Paese: Stati Uniti
Anno: 2016
Durata: 88 min.
Sceneggiatura: Todd Solondz
Fotografia: Ed Lachman
Regia: Todd Solondz
Greta Gerwig, Julie Delpy, Ellen Burstyn
Denny DeVito, Zosia Mamet, Tracy Letts
Kieran Culkin, Keaton Nigel Cooke
Trama: Quattro storie collegate fra loro da un bassotto.
Nel 1996 Todd Solondz presenta al Sundance Film Festival Welcome to the Dollhouse (in Italia “Fuga dalla scuola media). È il suo suo secondo lungometraggio, realizzato diverso tempo dopo il non molto fortunato esordio con Fear, Anxiety & Depression. Questa volta fa centro. Il film piace molto alla critica e al Sundance vince anche il Gran premio della giuria. Passati vent'anni esatti, con in mezzo altri cinque film (dal capolavoro Happiness a Dark Horse, passando per Storytelling, Palindromes e Life During Wartime), il ritorno all'ormai storico festival nello Utah per l'anteprima del suo nuovo lavoro: Wiener-Dog che si riallaccia a quel film di due decenni fa, passaggio fondamentale nella carriera di uno dei più grandi autori del cinema indipendente americano. Va subito precisato che il legame con Welcome to the Dollhouse è, come dire, abbastanza leggero. Si può parlare di sequel solo in parte. Per una delle quattro storie racchiuse nel film. Quella che riprende il personaggio di Dawn Wiener (allora una tredicenne Heather Matarazzo, bravissima anche se poi non ha fatto una gran carriera, adesso Greta Gerwig, tra le grandi rivelazioni degli ultimi anni).
(a sinistra Todd Solondz con Heather Matarazzo, a destra con Greta Gerwig)
Si tratta in particolare del secondo episodio. A aprire il film è invece il racconto che si concentra sul piccolo Remi, un bambino di una famiglia alto borghese che si sta riprendendo da una grave malattia. Sperando possa aiutarlo, il padre porta a casa un bassotto che nel frammento successivo passa nelle mani proprio di Dawn, diventata assistente nello studio di un veterinario. Mentre si trova in un supermercato, la ragazza incontra Brandon, il bullo compagno di classe ai tempi alla scuola media, e parte insieme a lui per l’Ohio. Un geniale intermezzo musicale (The Ballad of the Wiener-Dog, emulazione di una ballata di Jonny Cash) funge da collegamento alla seconda parte del film, alle altre due storie che non mostrano un chiaro passaggio di proprietario del bassotto. Potrebbe essere tranquillamente un altro cane, poco importa. Nella terza fa compagnia a uno sceneggiature fallito, che cerca di piazzare qualche sua storia mentre insegna in una scuola di cinema dove viene deriso dagli studenti, e nell'ultima a un'anziana malata che riceve la visita della nipote in cerca di soldi.
(inquadratura dopo i titoli di testa, parodia dell'immagine iconica di Boyhood di Linklater)
Una chiusura che dà un senso di circolarità della vita alla struttura narrativa a episodi, diversi tra loro ma a ben vedere capaci di comporre un corpo unico che racchiude perfettamente il cinema di Solondz. Una filmografia, quella dell'autore nato e cresciuto nel New Jersey, che forma un percorso originale caratterizzato da uno sguardo impietoso sulla borghesia americana. Per raccontare solitudine, fobie inconfessabili, incomunicabilità, razzismo, miserie umane. Un cinema cinico, però mai altezzoso e che non si spinge a sfiorare un livello quasi disumano come quello che a volte sembra ricercare un altro autore che ha fatto della causticità un marchio di fabbrica: Ulrich Seidl. Ad accomunarli un collaboratore importante come il grande direttore della forografia Ed Lachman (più volte al fianco del grande regista austriaco) che è tornato a lavorare con Solondz per questo film dopo l'esperienza di Life During Wartime. Una fotografia dai colori vividi che contribuisce all'eleganza di una regia al servizio, come sempre nei lavori di Solondz, della storia. Della sceneggiatura sempre magistralmente calibrata e orchestrata con dialoghi sferzanti che in più momenti strappano la risata. Soffocata presto, ovviamente, dalla riflessione che quell'umorismo nero si porta dietro. Per fare almeno un esempio cristallino in questo film, il dialogo nel primo episodio tra il bambino (Keaton Nigel Cooke) e la madre (la sempre magnifica Julie Delpy) con quest'ultima che racconta al figlio di un cane rangadio chiamato Muhammad. Non interessano i virtuosismi registici al cineasta americano. Il focus è sui personaggi che a volte ritornano nei suoi film (il caso di Dawn Wiener già ricordato non è l'unico nella sua filmografia) come a rappresentare le varie vite possibili di ognuno di noi, pensiero che trova in Wiener-Dog una bellissima simbologia in una scena surreale di grande forza con protagonista Ellen Burstyn. Personaggi che in questo caso sono collegati da un bassotto nel quale si può rivedere un po' l'asino di Au hasard Balthazar di Bresson (lo stesso Solondz ha citato l'autore francese in qualche intervista). Personaggi che - per citare Happiness, il suo capolavoro - sembrano tutti domandarsi: happiness, where are you?
SOTTOTITOLI
(Versione: bluray)
Wiener.Dog.AsianWorld.zip 25.11K 174 Numero di downloads
Traduzione: Grace de Kerouàc
Recensione: fabiojappo
Messaggio modificato da JulesJT il 10 February 2017 - 10:58 AM