Paese: Russia
Anno: 2011
Genere: Drammatico
Durata: 115'
Lingua: Russo
Interpreti: Gera Avdochenok, Mikhail Barskovich, Vladimir Degilev
Sinossi
Ivan gestisce una fattoria assieme alla moglie e ai suoi due figli. Conduce una vita monotona e ordinaria: si sveglia presto, dà da mangiare alle bestie, sistema il trattore, va a caccia.
Tuttavia l'arrivo alla fattoria di un paio di donne appena rilasciate dal penitenziario locale provoca lo stravolgimento della sua routine...
(*CONTIENE SPOILER*)
Hunter si apre con un'inquadratura fissa di un campo desolato seguita da quella di una macchina abbandonata nei pressi del medesimo posto. Un'inquadratura molto semplice all'apparenza ma che cela un'inspiegabile aura di sottile inquietudine.
Verso la fine del film la m.d.p. tornerà ad indugiare sui medesimi luoghi ma non sapremo mai in che contesto temporale si collocano queste scene rispetto alla vicenda narrata.
È proprio questa disperato bisogno di sottrazione che rende il cinema di Bakuradze qualcosa di veramente affascinante e inafferrabile, una continua esaltazione dei tempi morti che lascia in secondo piano tutto il resto, storia compresa, sempre se di storia possiamo parlare.
Per quasi due ore assistiamo alla routine di Ivan, una specie di contadino che gestisce una fattoria assieme alla moglie e ai due figli in attesa che succeda un qualcosa di rilevante, una svolta che puntualmente non arriva.
O forse no.
Perché l'apatia che avvolge i 115 minuti di Hunter diventa ipnotica a tal punto da mettere davvero in discussione la nostra capacità di osservazione e ci ritroviamo a guardare qualcosa senza però osservarla. A tal proposito è impressionante come mi sia sfuggito TOTALMENTE il fatto che il figlio di Ivan fosse handicappato (gli manca un braccio!) se non dopo una seconda visione completa del film.
E quindi in questo mare di nulla apparente, di dialoghi scarni, di volti inespressivi ristagna l'idea che qualcosa di veramente grosso sia successo ma non riusciamo ad esserne del tutto certi.
D'altronde l'assenza di un qualsivoglia punto di riferimento caratterizza da sempre il cinema del regista Georgiano, che fin dal folgorante esordio Shultes (in arrivo anche questo su AW) aveva già dimostrato una certa predisposizione al non detto e allo spezzettamento della linearità degli eventi mostrati.
Ciò che rende Hunter un film misterioso e affascinante è proprio questo iper realismo spogliato da qualsiasi allegoria/simbolismo, una naturalezza che unita all'ambiguità temporale lo rende un opera quasi ultraterrena, un qualcosa che a fine visione probabilmente vi farà sentire stupidi ma che avrete voglia di riguardare.
Scarno, crudo, sfuggente.
Come la vita.
Traduzione: Dries
Revisione: JulesJT
SOTTOTITOLI
(Versione: DVD)
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Messaggio modificato da JulesJT il 11 December 2017 - 07:30 PM