KOKORO
di Kon Ichikawa
Cast :
Masayuki Mori - Nobuchi-sensei
Michiyo Aratama - moglie di Nobuchi, Shizu
Tatsuya Mihashi – Kaji, amico di Nobuchi
Shôji Yasui – Hioki, lo studente
lista completa su imdb
Sceneggiatura:
Hasebe Keiji, Inomata Katsuhito
Montaggio:
Tsujii Masanori
Fotografia:
Fujioka Kumenobu, Ito Takeo
Produttore:
Takagi Masayuki
Musiche:
Akutagawa Yasushi, Oki Masao
Aiuto Regia:
Masuda Toshio
Regia:
Kon Ichikawa
Distribuzione:
Nikkatsu
Anno: 1955
Durata: 120 min.
Trama:
Fine periodo Meiji, primi anni '10 del novecento. Hioki, uno studente solitario, incontra per caso Nobuchi, molto più vecchio di lui, e i due diventano subito grandi amici. Il rapporto che si instaura fra i due segue la logica sensei – allievo: Hioki, giovane e inesperto del mondo, considera Nobuchi soprattutto un maestro, ed è ansioso di imparare; Nobuchi, saggio e taciturno, pessimista ma disponibile ad insegnare quello che ha imparato, sembra però restio a raccontare la storia della propria vita. L'allievo, consapevole di non essere riuscito ad aprire il cuore del sensei e frustrato da questo rapporto insoddisfacente, è costretto a ritornare al suo paese d'origine a causa delle gravi condizioni del padre. Hioki, non ha la possibilità di tornare a Tokyo dal Maestro, seppur richiamato con un telegramma; così il sensei decide una volta per tutte di rivelare il proprio passato tramite una lettera...
Commento:
Kokoro di Kon Ichikawa, è una delle due trasposizioni cinematografiche (l'altro è di Shindo Kaneto, '73) di uno dei più grandi capolavori della letteratura giapponese. Scritto da Natsume Soseki nel 1914, il romanzo è stato tradotto e pubblicato in Italia appena nel 1981 con il titolo ''Anima '' (un titolo alternativo è ''Il Cuore delle Cose'', l'edizione più facilmente reperibile).
La struttura del romanzo è una delle caratteristiche più peculiari: tre sezioni separate per argomento: "Il maestro e io", "I miei genitori e io" e "Il maestro e il suo testamento morale", di cui le prime due sono scritte in prima persona dallo studente e l'ultima scritta dal sensei, cioè la lettera che leggerà Hioki alla fine della vicenda. Paradossalmente è proprio questo il cuore della storia, incastonata nella storia d'amicizia fra Nobuchi e Hioki, che occupa un arco cronologico ben più breve.
È molto importante contestualizzare quest'opera per capirla a fondo. Caduto il sistema feudale Tokugawa (bakumatsu) nel 1868, una nuova classe dirigente di ex-samurai dei feudi periferici e di basso rango ha preso le redini del paese, restaurando il potere imperiale e attuando una politica di occidentalizzazione. La classe dei samurai è sciolta e le spade vengono bandite; la leva diventa obbligatoria; la rigida divisione in ceti sociali è ormai storia; viene promulgata una Costituzione: il Giappone ha deciso di diventare un paese ''moderno'', occidentale. E con tutte le innovazioni tecnologiche, economiche, giuridiche importate dall'Europa, non possono che giungere all'arcipelago anche concetti come ''democrazia'', ''lotta di classe'', ''individualismo'', in profondo contrasto con la tradizione politica-sociale del Giappone, succube di 300 anni di dominio samuraico in cui prevaleva la logica neo-confuciana, che predicava l'altruismo inteso come sacrificio dell'individuo in favore del gruppo, l'armonia sociale e la condanna di attività economiche quali il commercio, il mercantilismo, ecc.
Tema centrale di Kokoro e di tutta l'opera letteraria di Soseki è l'individualismo. Soseki, come tutti gli scrittori dell'epoca Meiji, si è dovuto confrontare con l'occidentalizzazione, inteso come processo di modernizzazione. Nel suo celebre saggio ''Il mio individualismo'' (1914), non fa che teorizzare ciò che già mette in pratica in questo incredibile romanzo, cioè arrivare alla conclusione che vivere in uno stato moderno significa inevitabilmente vivere in una società che valorizza l'affermazione del singolo individuo. Secondo Soseki però bisogna sforzarsi affiché tale individualismo diventi un atto anche etico: perseguire i propri sogni o semplicemente le proprie volontà senza ferire i sentimenti degli altri, e quindi senza compromettere l'affermazione dell'individualismo del prossimo. L'individualismo comporta anche un'inevitabile solitudine, ed è ciò che accade al sensei, che incapace di accettare la dura logica del mondo sociale moderno, finirà per vivere la maggior parte della sua vita tormentato dall'incubo del rimorso.
La storia dei due personaggi è quindi una storia di un tempo, e cioè del Giappone della fine del periodo Meiji: i giovani, cresciuti imparando valori quali l'affermazione dell'individuo e la libertà, riusciranno a cavarsela, ma i vecchi, incapaci di elaborare un processo di modernizzazione così incomprensibilmente rapido si ''troveranno indietro'' e non potranno che soccombere.
La morte dell'imperatore Meiji non significa soltanto il passaggio formale ad un'altra Epoca, ma dimostra l'effettivo compimento di 44 anni di innovazioni: il sensei realizza che la modernizzazione è compiuta e non è più possibile tornare indietro. (vedi spoiler)
L'adattamento dal romanzo, piuttosto fedele, non delude: magistrale l'interpretazione dei quattro protagonisti, luci e fotografia delicatissime, montaggio preciso e intelligente nel decodificare in un linguaggio cinematografico la struttura caratteristica dell'opera di Soseki. Insomma un film che corona egregiamente un libro estremamente celebre in Giappone e studiato in ogni scuola giapponese, ma non troppo conosciuto dal pubblico occidentale.
(versione: 1,59)
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Messaggio modificato da fabiojappo il 09 June 2020 - 09:35 AM